giovedì, Novembre 21, 2024

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Palmitoil-etanolamide (II): le azioni sui disturbi dell’umore e sul dolore cronico femminili

La neuroinfiammazione è ora considerata un aspetto chiave nella patogenesi di molti se non tutti i disturbi neurodegenerativi, tra cui l’Alzheimer (ALD), il morbo di Parkinson (PAD), l’ictus, il trauma cranico (TBI), il disturbo dello spettro autistico (ASD), l’epilessia e i disturbi dell’umore. Le cellule infiammatorie chiave in queste condizioni includono cellule maculate, microglia e astrociti. La cascata neuro-infiammatoria degrada le strutture neuronali, compromettendone la funzione e la vitalità: smorzare la neuroinfiammazione può, quindi, essere un modo efficace per preservare la struttura e la funzione del cervello. Ci sono prove che la PEA eserciti azioni neuroprotettive promuovendo la risoluzione della neuroinfiammazione. I livelli aumentati di PEA in diverse patologie del SNC possono, quindi, essere una risposta citoprotettiva endogena al danno.

PEA e disturbi dell’umore

La PEA e i suoi recettori sono presenti in diversi tipi di cellule nel cervello e poiché la PEA attraversa la barriera ematoencefalica (BEE), ulteriore PEA esogena può trovare usi nella prevenzione e nella gestione a lungo termine di varie condizioni neuro-infiammatorie. Gli effetti neuroprotettivi della PEA sono dovuti alla sua capacità di modificare l’attivazione di cellule come microglia e astrociti. Migliora la migrazione della microglia senza promuovere l’attivazione, aumentando così la resistenza alle infezioni senza effetti pro-infiammatori misurabili. Ciò evidenzia il ruolo della PEA come immunomodulatore piuttosto che immunosoppressore. L’inibizione delle citochine pro-infiammatorie da parte della PEA contribuisce probabilmente alla sua capacità di prevenire la depressione corticale diffusa nei modelli preclinici e ai suoi effetti terapeutici nell’emicrania.

Gli endocannabinoidi sono coinvolti nella regolazione del comportamento, dell’umore e della cognitività, e i loro livelli sono generalmente disregolati in caso di ansia, depressione, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e ASD. Sicuramente la PEA può condizionare la chimica cerebrale tale da modificare anche il comportamento. I livelli di PEA aumentano in caso di stress psicosociale acuto, presumibilmente come risposta protettiva a situazioni avverse e/o pericolose; inoltre, molti pazienti con PTSD si automedicano con la cannabis e si è dimostrato che gli antidepressivi aumentano i livelli di PEA nel cervello. È interessante notare che è stato dimostrato che la PEA aumenta la neurogenesi e la neuroplasticità dell’ippocampo in un modello murino consolidato di autismo; e previene la diminuzione dei fattori neurotrofici BDNF e GDNF in un modello murino di ischemia cerebrale.

La neurogenesi è anche un problema che è stato notato nelle sindromi depressive. La capacità della PEA di migliorare la neurogenesi e facilitare la plasticità sinaptica probabilmente gioca un ruolo nel migliorare il comportamento e la cognitività. Ma poiché la depressione e il dolore cronico possono interferire con la memoria e il processo decisionale, anche le azioni antidepressive, ansiolitiche e analgesiche della PEA sono potenzialmente coinvolte in questo caso. Uno studio in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo ha rilevato che i pazienti con depressione maggiore che hanno ricevuto 600 mg di PEA in aggiunta a citalopram per 6 settimane due volte al giorno, hanno dimostrato miglioramenti significativamente maggiori nei punteggi e nei sintomi depressivi rispetto al gruppo citalopram + placebo.

La PEA nelle situazioni di dolore cronico

Il mal di testa o cefalea tensiva è un problema sanitario mondiale, disabilitante e dai risvolti anti-economici. Il suo trattamento con sostanze naturali o endogene potrebbe essere più specifico rispetto ai tradizionali FANS ed analgesici alternativi. Lo stesso dicasi per l’emicrania: le fasi iniziali dell’emicrania sono causate dall’attivazione del nocicettore trigemino, come risultato dell’infiammazione neurovascolare nelle meningi e attorno ai vasi sanguigni cranici. La sensibilizzazione dei terminali perivascolari del nervo trigemino provoca quindi risposte dolorose a stimoli precedentemente non dolorosi. Poiché la PEA riduce questo processo, rappresenta un nuovo approccio per il trattamento del mal di testa primario. L’efficacia della PEA nel trattamento dell’emicrania è stata studiata in diversi studi anche clinici.

Per esempio, Dalla Volta e colleghi hanno riferito che la somministrazione sublinguale di 600 mg di PEA micronizzata b.i.d. per 3 mesi ha causato una riduzione della frequenza, durata e intensità del mal di testa e del numero di analgesici presi ogni mese. Alla dose di 1200mg/die il farmaco ha ridotto il numero di attacchi al mese e i giorni di dolore durante ogni attacco. Un risultato simile è stato dimostrato in uno studio in aperto su una popolazione pediatrica con emicranie senza aura. L’integrazione giornaliera di PEA di 600mg per 3 mesi ha causato una riduzione della frequenza degli attacchi di mal di testa, dell’intensità degli attacchi e della percentuale di pazienti con attacchi gravi. Queste informazioni indicherebbero che la PEA può essere usata come agente profilattico per il trattamento della ricorrenza degli attacchi di cefalea o emicrania.

Anche il dolore mestruale (dismenorrea) è un altro problema di salute pubblica e sociale. La dismenorrea è la condizione ginecologica più diffusa nelle donne in età fertile e una delle principali cause di dolore pelvico cronico. La dismenorrea primaria è caratterizzata da crampi dolorosi pelvici e addominali inferiori, che possono irradiarsi alla schiena bassa e alle gambe e possono anche causare nausea, vomito e mal di testa. Si associa anche ad ansia e depressione e contribuisce notevolmente all’assenteismo scolastico o lavorativo. Solitamente si gestisce con in FANS ma la gestione del suo dolore cronico potrebbe giovare dell’utilizzo della PEA. In uno studio, la somministrazione combinata di PEA + trans-polidatina (400mg + 40mg) per 10 giorni a giovani donne con dismenorrea primaria ha ridotto significativamente il dolore pelvico rispetto al placebo.

Infine, la PEA potrebbe diventare un presidio di gestione per l’endometriosi. Questa condizione cronica colpisce circa il 15% delle donne in età riproduttiva, causando dolore e infertilità. Inoltre, influisce in modo significativo sulla qualità della vita. Studi preclinici hanno dimostrato che la PEA ultra-micronizzata (um-PEA) da sola e la PEA co-micronizzata con polidatina (mPEA/PLD) riducono significativamente gli indici comportamentali del dolore sia uterino che ureterale e diminuiscono la formazione di cisti. È importante notare che m(PEA/PLD) ha ridotto notevolmente il dolore pelvico cronico associato all’endometriosi, da sola o in combinazione con farmaci ormonali o FANS. Di Francesco e Pizzigallo in uno studio controllato in aperto hanno ottenuto una significativa riduzione del dolore pelvico con m(PEA/PLD) e con farmaci ormonali, indipendentemente dai farmaci somministrati.

Risvolti al femminile

Come si può notare, questa recensione si rivolge più al piano femminile dato che i disturbi d’ansia e depressivi (sul piano dei disturbi dell’umore) colpiscono prevalentemente le donne, e quelli riproduttivi (dismenorrea, endometriosi) ne sono esclusivi. La medicina di genere sta diventando anche farmacologia di genere: i clinici hanno ormai evidenziato che ci sono FANS che agiscono meglio sull’uomo ma non sulla donna e viceversa. Lo stesso dicasi per alcuni farmaci antistaminici ed anti-asmatici. Anche la soglia del dolore ha delle differenze fra umo e donna: gli endocannabinoidi sono dei regolatori interni del dolore come lo sono le endorfine, ma regolano altri fenomeni legati all’ansia ed alla depressione, che sono condizioni notoriamente prevalenti nel mondo femminile. Capire come questi regolatori endogeni condizionano umore e dolore può aiutare la clinica pratica a integrare medicina di genere con medicina personalizzata.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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