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Malattie cardiache e Alzheimer: c’è un potenziale legame genetico?

Malattie Cardiache e Alzheimer: una panoramica

Le malattie cardiache e l’Alzheimer rappresentano due delle principali cause di morbilità e mortalità nella popolazione anziana. Negli ultimi anni, la ricerca ha iniziato a evidenziare un potenziale legame tra queste due patologie, suggerendo che potrebbero condividere fattori di rischio comuni, tra cui fattori genetici. Questo articolo esplora il legame tra le malattie cardiache e l’Alzheimer, concentrandosi sul possibile ruolo della genetica nel connettere queste due condizioni. Le malattie cardiache, che comprendono condizioni come la malattia coronarica, l’insufficienza cardiaca e l’ipertensione, rappresentano la principale causa di morte a livello globale.

Allo stesso modo, l’Alzheimer, una forma di demenza caratterizzata da un progressivo declino cognitivo, è una delle principali cause di disabilità e morte tra gli anziani (World Health Organization, 2021 press release). Sebbene queste due condizioni sembrino appartenere a sistemi corporei diversi – il cuore e il cervello – studi emergenti suggeriscono che potrebbero essere più strettamente connesse di quanto si pensasse in precedenza. Attraverso una revisione delle evidenze scientifiche attuali, si esamineranno le implicazioni cliniche e future direzioni di ricerca per migliorare la prevenzione e il trattamento di entrambe le malattie.

Fattori di rischio comuni

Uno dei motivi principali per cui le malattie cardiache e l’Alzheimer potrebbero essere collegati è la condivisione di fattori di rischio comuni. Questi includono:

  • Ipertensione: L’ipertensione è uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiache, ma è anche stata associata a un aumento del rischio di sviluppare l’Alzheimer. L’ipertensione cronica può danneggiare i vasi sanguigni cerebrali, riducendo il flusso sanguigno al cervello e contribuendo alla neurodegenerazione (Iadecola et al., 2016).
  • Colesterolo Elevato: Livelli elevati di colesterolo LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) sono ben noti per il loro ruolo nello sviluppo di malattie cardiache. Tuttavia, ricerche recenti suggeriscono che anche il colesterolo elevato potrebbe contribuire all’accumulo di placche amiloidi nel cervello, una caratteristica distintiva dell’Alzheimer (Panza et al., 2019).
  • Diabete di Tipo 2: Il diabete è un importante fattore di rischio per le malattie cardiache e, allo stesso tempo, è stato associato a un aumento del rischio di Alzheimer. L’insulino-resistenza e i livelli elevati di zucchero nel sangue possono danneggiare i vasi sanguigni cerebrali e promuovere processi infiammatori che accelerano la neurodegenerazione (Chatterjee et al., 2016).
  • Infiammazione Cronica: L’infiammazione è un fattore chiave nello sviluppo delle malattie cardiovascolari e dell’Alzheimer. Livelli cronici di infiammazione possono danneggiare il cuore e i vasi sanguigni, ma possono anche promuovere la neuroinfiammazione, un processo che contribuisce alla progressione dell’Alzheimer (Heneka et al., 2015).

Il Ruolo della Genetica: APOE e oltre

Oltre ai fattori di rischio comuni, la genetica sembra giocare un ruolo cruciale nel collegare le malattie cardiache e l’Alzheimer. Uno dei geni più studiati in questo contesto è APOE (apolipoproteina E), che codifica per una proteina coinvolta nel metabolismo dei lipidi. Esistono diverse varianti di questo gene, con APOE ε4 associata a un rischio significativamente aumentato sia di malattie cardiovascolari che di Alzheimer (Corder et al., 1993).

  1. APOE ε4 e Alzheimer

La variante APOE ε4 è il fattore genetico di rischio più forte per l’Alzheimer a insorgenza tardiva. Le persone che ereditano una copia del gene APOE ε4 hanno un rischio aumentato di sviluppare la malattia rispetto a chi possiede altre varianti, come APOE ε2 o ε3. Coloro che ereditano due copie di APOE ε4 (una da ciascun genitore) hanno un rischio ancora maggiore e tendono a sviluppare la malattia più precocemente (Liu et al., 2013). Il gene APOE ε4 è stato associato a un aumento dell’accumulo di beta-amiloide nel cervello, una proteina che forma placche tossiche tipiche dell’Alzheimer (Holtzman et al., 2012).

  1. APOE ε4 e Malattie cardiovascolari

L’APOE ε4 non è solo un fattore di rischio per l’Alzheimer, ma è anche associato a un rischio aumentato di malattie cardiovascolari. Studi hanno dimostrato che le persone con APOE ε4 tendono ad avere livelli più elevati di colesterolo LDL, che può contribuire allo sviluppo dell’aterosclerosi, una condizione che porta all’indurimento e al restringimento delle arterie, aumentando il rischio di infarto e ictus (Mahley et al., 2006). La doppia associazione di APOE ε4 con l’Alzheimer e le malattie cardiache suggerisce che potrebbe esistere un legame genetico tra queste due condizioni. Tuttavia, il meccanismo esatto attraverso cui APOE ε4 influenza il rischio di entrambe le malattie non è ancora completamente compreso, e sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire questo rapporto.

  1. Altri geni implicati

Oltre all’APOE, diversi altri geni potrebbero essere coinvolti sia nelle malattie cardiovascolari che nell’Alzheimer. Ad esempio, mutazioni nei geni che regolano l’infiammazione, la funzione endoteliale (rivestimento dei vasi sanguigni) e il metabolismo dei lipidi potrebbero influenzare il rischio di entrambe le condizioni. Il gene CLU (Clusterina), ad esempio, è stato associato sia all’Alzheimer che alle malattie cardiovascolari. Clusterina è una proteina coinvolta nella clearance delle proteine amiloidi e nel mantenimento dell’integrità vascolare, suggerendo un ruolo potenziale nella connessione tra la salute del cuore e del cervello (Lambert et al., 2009).

La Connessione vascolare tra cuore e cervello

Una delle teorie più accreditate per spiegare il legame tra malattie cardiache e Alzheimer è la teoria vascolare. Secondo questa teoria, il danno ai vasi sanguigni, che è un fattore chiave nello sviluppo delle malattie cardiovascolari, può influenzare negativamente la salute del cervello, contribuendo alla neurodegenerazione. Il cervello è un organo altamente vascolarizzato e dipende da un apporto costante di sangue ricco di ossigeno e nutrienti. Quando i vasi sanguigni che forniscono il cervello sono danneggiati, ad esempio a causa dell’ipertensione o dell’aterosclerosi, il flusso sanguigno cerebrale può essere ridotto. Questo può portare a ischemia cerebrale, che è stata associata alla morte neuronale e al declino cognitivo (Gorelick et al., 2011). Inoltre, il danno ai vasi sanguigni può compromettere la barriera emato-encefalica, una struttura che protegge il cervello dalle tossine e dalle sostanze nocive. Una barriera emato-encefalica danneggiata può permettere a proteine tossiche, come la beta-amiloide, di accumularsi nel cervello, promuovendo lo sviluppo dell’Alzheimer (Sweeney et al., 2019).

Implicazioni cliniche e strategiche

La crescente evidenza di un legame tra malattie cardiache e Alzheimer ha importanti implicazioni cliniche. Una maggiore comprensione di questo legame potrebbe portare a nuove strategie di prevenzione e trattamento che affrontano simultaneamente entrambe le condizioni.

  1. Prevenzione e Gestione dei Fattori di Rischio

Poiché le malattie cardiache e l’Alzheimer condividono molti fattori di rischio, intervenire su questi fattori potrebbe avere benefici doppi. Ad esempio, il controllo dell’ipertensione, la gestione del colesterolo e la prevenzione del diabete potrebbero non solo ridurre il rischio di malattie cardiache, ma anche prevenire o ritardare l’insorgenza dell’Alzheimer (Livingston et al., 2020).

  1. Screening Genetico e Medicina Personalizzata

Con l’avanzamento delle tecniche di sequenziamento genetico, potrebbe diventare possibile identificare le persone a rischio di sviluppare sia malattie cardiache che Alzheimer in base al loro profilo genetico. Questo potrebbe portare allo sviluppo di strategie di prevenzione personalizzate che tengano conto dei fattori genetici individuali, migliorando l’efficacia degli interventi (Nettiksimmons et al., 2016).

  1. Trattamenti Combinati

Il legame tra malattie cardiache e Alzheimer suggerisce che trattamenti che migliorano la salute cardiovascolare potrebbero anche avere effetti benefici sul cervello. Ad esempio, farmaci che riducono il colesterolo, come le statine, sono stati studiati per il loro potenziale effetto neuroprotettivo. Sebbene i risultati degli studi siano misti, esiste la possibilità che migliorare la salute cardiovascolare possa rallentare la progressione dell’Alzheimer (Shepardson et al., 2011).

Direzioni future della ricerca

Sebbene la ricerca abbia fatto passi avanti significativi nel collegare le malattie cardiache e l’Alzheimer, rimangono molte domande senza risposta. Alcune delle direzioni future della ricerca includono:

  • Indagine sui Meccanismi Molecolari: Ulteriori studi sono necessari per chiarire i meccanismi molecolari esatti attraverso cui i fattori di rischio cardiovascolari contribuiscono allo sviluppo dell’Alzheimer. Questo potrebbe portare alla scoperta di nuovi bersagli terapeutici.
  • Studi a Lungo Termine: Studi longitudinali che seguono individui nel tempo sono essenziali per comprendere come i cambiamenti nella salute cardiovascolare influenzino il rischio di Alzheimer a lungo termine.
  • Esplorazione di Altri Geni: Oltre all’APOE, potrebbero esistere altri geni che collegano le malattie cardiache e l’Alzheimer. La ricerca genomica su larga scala potrebbe aiutare a identificare nuovi fattori di rischio genetici.

Conclusioni

Il legame tra malattie cardiache e Alzheimer è un’area di ricerca in rapida evoluzione, con implicazioni significative per la prevenzione e il trattamento di entrambe le condizioni. Sebbene fattori di rischio comuni come l’ipertensione e il colesterolo elevato giochino un ruolo importante, la genetica, in particolare il gene APOE, sembra essere un collegamento cruciale tra il cuore e il cervello. Comprendere meglio questo legame potrebbe portare a strategie di intervento più efficaci, migliorando la qualità della vita per milioni di persone in tutto il mondo.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Livingston G et al. Lancet 2020; 396(10248):413-446.

Panza S et al. Rejuv Research 2019; 18(5), 389-412.

Sweeney MD et al. Alzheim Dementia 2019; 15(1):158.

Chatterjee S et al. Diabetes Care 2016; 39(2):300-307.

Nettiksimmons J, Tranah G et al. Age. 2016; 38(1):41.

Iadecola C et al. Hypertension. 2016; 68(6):e67-e94.

Heneka MT et al. Nature Immunol. 2015; 16(3):229-36.

Liu CC et al. Nature Rev Neurol. 2013; 9(2):106-118.

Gorelick PB, Scuteri A et al. Stroke. 2011; 42(9):2672.

Shepardson NE et al. Archiv Neurol. 2011; 68(10):1239.

Lambert JC et al. Nature Genet 2009; 41(10):1094-99.

Mahley RW et al. J Lipid Research 2006; 47(4):209-14.

Corder EH et al. Science 1993; 261(5123):921-923.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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