Introduzione
La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. È caratterizzata dalla presenza di placche eritematose e desquamanti che possono comparire su diverse aree del corpo, causando un significativo impatto sulla qualità della vita dei pazienti. Tuttavia, la psoriasi non è solo una malattia cutanea; è anche una condizione sistemica associata a una risposta infiammatoria cronica che può coinvolgere vari organi e sistemi, portando a comorbidità come l’artrite psoriasica, malattie cardiovascolari, sindrome metabolica e diabete. In questo contesto, la gestione dell’infiammazione cronica nella psoriasi è essenziale non solo per migliorare i sintomi cutanei, ma anche per prevenire complicazioni a lungo termine. Questo articolo esplora le strategie terapeutiche per la gestione dell’infiammazione cronica nella psoriasi, esaminando le evidenze scientifiche disponibili e discutendo le prospettive future nel trattamento di questa complessa malattia.
Psoriasi: una malattia che può diventare sistemica
La psoriasi è una malattia autoimmune mediata da cellule T che coinvolge l’interazione complessa tra fattori genetici, immunologici e ambientali. La patogenesi della psoriasi è guidata principalmente dall’attivazione anomala delle cellule T nel derma e nell’epidermide, che porta al rilascio di citochine proinfiammatorie come il fattore di necrosi tumorale-alfa (TNF-α), l’interleuchina-17 (IL-17) e l’interleuchina-23 (IL-23) (Lowes et al., 2014). Queste citochine stimolano la proliferazione dei cheratinociti e l’infiltrazione di cellule infiammatorie, contribuendo alla formazione delle tipiche placche psoriasiche.
Oltre alla pelle, l’infiammazione cronica nella psoriasi può interessare altri organi e tessuti. Ad esempio, fino al 30% dei pazienti con psoriasi sviluppa artrite psoriasica, una forma di artrite infiammatoria che colpisce le articolazioni periferiche e la colonna vertebrale (Mease et al., 2013). Inoltre, i pazienti con psoriasi hanno un rischio aumentato di sviluppare malattie cardiovascolari, sindrome metabolica, diabete di tipo 2 e malattie infiammatorie intestinali, suggerendo che la psoriasi sia una malattia sistemica con effetti ben oltre la pelle (Gelfand et al., 2006).
Infiammazione Cronica nella Psoriasi: Meccanismi Patogenetici
L’infiammazione cronica è un elemento chiave nella patogenesi della psoriasi. I meccanismi infiammatori che guidano la malattia coinvolgono diverse vie immunitarie, tra cui l’asse IL-23/IL-17, l’attivazione delle cellule T helper 1 (Th1) e T helper 17 (Th17), e il rilascio di citochine proinfiammatorie da parte di cellule immunitarie e cheratinociti (Kobielak et al., 2020).
- Asse IL-23/IL-17
L’asse IL-23/IL-17 è considerato una delle principali vie patogenetiche nella psoriasi. L’IL-23, prodotta principalmente da cellule dendritiche e macrofagi, stimola la differenziazione e la proliferazione delle cellule Th17, che a loro volta rilasciano IL-17, una citochina proinfiammatoria che promuove la proliferazione dei cheratinociti e l’infiltrazione di neutrofili nella pelle (Gordon et al., 2018). L’IL-17 è responsabile di molte delle caratteristiche cliniche della psoriasi, inclusa la formazione delle placche eritematose e squamose.
- TNF-α e IL-12
Il TNF-α è un’altra citochina chiave nella patogenesi della psoriasi. È coinvolto nella regolazione dell’infiammazione e nel mantenimento della risposta immunitaria cronica. L’IL-12, prodotta dalle cellule dendritiche, contribuisce all’attivazione delle cellule Th1, che rilasciano interferone-gamma (IFN-γ), una citochina proinfiammatoria che amplifica ulteriormente la risposta infiammatoria (Lowes et al., 2014).
- Infiammazione Sistemica
L’infiammazione nella psoriasi non è limitata alla pelle. Le citochine proinfiammatorie rilasciate nella circolazione sistemica possono contribuire allo sviluppo di comorbidità come malattie cardiovascolari e sindrome metabolica. Ad esempio, il TNF-α e l’IL-6 sono associati a resistenza all’insulina e disfunzione endoteliale, fattori di rischio per aterosclerosi e malattia coronarica (Mehta et al., 2011).
Strategie terapeutiche correnti
Il trattamento della psoriasi si concentra sulla riduzione dell’infiammazione e sul controllo dei sintomi cutanei e sistemici. Negli ultimi anni, i progressi nella comprensione dei meccanismi patogenetici della psoriasi hanno portato allo sviluppo di terapie mirate che inibiscono specifiche vie infiammatorie. Di seguito sono discusse le principali strategie terapeutiche per la gestione dell’infiammazione cronica nella psoriasi.
- Terapie Topiche
Le terapie topiche sono spesso il primo approccio terapeutico per i pazienti con psoriasi lieve o moderata. Questi trattamenti includono corticosteroidi topici, analoghi della vitamina D (come il calcipotriolo) e inibitori della calcineurina (come il tacrolimus) (Menter et al., 2019). I corticosteroidi topici agiscono riducendo l’infiammazione e l’attività immunitaria nella pelle, mentre gli analoghi della vitamina D regolano la proliferazione e la differenziazione dei cheratinociti. Sebbene efficaci nel controllo dei sintomi cutanei, le terapie topiche hanno un impatto limitato sull’infiammazione sistemica e sulle comorbidità associate alla psoriasi.
- Fototerapia
La fototerapia, in particolare la terapia con raggi ultravioletti B (UVB) a banda stretta, è un trattamento efficace per la psoriasi moderata e grave. La fototerapia agisce riducendo la proliferazione dei cheratinociti e modulando la risposta immunitaria, sopprimendo l’attività delle cellule T e delle citochine proinfiammatorie (Dawe, 2003). Tuttavia, la fototerapia richiede sessioni frequenti e può aumentare il rischio di danni alla pelle a lungo termine, inclusi tumori cutanei.
- Terapie Sistemiche Tradizionali
Per i pazienti con psoriasi moderata o grave, o per quelli con comorbidità sistemiche, le terapie sistemiche tradizionali possono essere utilizzate per ridurre l’infiammazione. Questi farmaci possono essere efficaci nel controllare l’infiammazione sia a livello cutaneo che sistemico, ma sono associati a effetti collaterali significativi, inclusa la tossicità epatica, renale e ossea. Questi farmaci includono:
- Metotrexato: un immunosoppressore che riduce l’attività delle cellule T e la proliferazione dei cheratinociti (Dogra & Mahajan, 2016).
- Ciclosporina: un inibitore della calcineurina che sopprime la risposta immunitaria riducendo la produzione di citochine proinfiammatorie (Gottlieb et al., 2004).
- Retinoidi orali: come l’isotretinoina e l’acitretina, che regolano la proliferazione dei cheratinociti (Sharma & Dogra, 2010).
- Terapie Biologiche
Negli ultimi anni, le terapie biologiche hanno rivoluzionato il trattamento della psoriasi, offrendo opzioni altamente efficaci per la gestione dell’infiammazione cronica. Le terapie biologiche sono farmaci che mirano specifiche citochine o cellule immunitarie coinvolte nella patogenesi della psoriasi. Le principali categorie di terapie biologiche includono:
- Inibitori del TNF-α: farmaci come l’adalimumab, l’infliximab e l’etarnecept bloccano l’attività del TNF-α a livello sanguigno, riducendo l’infiammazione e migliorando i sintomi della psoriasi (Papp et al., 2012).
- Inibitori dell’IL-17: farmaci come il secukinumab e l’ixekizumab bloccano l’IL-17, riducendo la proliferazione dei cheratinociti e l’infiammazione cutanea (Blauvelt et al., 2017).
- Inibitori dell’IL-23: farmaci come il guselkumab e il risankizumab bloccano l’IL-23, riducendo l’attività delle cellule Th17 e l’infiammazione sistemica (Langley et al., 2018).
Le terapie biologiche hanno dimostrato di essere altamente efficaci nel controllo dei sintomi della psoriasi e nella riduzione dell’infiammazione sistemica. Tuttavia, sono costose e possono essere associate a effetti collaterali, inclusi un aumento del rischio di infezioni.
- Terapie di Combinazione
In alcuni casi, può essere utile combinare diverse terapie per massimizzare l’efficacia del trattamento e ridurre gli effetti collaterali. Ad esempio, la combinazione di terapie topiche con terapie sistemiche o biologiche può migliorare il controllo dell’infiammazione e ridurre la necessità di dosi elevate di farmaci (Menter et al., 2019).
Impatto delle comorbidità sulla gestione dell’infiammazione cronica
La gestione dell’infiammazione cronica nella psoriasi richiede un approccio globale che consideri anche le comorbidità associate alla malattia. I pazienti con psoriasi sono a maggior rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, sindrome metabolica, diabete di tipo 2 e artrite psoriasica. Queste comorbidità possono complicare la gestione della malattia e richiedono una stretta collaborazione tra dermatologi, reumatologi, cardiologi e altri specialisti (Takeshita et al., 2017).
Ad esempio, i pazienti con psoriasi e malattie cardiovascolari possono beneficiare di terapie che riducono l’infiammazione sistemica, come gli inibitori del TNF-α o dell’IL-17, che possono anche avere un effetto protettivo sul sistema cardiovascolare (Mehta et al., 2011). Allo stesso tempo, è importante monitorare attentamente i pazienti per eventuali effetti collaterali delle terapie, come l’aumento del rischio di infezioni o tossicità d’organo.
Nuove prospettive di terapia
La ricerca continua a esplorare nuove vie terapeutiche per la gestione dell’infiammazione cronica nella psoriasi. Tra le aree di interesse emergente vi sono:
- Terapie di Precisione
La medicina di precisione mira a personalizzare il trattamento in base alle caratteristiche genetiche, molecolari e cliniche del paziente. Nella psoriasi, la medicina di precisione potrebbe identificare biomarcatori che predicono la risposta alle terapie e guidare la scelta del trattamento ottimale per ciascun paziente (Chandran et al., 2020).
- Nuovi Farmaci Biologici
Sono in fase di sviluppo nuovi farmaci biologici che mirano vie infiammatorie specifiche. Ad esempio, gli inibitori dell’IL-36, una citochina proinfiammatoria coinvolta in alcune forme di psoriasi, sono in fase di studio clinico (Bachelez et al., 2019). Questi farmaci potrebbero offrire nuove opzioni terapeutiche per i pazienti con psoriasi difficile da trattare.
- Terapie Epigenetiche
Le terapie epigenetiche mirano a modulare l’espressione genica attraverso la regolazione delle modifiche epigenetiche, come la metilazione del DNA e la modificazione degli istoni. Implicherebbero l’utilizzo di inibitori delle istone deacetilasi (HDACi) come il vorinostat e panabinostat, che sono già utilizzati nella terapia dei tumori. Gli inibitori della metilazione del DNA (come 5-AZC e decitabina) sono troppo tossici per un uso sistemico e prolungato, ma possono essere usati inibitori della DNMT1 con profilo più sicuro, come l’RG-108Queste terapie potrebbero offrire un nuovo approccio per il trattamento della psoriasi, interferendo con i meccanismi molecolari che guidano l’infiammazione cronica sin dalla radice (Zhang et al., 2020). Anche molecole naturali come la curcumina, il partenolide e la catechina EGCG del thè verde sono dei modulatori della metilazione del DNA e potrebbero essere usati di complemento per la gestione della malattia.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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