Le persone che sono affette da sclerosi mutipla (SM), avranno poche chacnes di sviluppare la demenza tipo Alzheimer: questa è la nuova scoperta della Washington UNiversit School of Medicine di St. Louis, che potrebbe gettare nuove modalità di diagnosi differenziale delle due condizioni. La ricerca è nata con una collaborazione fra esperti di campi diversi, fra cui la dottoressa Anne Cross, che si occupa di pazienti con sclerosi multipla e che lei stessa ha svilupapto nel tempo la malattia. Sebbene i suoi pazienti stanno vivendo a lungo per poter sviluppare una demenza senile, ed alcuni di essi hanno familiatrità per la malattia, nessuno di essi sembra avere segni di declino cognitivo. In breve nessuno di essi, pur avendo una malattia neurodegenerativa come la SM, sta sviluppando una demenza senile.
LA compromissione cognitiva causata dalla sclerosi multipla è stata scambiata e può esserlo a volte (essere scambiata) per un inizale declino cognitivo legato all’età. Oggi l’Alzheimer può essere studiato e diagnosticato con analisi del sangue o altri esami. PEr confermare il sospetto dei ricercatori, la dottoressa Cross ha impiegato un test approvato dalla FDA chiamato PredictivityAD2 che riesce a rilevare la presenza di beta-amiloide nel sangue, un processo che era possibile solo osservare nel cervello tramite esami TC o RMN o prelievo del liquido spinale. I ricercatori hanno congiunto 100 pazienti con MS, 11 dei quali hanno anche fatto la PET cerebrale, e pooi messi a paragone con 300 soggetti normali esenti ad qualunque malattia neurologica sebbene appaiati per età e fattori di rischio.
Ebbene, meno del 50% dei pazienti con SM avevano una patologia basata sull’amiloide. come rilevato dall’analisi ematica. Questo è in accordo con l’ipotesi iniziale che color che hanno la SM sono meno inclini a sviluppare una patologia tipo Alzheimer. Non è ancora interamente chiaro come l’accumulo di amiloide si leghi allo sviluppo di demnzw senile, ma l’organizzazione delle placche è uno degli eventi iniziali o fondamentali. I ricercatori hanno anche rilevato che più tipica della storia dei pazienti con SM era (in termini di età di comparsa) la severità e la progressione complessiva della malattia, minore era la possibilità di trovare placche amiloidee seppur sporadiche. Questo suggerisce che qualcosa della natura “intrinseca della SM” protegge dalla comparsa di Alzheimer.
E questo è il prossimo passo che vuole indagare il team di ricercatori. I pazienti con SM hanno in genere ricadute multiple (flare-up) nel corso della loro patologia, durante le quali il sistema immunitario attacca la mielina. E’ possibile che con questo meccanismo, invece, la formazione delle placche amiloidee venga inibita. Ovvero, che quando la patologia amiloidea nell’Alzheimer si sta sviluppando, i pazienti con SM abbiano un grado di infiammazione nel loro cervello che venga spronato dal loro sistema immuntario. In concordo a questo pensiero la microglìa attivata (il sistema immunitario locale del cervello, che risulta attivata nella SM), è quella che ripulisce le placche amiloidee nel cervello come visto nei modelli animali. Il team della dr.ssa Cross ha iniziato una start-up basata sul test PredictivityAD2 per indagare persone e fenomeni legati a questa scoperta.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Brier MR, Schindler SE et al. Annals Neurol. 2024; 96(3):453.
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