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Vaccino contro il cancro ai polmoni: inizio della prima fase di sperimentazione umana

Carcinoma polmonare: un breve contesto

Il cancro ai polmoni rappresenta una delle principali cause di mortalità a livello mondiale, con oltre 1,8 milioni di decessi stimati a livello globale nel 2020 e con un tasso di sopravvivenza a 5 anni che rimane basso nonostante i progressi nelle terapie oncologiche. Esistono due principali tipi di cancro ai polmoni: il carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), che rappresenta circa l’85% dei casi, e il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC), che è molto più aggressivo ma meno comune. I principali fattori di rischio includono il fumo di sigaretta, l’inquinamento atmosferico e l’esposizione a sostanze cancerogene come l’amianto. Negli ultimi decenni, l’immunoterapia ha offerto nuove speranze nel trattamento del cancro, e lo sviluppo di un vaccino specifico contro il cancro ai polmoni rappresenta un potenziale cambio di paradigma.

Con l’inizio della prima fase di sperimentazione umana, il campo della ricerca oncologica si trova di fronte a una svolta cruciale. Il trattamento del cancro ai polmoni si basa su una combinazione di chirurgia, farmaci, radioterapia e, più recentemente, immunoterapia. Tuttavia, la diagnosi spesso avviene in uno stadio avanzato, limitando l’efficacia dei trattamenti disponibili. L’immunoterapia, che utilizza il sistema immunitario del corpo per combattere le cellule tumorali, ha mostrato risultati promettenti, ma non è efficace per tutti i pazienti. Di conseguenza, c’è un urgente bisogno di sviluppare nuove terapie mirate, come i vaccini terapeutici contro il cancro. Questo articolo esplorerà il razionale scientifico dietro lo sviluppo di un vaccino, i dettagli della sperimentazione clinica e le implicazioni future di questo approccio terapeutico nel contesto del cancro ai polmoni.

Il ruolo dellimmunità nel cancro

Il sistema immunitario ha un ruolo cruciale nella sorveglianza contro lo sviluppo del cancro. Le cellule tumorali esprimono antigeni tumorali specifici, che possono essere riconosciuti dal sistema immunitario come estranei. Tuttavia, i tumori hanno sviluppato vari meccanismi per evadere la risposta immunitaria, inclusa l’espressione di proteine inibitorie e la creazione di un microambiente immunosoppressivo. I vaccini terapeutici contro il cancro sono progettati per potenziare la risposta immunitaria contro queste cellule tumorali, stimolando i linfociti T a riconoscere e distruggere le cellule tumorali.

Antigeni tumorali target per il vaccino

Per sviluppare un vaccino contro il cancro, è essenziale identificare antigeni tumorali specifici che siano presenti nelle cellule tumorali ma non nelle cellule normali. Nel cancro ai polmoni, alcuni degli antigeni tumorali più studiati includono NY-ESO-1, MAGE-A3, e WT1. Questi antigeni sono ideali per essere utilizzati come target vaccinali poiché sono espressi da un’alta percentuale di tumori e hanno una bassa espressione nei tessuti normali, riducendo il rischio di autoimmunità.

Tipologie di vaccini contro il cancro

Esistono diverse strategie per sviluppare vaccini contro il cancro, tra cui:

  • Vaccini a base di Peptidi: Utilizzano frammenti di proteine tumorali (peptidi) per stimolare una risposta immunitaria.
  • Vaccini a DNA o RNA: Implicano l’iniezione di materiale genetico che codifica per antigeni tumorali, che vengono poi espressi dalle cellule dell’ospite, stimolando il sistema immunitario.
  • Vaccini a cellule dendritiche: Utilizzano cellule dendritiche del paziente caricate con antigeni tumorali per attivare una forte risposta immunitaria.
  • Vaccini a vettore virale: Impiegano virus modificati per trasportare geni che codificano per antigeni tumorali, in modo da indurre una risposta immunitaria.

Dettagli della prima fase e disegno di studio

La prima fase di sperimentazione clinica di un vaccino contro il cancro ai polmoni ha come obiettivo principale valutare la sicurezza e la tollerabilità del vaccino nei pazienti. Viene anche esplorato il dosaggio ottimale e viene monitorata la risposta immunitaria al vaccino. La Fase I coinvolge un numero limitato di pazienti, solitamente tra 20 e 100, che hanno già fallito altre terapie o che presentano un cancro avanzato.

Lo studio di Fase I del vaccino contro il cancro ai polmoni è tipicamente un trial clinico aperto, non randomizzato, in cui i pazienti ricevono il vaccino in dosi crescenti per identificare il dosaggio massimo tollerato. I pazienti sono monitorati per effetti collaterali acuti e a lungo termine, e vengono effettuate analisi del sangue per misurare la risposta immunitaria, come l’attivazione dei linfociti T specifici per l’antigene e la produzione di citochine.

Popolazione dei pazienti

La popolazione target per questo studio di Fase I include pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in stadio avanzato, che hanno esaurito altre opzioni di trattamento. I criteri di inclusione spesso richiedono che i pazienti abbiano una buona performance status e un’adeguata funzione degli organi principali per tollerare la sperimentazione.

Potenziali benefici attesi

  • Aumento della sopravvivenza: Se efficace, il vaccino potrebbe potenzialmente prolungare la sopravvivenza dei pazienti con cancro ai polmoni avanzato.
  • Miglioramento della Qualità della vita: Un trattamento che rafforza il sistema immunitario senza gli effetti collaterali pesanti della chemioterapia potrebbe migliorare la qualità della vita dei pazienti.
  • Personalizzazione della terapia: I vaccini possono essere personalizzati in base agli antigeni specifici espressi dal tumore di un singolo paziente, aumentando l’efficacia.

Implicazioni future e sviluppi successivi

Se la Fase I della sperimentazione clinica dimostra che il vaccino è sicuro e stimola una risposta immunitaria, il trial passerà alla Fase II, in cui un numero maggiore di pazienti verrà trattato per valutare l’efficacia del vaccino. La Fase III successiva confronterà il vaccino con il trattamento standard per dimostrarne la superiorità o la non inferiorità. Un approccio promettente potrebbe essere l’integrazione del vaccino con altre forme di immunoterapia, come gli inibitori del checkpoint immunitario, che rimuovono i freni al sistema immunitario, permettendo una risposta più efficace contro il tumore.

Inoltre, combinare il vaccino con terapie standard come la chemioterapia o la radioterapia potrebbe aumentare la sensibilità delle cellule tumorali all’immunoterapia. Se il vaccino contro il cancro ai polmoni si dimostra efficace, il concetto potrebbe essere esteso ad altri tipi di tumori, utilizzando antigeni specifici per ogni tipo di cancro. Questo potrebbe portare a una nuova era di terapie oncologiche personalizzate, in cui i vaccini giocano un ruolo centrale nella gestione del cancro. Sebbene siamo ancora nelle fasi iniziali, i risultati di questi studi potrebbero aprire la strada a nuove terapie che potrebbero migliorare significativamente la sopravvivenza e la qualità della vita dei pazienti affetti da cancro ai polmoni.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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