Il digiuno varia dalla restrizione calorica (CAR), che riduce l’apporto calorico giornaliero senza causare malnutrizione. Il digiuno è classificato in digiuno intermedio (INF) e digiuno prolungato (PROF), quest’ultimo prevede il consumo di sola acqua per due o più giorni. L’INF è popolare in vari stili di vita, religioni e culture, e comprende metodi come l’alimentazione a tempo limitato (TREF), in cui l’assunzione di cibo è limitata a 12-18 ore al giorno, il digiuno a giorni alterni (ADAF) e la dieta 5:2, che alterna giorni di digiuno e di alimentazione senza restrizioni. Mentre il TREF potrebbe non ridurre l’apporto calorico complessivo, l’ADAF limita le calorie a circa il 25% del fabbisogno giornaliero nei giorni di digiuno. La ricerca indica che l’INF apporta benefici alla perdita di peso, alla pressione sanguigna, alle risposte antinfiammatorie e alla salute metabolica, in parte attraverso modifiche nel microbiota intestinale.
Sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire gli effetti specifici dell’INF sul microbioma intestinale umano e le sue implicazioni per la salute a causa dell’attuale eterogeneità e della portata limitata degli studi esistenti. La presente revisione ha esplorato gli effetti dell’INF sul microbiota intestinale, le linee guida PRISMA 2020 ed è stata registrata presso l’International Prospective Register of Systematic Reviews (PROSPERO). La revisione ha approfondito la complessità degli impatti dell’INF sul microbiota intestinale, analizzando le metodologie impiegate negli studi per valutare la composizione e la diversità del microbiota. Attraverso questa esplorazione, è emerso che, sebbene diversi studi abbiano osservato cambiamenti nella ricchezza e nella diversità del microbiota, i risultati non erano uniformemente coerenti, indicando una complessa interazione tra l’INF e la dinamica del microbioma intestinale.
Le analisi della ricchezza e della diversità del microbiota intestinale negli studi sull’INF hanno mostrato risultati diversi, indicando che l’impatto significativo ma variabile dell’INF sul microbioma intestinale è influenzato da fattori demografici e dietetici. Le valutazioni della diversità beta hanno rivelato cambiamenti distinti nelle comunità microbiche nell’ambito di diversi protocolli INF, evidenziando gli effetti personalizzati della dieta sulla salute dell’intestino. Inoltre, la composizione del microbiota intestinale ha dimostrato cambiamenti coerenti e vari nelle popolazioni batteriche, riflettendo la complessa influenza dell’INF sull’ecosistema intestinale. Questa variabilità suggerisce che gli effetti del digiuno intermittente sono modellati dall’approccio specifico del digiuno, dalle abitudini alimentari individuali e dalle caratteristiche del microbioma di base, indicando un’interazione tra dieta e salute dell’intestino.
Inoltre, la revisione ha messo in luce le implicazioni fisiologiche e metaboliche più ampie dell’INF, inclusa la perdita di peso e i cambiamenti nella dieta, attraverso varie forme di digiuno. Mentre alcuni studi hanno riportato una significativa riduzione del peso e alterazioni nell’apporto energetico, altri hanno evidenziato la stabilità delle percentuali di macronutrienti o i cambiamenti nel consumo di gruppi alimentari, dipingendo un quadro complesso dell’influenza dell’INF sulla dieta e sulla composizione corporea. I risultati differenziali degli studi sulla dieta a tempo limitato, il digiuno a giorni alterni e la dieta 5:2 non solo riflettono le diverse metodologie e popolazioni studiate, ma suggeriscono anche il potenziale del digiuno intermittente di indurre specifici cambiamenti metabolici e del microbiota, a seconda della natura e del contesto dell’intervento di digiuno.
Come rivelato da questa revisione, le variazioni nell’assunzione alimentare e il suo conseguente impatto sul peso e sulla salute metabolica sottolineano l’intricata relazione tra pratiche di digiuno, stato nutrizionale e composizione del microbiota. È stato segnalato che il peso corporeo e l’adiposità influenzano il rapporto Firmicutes-Bacteroides, con individui con obesità che hanno un rapporto maggiore. È stato anche scoperto che gli individui obesi presentano altre differenze compositive rispetto agli individui magri. Sulla base degli studi inclusi in questa revisione, è difficile concludere in che misura i cambiamenti indotti dall’INF nel microbiota intestinale possano essere spiegati da cambiamenti nel peso corporeo e/o nel BMI. Nei futuri studi sul digiuno intermittente dovranno essere eseguite analisi per esaminare se la perdita di peso abbia un effetto di mediazione significativo sui cambiamenti nella ricchezza del microbiota intestinale, sulla sua diversità e sulla composizione.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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Pubblicazioni scientifiche
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