giovedì, Settembre 19, 2024

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Alcol e rischio di demenza: nuove evidenze suggeriscono che qualsiasi quantità aumenti il rischio

Introduzione

La demenza è una delle principali sfide sanitarie globali, con oltre 50 milioni di persone colpite in tutto il mondo e un numero destinato a crescere nei prossimi decenni. La demenza, una sindrome che colpisce la memoria, il pensiero, il comportamento e la capacità di svolgere attività quotidiane, è strettamente associata all’invecchiamento. Tuttavia, fattori di rischio modificabili, come il consumo di alcol, possono influenzare in modo significativo il rischio di sviluppare questa malattia. Sebbene sia noto da tempo che l’abuso di alcol aumenta il rischio di disturbi cognitivi e demenza, nuove ricerche suggeriscono che anche il consumo moderato di alcol può avere effetti negativi sul cervello e aumentare il rischio di demenza. Questo articolo esplorerà i risultati di questi studi recenti, discutendo il legame tra alcol e demenza, i meccanismi sottostanti e le implicazioni cliniche di queste scoperte per la salute pubblica.

Gli effetti dell’alcol sul cervello

Il consumo di alcol, soprattutto in eccesso, ha effetti ben documentati sul sistema nervoso centrale. L’alcol agisce come un depressore del sistema nervoso e interferisce con la comunicazione tra le cellule cerebrali, influenzando negativamente la funzione cognitiva a breve e lungo termine. La tossicità dell’alcol, combinata con l’accumulo di danni ossidativi e l’infiammazione, può danneggiare le strutture cerebrali chiave coinvolte nella memoria e nel pensiero, come l’ippocampo e la corteccia prefrontale. Gli effetti più gravi del consumo cronico di alcol sono osservati in chi soffre di alcolismo. Studi mostrano che il consumo eccessivo e prolungato di alcol può portare a una riduzione del volume cerebrale, alterazioni della sostanza bianca e danni neuronali permanenti. L’alcol può anche compromettere l’assorbimento di vitamine del gruppo B, come la tiamina, essenziale per la salute neuronale. La carenza di tiamina è strettamente collegata alla sindrome di Wernicke-Korsakoff, una forma di demenza causata da una grave compromissione della memoria a lungo termine e confabulazione.

Meccanismi Biologici del danno cerebrale indotto dall’alcol

Ma perché l’alcol sembra avere un impatto così significativo sulla salute del cervello, anche a dosi relativamente basse? I ricercatori stanno studiando vari meccanismi attraverso i quali l’alcol può danneggiare le strutture cerebrali e portare a un aumento del rischio di demenza. Il consumo di alcol può indurre infiammazione sistemica e stress ossidativo, entrambi i quali sono stati implicati nella patogenesi della demenza. Lo stress ossidativo provoca danni ai neuroni attraverso la produzione eccessiva di radicali liberi, molecole instabili che possono danneggiare le cellule cerebrali. L’infiammazione cronica, d’altra parte, contribuisce alla disfunzione sinaptica e alla perdita neuronale, che sono caratteristiche comuni nelle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

L’alcol interferisce con la neuroplasticità, la capacità del cervello di adattarsi e formare nuove connessioni sinaptiche. La neuroplasticità è essenziale per l’apprendimento e la memoria, e qualsiasi compromissione di questo processo può accelerare il declino cognitivo. L’alcol può anche influenzare la neurogenesi, ovvero la capacità del cervello di creare nuovi neuroni, soprattutto nell’ippocampo, una regione chiave per la memoria. Alcuni studi suggeriscono che l’alcol possa contribuire all’accumulo di proteine tossiche nel cervello, come la beta-amiloide e la proteina tau, entrambi marcatori patologici caratteristici della malattia di Alzheimer. L’alcol potrebbe facilitare l’accumulo di queste proteine alterando i meccanismi di “pulizia” del cervello, noti come il sistema linfatico.

Effetti del consumo moderato

Fino a poco tempo fa, si pensava che un consumo moderato di alcol potesse avere effetti protettivi contro alcune malattie croniche, comprese le malattie cardiovascolari. Tuttavia, studi recenti stanno mettendo in discussione questa idea, soprattutto per quanto riguarda il cervello. Le nuove evidenze indicano che anche quantità moderate di alcol potrebbero influire negativamente sulla salute cerebrale, accelerando il declino cognitivo e aumentando il rischio di sviluppare demenza. Un nuovo studio ha fatto emergere preoccupazioni significative riguardo al consumo di alcol e il rischio di demenza. La ricerca, condotta su un ampio campione di adulti, ha evidenziato un aumento del rischio di sviluppare demenza in individui che consumano alcol, indipendentemente dalla quantità. Questo suggerisce che non esiste una “dose sicura” di alcol quando si tratta di protezione contro la demenza, e che anche un consumo moderato o occasionale potrebbe essere dannoso per la salute cognitiva.

Lo studio ha seguito oltre 20.000 persone per un periodo di diversi anni, monitorando il loro consumo di alcol e la loro funzione cognitiva. I ricercatori hanno scoperto che, rispetto agli astemi, anche coloro che bevevano una quantità moderata di alcol (definita come uno o due bicchieri al giorno) presentavano un rischio significativamente maggiore di sviluppare demenza. Questi risultati contraddicono l’idea precedente secondo cui il consumo moderato di alcol, in particolare vino rosso, avrebbe effetti protettivi sul cervello. Questi risultati sollevano importanti questioni per le linee guida sul consumo di alcol. Molti paesi raccomandano un consumo moderato di alcol come parte di una dieta equilibrata, ma queste nuove scoperte potrebbero portare a una revisione di tali raccomandazioni. La consapevolezza che anche piccole quantità di alcol possano aumentare il rischio di demenza sottolinea l’importanza di educare il pubblico sugli effetti a lungo termine del consumo di alcol sulla salute cerebrale.

Prevenzione e implicazioni cliniche

Le nuove scoperte sul legame tra alcol e demenza hanno importanti implicazioni per la prevenzione e la salute pubblica. Questi risultati suggeriscono che ridurre o eliminare completamente il consumo di alcol potrebbe essere una strategia efficace per ridurre il rischio di demenza, soprattutto nelle persone anziane e in quelle con fattori di rischio preesistenti. Le attuali linee guida sull’alcol variano da paese a paese, ma molte raccomandano un consumo moderato. Tuttavia, alla luce di queste nuove scoperte, potrebbe essere necessario rivedere tali raccomandazioni per tenere conto del rischio anche con un consumo basso o moderato. Educare il pubblico sui rischi cognitivi legati all’alcol, indipendentemente dalla quantità consumata, è essenziale. Le nuove evidenze scientifiche suggeriscono che qualsiasi quantità di alcol, anche moderata, può aumentare il rischio di demenza. Sebbene in passato il consumo moderato di alcol fosse ritenuto sicuro o addirittura benefico per la salute, è sempre più chiaro che non esiste una quantità “sicura” di alcol quando si tratta della salute del cervello.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Livingston G et al. (2020). Lancet, 396(10248), 413-446.

Schwarzinger M et al. (2018). Lancet Pub Health, 3(12), e514.

Kivipelto, M., et al. (2018). Lancet Neurology, 17(3), 270-280.

Rehm J, Roerecke M. (2017). Addiction Biol. 22(2), 348-57.

Topiwala A et al. (2017). British Medical Journal, 357, j2353.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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