Di questi frutti succosi, dolci e profumati, si sa praticamente tutto specie nella cultura popolare dell’area mediterranea e dell’America Latina, aree di origine di questa pianta rinomata quanto salutare. Tutti sanno che il fico d’India è anche un rinfrescante e diuretico: il contenuto media di acqua nella polpa è dell’83% ed è ricco anche di sali minerali, soprattutto potassio (290-400 mg/100 gr di polpa), che ne giustifica il potere diuretico. Seguono calcio e fosforo (circa 30 mg/100 mg di polpa) e magnesio (90 mg/100gr) mentre è povero di sodio, cloro, ferro, zinco, rame ed altri oligoelementi. Il fico d’India è anche un frutto prevalentemente energetico: contiene 13 grammi di zuccheri semplici per 100gr di peso, non contiene grassi saturi ed insaturi, è praticamente privo di colesterolo ed è molto povero in proteine (0,8-1 gr/100gr). Oltre che alle proprietà diuretiche, il frutto è popolarmente associato a capacità lassative: questo è dovuto alla buona presenza di fibre viscose (5g/100 gr) e parzialmente indigeribili.
Queste fibre assomigliano a quelle presenti nella pala della pianta. Per maggiori informazioni in merito si consulti l’articolo consigliato. Quello che è invece noto da poco tempo è il contenuto di antiossidanti che questa pianta mette a disposizione, sia nei frutti che nelle foglie. Il colore che hanno i frutti, che varia dal giallo all’arancio al rosso al violetto, è dovuto a pigmenti chiamati betalaine sono degli antiossidanti molto efficaci, come provato in colture cellulari ed animali da esperimento. A dosaggi elevati, le betalaine sono anche efficaci nel contrastare la crescita di alcune linee di cellule tumorali, come visto da pubblicazioni esclusive (vedere bibliografia). La quantità di vitamina C non è altissima; è simile a quella contenuta nei limoni o nei mandarini, oscillando intorno ai 18-20 mg/100gr di polpa fresca. Al pari di avocado, cocomero ed arance, il frutto pronto da mangiare inoltre fornisce una discreta quantità di glutatione (8mg/100gr di polpa), il principale antiossidante delle cellule viventi.
Non ultimo, il fico d’India ha anche un buon contenuto di taurina (15mg/100gr), un aminoacido non-proteico con azione stabilizzante e protettiva sulle cellule renali, cardiache, muscolari e nervose. La taurina ha anche attività antiossidante sia diretta che indiretta. Sfortunatamente, il frutto è molto povero di vitamine del complesso B e di vitamina E, ma ha un contenuto discreto di pro-vitamina A (10 microgr/ 100gr), luteina, indicaxantina e criptoxantina. Questi fattori hanno una naturale presenza nella retina, garantendo la stabilizzazione delle membrane biologiche e proteggendo le cellule dallo stress ossidativo. Non sono moltissimi i frutti in natura che possiedono una tale complessità di princìpi attivi particolari. In compenso, la ricchezza di altri composti descritti sopra ne fa un frutto con dichiarate proprietà antiossidanti. Nel campo delle scienze e tecnologie agro-alimentari, il frutto nell’ultimo decennio ha riguadagnato una credibilità che stagnava dagli anni ’70, persino in campo industriale.
In cucina il frutto viene utilizzato nella preparazione di marmellate, succhi biologici, bucce candite e sciroppi, mentre in campo dell’industria alimentare sono comparsi in commercio succhi biologici e gelati a base di ficodindia. La cosmetica ne ha riconosciuto le proprietà e secondo ricerche in campocosmetico, i fichi d’India favorirebbero la crescita dei capelli, agendo direttamente sul bulbo pilifero. L’olio di fico d’India e le sue proprietà emollienti lo rendono adatto al trattamento delle smagliature, soprattutto in gravidanza. Come tutti i frutti, anche il ficodindia ha purtroppo il periodo di massimo sfruttamento alimentare, che è Agosto. Considerato che la pianta nell’area mediterranea è selvatica e rinvenibile molto facilmente, questo permette di raccogliere i frutti in modalità fai-da-te (per chi ha voglia) e approfittare delle sue proprietà salutistiche.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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