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Evoluzioni di terapia per il Parkinson: dalla ricerca una colla molecolare per riattivare una proteina malata

Mentre i sintomi del Parkinson (movimenti rallentati, tremori e problemi di equilibrio) spesso compaiono in persone di 60 anni, dal 5 al 10% delle persone vengono diagnosticati prima di aver compiuto 40 anni. Il disturbo degenerativo colpisce oltre 100.000 canadesi, secondo i ricercatori. Secondo una nuova ricerca, una nuova molecola farmacologica potrebbe potenzialmente portare a nuovi trattamenti per prevenire il morbo di Parkinson nei pazienti più giovani. Kalle Gehring è l’autore principale della ricerca e professore presso il Dipartimento di Biochimica presso la McGill University e titolare della cattedra di ricerca canadese in studi strutturali sulle malattie neurodegenerative. Lo studio ha esaminato come una molecola sviluppata dalla società biotecnologica Biogen possa riattivare una proteina cruciale chiamata Parkin.

Normalmente Parkin svolge un ruolo chiave nel mantenimento delle cellule cerebrali sane eliminando i mitocondri danneggiati, le centrali energetiche delle cellule. In alcuni pazienti più giovani, le mutazioni della Parkin interrompono questo processo, portando all’accumulo di mitocondri danneggiati che contribuiscono alla malattia. Utilizzando la tecnologia avanzata presso l’Università del Saskatchewan, i ricercatori hanno determinato che il composto Biogen ripristina la funzione di pulizia della proteina Parkin incollandola insieme ad un attivatore naturale presente nelle cellule. Nel 2022 un gruppo di ricerca del professor Gehring presso Biogen ha segnalato una classe di modulatori allosterici di piccole dimensioni molecolari che aumentano l’attività ubiquitina-ligasi E3 di Parkin in analisi biochimiche.

Questi composti aventi come scheletro molecolare la tetraidropirazolo-pirazina (THPP) attivano Parkin in modo dipendente dalle catene di poli-ubiquitina (pUb), dimostrano stereospecificità e hanno valori di efficacia nel submicromolare. Tuttavia, in assenza di dati strutturali, il meccanismo d’azione di questi composti è rimasto sconosciuto. Nel nuovo studio, i ricercatori hanno identificato il composto BIO-2007817 come il più potente fra quelli studiati e ne hanno complessato la struttura con Parkin tramite modelli al computer e studi di calorimetria isotermica. Secondi i ricercatori questi dati gettano le basi per la progettazione di trattamenti personalizzati per pazienti più giovani con mutazioni specifiche, anche se loro dichiarano di voler ampliare lo spettro curativo a tutte le forme di Parkinson.

I gruppi di ricerca McGill hanno collaborato col Dipartmento di Farmacologa e Neuroterapia del Montreal Neurological Institute and Hospital. E lo studio è stato finanziato dalla Michael J. Fox Foundation, dai Canadian Institutes of Health Research e dal programma Canada Research Chairs.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Saito K et al. Nature Commun. 2024; 15(1):8131.

Umemoto T et al. EMBO J. 2022; 41:e109463.

Sigurdsson V et al. Blood Adv. 2020; 4:1833-43.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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