martedì, Novembre 12, 2024

Quando le vitamine incontrano la genetica: gli effetti delle vitamine B oltre il semplice controllo metabolico (parte I)

Le vitamine sono state sempre concepite come fattori essenziali...

Aderenza alla dieta Mediterranea e rischio di sviluppare diabete: i dati sono reali e le possibilità fattibili

Precedentemente definita steatosi epatica non alcolica (NAFLD), la MAFLD...

La biomedicina intorno ale cellule staminali: le possibilità di controllare, crescere, orientare e curare

Introduzione Le cellule staminali ematopoietiche (CSE) sono alla base della...

Anfetamine: meccanismi d’azione, effetti psicologici e fisiologici e trattamenti della dipendenza

Origini e uso medico delle amfetamine

Le amfetamine sono una classe di composti chimici noti per i loro potenti effetti stimolanti sul sistema nervoso centrale. Originariamente sviluppate per trattare condizioni mediche come l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) e la narcolessia, le amfetamine sono state largamente prescritte in ambito medico. Tuttavia, il loro abuso è diventato un problema crescente a livello globale, con effetti devastanti sulla salute fisica e mentale degli utilizzatori. Le amfetamine furono sintetizzate per la prima volta nel 1887 dal chimico Lazăr Edeleanu, ma le loro proprietà stimolanti furono riconosciute solo nel 1927, quando Gordon Alles le studiò per il trattamento della congestione nasale e dell’asma. Negli anni successivi, le amfetamine furono commercializzate come farmaci per trattare vari disturbi, tra cui la depressione, l’obesità e il disturbo da deficit di attenzione (ADHD).

Durante la Seconda Guerra Mondiale, furono utilizzate anche dai soldati per migliorare la resistenza fisica e mentale. Le amfetamine, in varie forme, sono usate sia a scopo terapeutico che ricreativo, ma il loro potenziale di dipendenza e gli effetti collaterali a lungo termine hanno reso necessario un attento monitoraggio del loro uso. Nell’ambito medico, le amfetamine sono utilizzate principalmente per il trattamento dell’ADHD e della narcolessia. Farmaci come il metilfenidato e l’Adderall sono comuni nel trattamento di queste condizioni, poiché migliorano l’attenzione e riducono la fatica nei pazienti. Tuttavia, l’uso di amfetamine al di fuori del contesto medico ha sollevato preoccupazioni significative, soprattutto per il rischio di abuso e dipendenza.

Meccanismi d’azione delle amfetamine

Le amfetamine agiscono principalmente aumentando i livelli di neurotrasmettitori come la dopamina, la noradrenalina e la serotonina nel cervello. Il loro effetto principale è quello di stimolare il rilascio di dopamina e noradrenalina dalle terminazioni nervose, e contemporaneamente inibire il loro riassorbimento, prolungando così l’attività di questi neurotrasmettitori. Le amfetamine, pertanto, alterano i normali processi neurochimici del cervello, stimolando la funzione cognitiva e fisica a breve termine, ma con effetti collaterali significativi se utilizzate in modo non controllato.

  1. Dopamina: La dopamina è cruciale nel sistema di ricompensa del cervello e regola il piacere, la motivazione e l’apprendimento. Le amfetamine causano un aumento della concentrazione di dopamina nelle sinapsi, creando sensazioni di euforia e aumentando l’attenzione e la vigilanza.
  2. Noradrenalina: La noradrenalina è coinvolta nella risposta allo stress e nella regolazione dell’attenzione e dell’energia. L’aumento della noradrenalina indotto dalle amfetamine porta a un miglioramento delle prestazioni fisiche e mentali, con effetti stimolanti sull’intero organismo.
  3. Serotonina: Anche se in misura minore rispetto alla dopamina, le amfetamine influenzano il rilascio di serotonina, un neurotrasmettitore che regola l’umore, il sonno e l’appetito. Questo contribuisce agli effetti psicologici euforici delle amfetamine, ma può anche portare a instabilità emotiva e depressione quando l’effetto svanisce.

Effetti psicologici e fisiologici delle amfetamine

L’uso di amfetamine, sia a scopo medico che ricreativo, può avere una vasta gamma di effetti psicologici e fisici, a seconda della dose e della frequenza di utilizzo. Gli effetti immediati includono:

  1. Aumento della vigilanza e dell’energia: Le amfetamine sono notoriamente utilizzate per migliorare la concentrazione, l’energia e la resistenza fisica. Gli utilizzatori sperimentano un miglioramento delle capacità cognitive, con un’attenzione maggiore e una sensazione di essere “svegli” e attivi.
  2. Euforia e aumento dell’umore: Le amfetamine stimolano il rilascio di dopamina, che provoca un’intensa sensazione di euforia e benessere. Tuttavia, questo stato di euforia è temporaneo e spesso seguito da un “crash” emotivo, con depressione e ansia che emergono una volta che l’effetto della droga svanisce.
  3. Riduzione dell’appetito: Le amfetamine sopprimono l’appetito, motivo per cui erano storicamente utilizzate come farmaci per la perdita di peso. Questo effetto, tuttavia, può portare a una significativa perdita di peso e a carenze nutrizionali negli utilizzatori cronici.
  4. Aumento della frequenza cardiaca e pressione sanguigna: Le amfetamine stimolano il sistema nervoso simpatico, provocando un aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Questo effetto stimolante sul sistema cardiovascolare può essere pericoloso, soprattutto nei soggetti con problemi cardiaci preesistenti.
  5. Disturbi del sonno: Poiché le amfetamine aumentano la vigilanza e riducono la sensazione di fatica, molti utilizzatori sperimentano insonnia o alterazioni significative del ciclo sonno-veglia. L’uso prolungato può portare a privazione cronica del sonno, con gravi effetti sulla salute mentale e fisica.
  6. Ansia e irritabilità: Sebbene inizialmente le amfetamine possano migliorare l’umore e la concentrazione, molti utilizzatori sviluppano ansia, irritabilità e comportamenti aggressivi man mano che l’effetto della droga si attenua.

Effetti a lungo termine dell’abuso di amfetamine

L’uso prolungato o l’abuso di amfetamine può avere gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale. Gli effetti a lungo termine includono:

  1. Tolleranza e dipendenza: Gli utilizzatori regolari di amfetamine sviluppano rapidamente tolleranza, il che significa che sono necessarie dosi sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto. Questo porta spesso a un ciclo di abuso e alla dipendenza fisica e psicologica dalla sostanza.
  2. Danni cardiovascolari: L’uso cronico di amfetamine è associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, tra cui ipertensione, infarti e ictus. L’aumento costante della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca sottopone il sistema cardiovascolare a uno stress significativo.
  3. Psicosi indotta da amfetamine: L’abuso prolungato di amfetamine può portare a episodi di psicosi, caratterizzati da paranoia, allucinazioni e deliri. Questa condizione, nota come “psicosi da amfetamine”, può essere simile alla schizofrenia e persistere anche dopo l’interruzione dell’uso della droga.
  4. Problemi cognitivi: L’uso cronico di amfetamine può causare danni irreversibili ai neuroni dopaminergici e serotoninergici del cervello, con conseguenti problemi cognitivi a lungo termine, tra cui perdita di memoria, ridotta capacità di apprendimento e difficoltà di concentrazione.
  5. Malnutrizione e perdita di peso: Poiché le amfetamine sopprimono l’appetito, molti utilizzatori a lungo termine sviluppano carenze nutrizionali e perdita di peso significativa, con conseguenti problemi di salute legati alla malnutrizione.
  6. Comportamenti rischiosi: Gli utilizzatori di amfetamine spesso assumono comportamenti rischiosi, come l’abuso di altre droghe, la guida sotto l’influenza della sostanza e comportamenti sessuali non protetti, aumentando il rischio di infezioni e incidenti.

Strategie per il Trattamento della Dipendenza da Amfetamine

Il trattamento della dipendenza da amfetamine è complesso e richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga sia interventi farmacologici che psicoterapeutici. Attualmente, non esiste un farmaco specifico approvato per il trattamento della dipendenza da amfetamine, ma sono disponibili diversi approcci terapeutici efficaci:

  1. Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): La CBT è uno degli approcci più efficaci per trattare la dipendenza da amfetamine. Questa terapia aiuta i pazienti a riconoscere e modificare i pensieri e i comportamenti che alimentano la dipendenza, fornendo strumenti per gestire le situazioni di rischio e prevenire le ricadute.
  1. Terapia motivazionale: La terapia motivazionale aiuta i pazienti a sviluppare una maggiore consapevolezza dei danni causati dalla droga e a costruire la motivazione necessaria per intraprendere il percorso di recupero.
  2. Programmi di disintossicazione: La disintossicazione supervisionata è spesso il primo passo nel trattamento della dipendenza da amfetamine. Durante questa fase, i pazienti sono assistiti da personale medico per gestire i sintomi di astinenza, che possono includere depressione, affaticamento, irritabilità e desiderio compulsivo.
  3. Gruppi di supporto: Partecipare a gruppi di supporto come Narcotici Anonimi (NA) può essere utile per chi cerca di superare la dipendenza. Questi gruppi offrono un ambiente di sostegno dove i partecipanti possono condividere le loro esperienze e trovare incoraggiamento durante il recupero.
  4. Trattamento farmacologico sintomatico: Anche se non esistono farmaci specifici per trattare la dipendenza da amfetamine, alcuni farmaci possono essere utilizzati per alleviare i sintomi di astinenza o per trattare i disturbi psichiatrici (Xanax, Tavor, Ansiolin, e similari), come la depressione o l’ansia.

Conclusione
Le amfetamine, pur avendo validi impieghi medici, sono droghe estremamente potenti e pericolose quando usate al di fuori delle prescrizioni. Il loro potenziale di abuso e dipendenza, insieme agli effetti devastanti che possono avere sulla salute fisica e mentale,  richiedono un’attenzione particolare sia da parte dei professionisti sanitari che della società. Affrontare la dipendenza da amfetamine è una sfida complessa, ma con il giusto trattamento e supporto, è possibile recuperare e ripristinare un equilibrio nella vita delle persone colpite

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Bibliografia scientifica

McKetin R, Ross J. (2016). CNS Drugs, 30(2), 113-20.

Heal DJ et al. (2013). J Psychopharmacol, 27(6), 479.

Barr AM et al. (2006). J Psychiat Neurosci, 31(5), 301.

Sulzer D et al. (2005). Progress Neurobiol, 75(6), 406.

Latest

Aderenza alla dieta Mediterranea e rischio di sviluppare diabete: i dati sono reali e le possibilità fattibili

Precedentemente definita steatosi epatica non alcolica (NAFLD), la MAFLD...

La biomedicina intorno ale cellule staminali: le possibilità di controllare, crescere, orientare e curare

Introduzione Le cellule staminali ematopoietiche (CSE) sono alla base della...

Newsletter

Don't miss

Aderenza alla dieta Mediterranea e rischio di sviluppare diabete: i dati sono reali e le possibilità fattibili

Precedentemente definita steatosi epatica non alcolica (NAFLD), la MAFLD...

La biomedicina intorno ale cellule staminali: le possibilità di controllare, crescere, orientare e curare

Introduzione Le cellule staminali ematopoietiche (CSE) sono alla base della...

Levosulpiride: from gut troubles jumping into the neuronal network of anxiety and depression

What is levosulpiride? Levosulpiride is a drug belonging to the...
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

Fermare l’invecchiamento? Il bersaglio migliore sono i mitocondri, dice l’ultimo studio

Secondo la nuova ricerca  dell'Università Boulder del Colorado, gli adulti più anziani che assumono un antiossidante innovativo che si rivolge in modo specifico alle centrali cellulari,...

Canagliflozin diventa “immune”: il nuovo farmaco per il diabete curerà anche le patologie autoimmuni?

La ricerca esistente ha riportato che prendere di mira il metabolismo delle cellule T nell'autoimmunità può risultare vantaggioso dal punto di vista terapeutico. I...

Perdere peso? Perchè non provare colazione in ritardo e cena in anticipo?

Molte persone seguono diete per migliorare il loro aspetto, ma avere un eccesso di grasso corporeo è molto più grave di un semplice problema...

Questo si chiuderà in 20 secondi