sabato, Dicembre 21, 2024

Microbiota urinario: il regolatore della formazione dei calcoli renali e possibilmente di altre condizioni

I ricercatori della Cleveland Clinic hanno trovato la prova...

Serotonina “bilocata”: gli effetti degli antidepressivi partono dall’intestino ancora prima che dal cervello

Un nuovo studio sugli animali suggerisce che indirizzare i...

Ipertrofia prostatica e prostatite cronica: due condizioni comuni che risentono negativamente della sigaretta

Il tabagismo è un fattore di rischio noto per varie condizioni di salute, e le sue correlazioni con problemi prostatici hanno attirato l’attenzione nella ricerca medica. Ecco un’analisi dettagliata delle relazioni tra tabagismo e problemi prostatici come l’iperplasia prostatica benigna e la prostatite cronica.

Iperplasia Prostatica Benigna (IPB)

L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) è una condizione caratterizzata dall’ingrossamento non maligno della prostata, che colpisce prevalentemente gli uomini anziani. Questa crescita della ghiandola prostatica può portare a sintomi urinari significativi, come difficoltà a iniziare la minzione, flusso urinario debole, urgenza e frequenza urinaria aumentata, e in alcuni casi ritenzione urinaria. L’iperplasia prostatica benigna è una condizione comune negli uomini anziani, caratterizzata da un ingrossamento della prostata. Negli ultimi anni, diversi studi hanno cercato di comprendere i fattori di rischio e le influenze ambientali, come il fumo di sigaretta, sull’IPB.

Anche in questo caso, alcuni studi hanno trovato che il fumo di sigaretta è associato a un aumento del rischio di sviluppare IPB. Si pensa che le tossine presenti nel tabacco possano contribuire all’infiammazione e alla crescita cellulare anormale nella prostata. Il fumo può anche esacerbare i sintomi urinari legati all’IPB, come la difficoltà a urinare (disuria), l’urgente necessità di urinare e l’incontinenza. Un altro meccanismo attraverso cui il fumo può influire sull’IPB è il coinvolgimento ormonale. La crescita della prostata è strettamente legata agli ormoni androgeni come il testosterone e il diidrotestosterone (DHT), che stimolano la proliferazione delle cellule prostatiche.

Il fumo di sigaretta ha effetti complessi sull’asse endocrino, con alcuni studi che dimostrano che i fumatori hanno livelli più elevati di androgeni circolanti rispetto ai non fumatori. Tuttavia, il fumo può anche ridurre i livelli di estrogeni e influenzare l’azione dell’enzima aromatasi, che converte il testosterone in estrogeni, implicati anche nel processo di crescita prostatica. Alcuni ricercatori ipotizzano che un’alterazione del normale equilibrio ormonale indotta dal fumo possa contribuire alla proliferazione delle cellule prostatiche e alla crescita della ghiandola, aggravando l’IPB. Anche l’azione dell’ossido carbonio sul microcircolo prostatico potrebbe contribuire in modo negativo (la prostata è un organo molto vascolarizzato in rapporto al suo peso).

Sebbene i dati epidemiologici sugli effetti del fumo nell’IPB non siano univoci, alcuni studi hanno mostrato che i fumatori possono avere una maggiore probabilità di sviluppare sintomi urinari ostruttivi rispetto ai non fumatori. Questi sintomi includono flusso urinario ridotto, maggiore frequenza urinaria, nicturia (necessità di urinare di notte) e difficoltà a svuotare completamente la vescica. Questi sintomi sono indicativi di una maggiore gravità clinica dell’IPB nei fumatori. In alcune indagini epidemiologiche, però, i fumatori hanno mostrato un minor rischio di sviluppo di IPB o sintomi associati, il che suggerisce che il fumo potrebbe avere effetti modulanti non del tutto compresi sulla prostata.

Prostatite non-batterica

La prostatite è un’infiammazione della prostata che può essere acuta o cronica e può avere diverse eziologie. La prostatite cronica non-batterica, anche chiamata sindrome da dolore pelvico cronico (CPPS, Chronic Pelvic Pain Syndrome), è la forma più comune di prostatite e rappresenta circa il 90-95% dei casi di prostatite cronica. A differenza della prostatite batterica, la CPPS non è associata a un’infezione batterica specifica e la sua causa è multifattoriale, coinvolgendo fattori infiammatori, neurologici, psicologici e comportamentali. Il fumo di sigaretta è noto per essere un fattore di rischio per molte condizioni di salute e si sospetta che possa contribuire allo sviluppo e al peggioramento della prostatite non-batterica.

Anche se il meccanismo esatto attraverso cui il fumo agisce sulla prostata non è completamente chiarito, le evidenze scientifiche indicano che il fumo può indurre processi infiammatori cronici, stress ossidativo e alterare la funzione del sistema immunitario, tutti elementi che possono contribuire alla prostatite non-batterica. Gli uomini fumatori possono avere un’incidenza maggiore di prostatite rispetto ai non fumatori. Il fumo può alterare il sistema immunitario e promuovere l’infiammazione, rendendo la prostata più suscettibile a infezioni e infiammazioni. Può influenzare nel tempo, inoltre, i livelli di ormoni come il testosterone, che giocano un ruolo cruciale nella crescita e nella salute complessiva della prostata.

Diversi studi suggeriscono che il fumo contribuisca alla disfunzione endoteliale e al danno dei tessuti prostatici attraverso:

  • Attivazione delle vie infiammatorie: I componenti del fumo di sigaretta possono attivare le cellule infiammatorie come i macrofagi e i neutrofili, aumentando la produzione di citochine pro-infiammatorie come il TNF-α, IL-1β e IL-6. Queste citochine sono coinvolte nell’infiammazione cronica della prostata, promuovendo il dolore e la disfunzione pelvica associati alla prostatite non-batterica.
  • Stress ossidativo: Il fumo induce stress ossidativo attraverso la produzione di radicali liberi (ROS), che causano danni al DNA, alle proteine e ai lipidi cellulari. Questo danno ossidativo può contribuire all’infiammazione cronica della prostata, un processo chiave nella patogenesi della CPPS.

Discussione

In conclusione, sembra esserci una diretta causalità fra consumo di tabacco e comparsa e/o gravità dei sintomi per IPB. Questo non è stato registrato in tutte le popolazioni studiate e può comprendere fattori ancora non ben compresi e su come si incastrano fra loro per determinare la patologia. Dall’altro lato, sebbene non tutti gli studi abbiano riscontrato una relazione diretta tra il fumo di sigaretta e la prostatite cronica non-batterica, alcune evidenze epidemiologiche suggeriscono che il fumo sia associato a un aumento del rischio di prostatite cronica e sintomi associati. La cessazione del fumo è una raccomandazione chiave per migliorare i sintomi associati alla prostatite cronica non-batterica. Smettere di fumare può ridurre l’infiammazione e lo stress ossidativo nella prostata, migliorando la salute generale della ghiandola. Secondo, aiuta a ripristinare un flusso sanguigno ossigenato alla prostata e riducendo i sintomi di disfunzione urinaria e dolore. E terzo, di riflesso, può incentivare l’efficacia dei trattamenti antinfiammatori (es. corticosteroidi) che stentano a fare effetto in presenza della sigaretta.

Pubblicazioni scientifiche

Zhou B et al. European Urology. 2018; 73(6), 905-911.

Østergaard K et al. BJU International 2016; 117(1), 102-108.

Toren P et al. Amer J Epidemiol. 2015; 181(4), 249-258.

Luthringer B, Rubinow KB. J Clin Urol. 2012; 5(3), 179.

Rohrmann S et al. Prost Cancer Prost Dis. 2012; 15(3), 265.

Nickel JC, Pontari, MA. J Urology 2011; 185(6), 1513-1520.

Perry HM et al. Prost Cancer Prost Dis. 2005; 8(2):145-152.

Chokkalingam AK. et al. Urology. 2003; 62(4), 686-690.

Latest

Newsletter

Don't miss

Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

Levosulpiride: from gut troubles jumping into the neuronal network of anxiety and depression

What is levosulpiride? Levosulpiride is a drug belonging to the class of substituted benzamides and acts primarily as a selective antagonist of dopamine D2 receptors....

Autofagia cellulare: una via interna da sfruttare per risolvere invecchiamento e malattie neurologiche?

I ricercatori dell’Università di Osaka al Dipartimento di Biologia cellulare sono esperti nelo studio dei processi di invecchiamento cellulare. I lisosomi spesso vengono danneggiati...

I postumi del COVID dipendono da anemia e carenza di ferro? Le prove presentate dalla scienza e le possibili correzioni

Una nuova ricerca ha scoperto che problemi con i livelli di ferro nel sangue e la capacità del corpo di regolare questo importante nutriente...

Questo si chiuderà in 20 secondi