Il COVID-19 non è affatto scomparso: quello che è rientrato l’anno scorso a Maggio è stato l’allarme internazionale. Se è vero che ogni settimana nel mondo il coronavirus miete ancora fra le 6000 e 7000 vitiime, si può pensare che si è passati da pandemia a sprazzi epidemici controllati. Secondo i dati rilasciati dal Ministero della Salute, i nuovi casi sono lievemente in ribasso, mentre il numero di tamponi è in aumento, così come è in aumento il numero dei deceduti. Secondo questo report rilasciato da Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità, la variante JN.1 insieme a tutti i suoi sottolignaggi (fra cui ritroviamo KP.3.1.1) si conferma come predominante.
In particolare, dagli ultimi dati disponibili sui sequenziamenti effettuati, si evidenzia una crescita nella porzione dei sequenziamenti attribuili al lignaggio KP.3.1.1, sottoposto a monitoraggio internazionale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. A livello globale, inoltre, sembra si stia assistendo anche all’aumento di una nuova variante che inizia a suscitare qualche preoccupazione: la variante XEC. Questa è stata già segnalata nel mese di luglio e sembra essere un fenomeno ricombinante, derivato dalle varianti KP.3.3 e KS.1.1. Ciò che fa supporre che XEC possa essere responsabile di picchi di contagi e nuove ondate nei prossimi mesi è il fatto che dalle prime osservazioni è emerso un notevole vantaggio di crescita rispetto alle varianti finora circolanti.
Oggi i sintomi di coloro che contraggono il COVID sono quasi del tutto sovrapponibili a quelli di una forte influenza: compaiono mal di testa, naso chiuso e che cola, stanchezza, mal di gola e dolori muscolari. In molti casi compaiono anche tosse secca e febbre alta, che può avere un picco di 40 °C e che dura 2-3 giorni e poi sparisce. Il sintomo nuovo è la pedita di appetito. Alla domanda “come faccio a sapere se è influenza o COVID?”, l’unica risposta possibile è eseguire un tampone identificativo. Il punto è che lo stato delle cose non richiede che si esegua un tampone per accedere ai locali pubblici ai posti di lavoro; quindi, eseguire un tampone viene dettato dall pura curiosità personale.
Questa curiosità può, tuttavia, nascondere, timore soprattutto se si è reduci da brutte esperienze passate (es. se si è sopravvissuti a COVID grave con intubazione). Nonostante ciò, le difficoltà respiratorie non sembrano rappresentare il sintomo predominante: possono comparire in un 25% dei casi, ma è da riferire a sensazione soggettiva e non di diretto interessamento polmonare per come avveniva per le varianti gravi. Quello che compare, invece, è diarrea o nausea con vomito, sintomi che fuorviano e fanno pensare ad un virus intestinale o qualche intossicazione alimentare. Ed è ciò che è successo la scorsa estate, in cui ci sono state due ondate silenti che si sono manifestate sia con soggetti asintomatici che con episodi “inspiegati” di febbre a 40°C in pieno caldo.
E comunque, la terapia resta sempre sintomatica: paracetamolo (Tachipirina) per la febbre e qualche analgesico (ibuprofene e aspirina) per togliere i dolori alle ossa e ai muscoli. L’uso di sciroppi contro il mal di gola lascia il “tempo che trova”. Vitamina C, riposo a letto e del buon sonno ristoratore possono completare la cura.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Int J Infect Dis. 2024 Nov; 148:107240.
MMWR. 2024 Oct 24; 73(42):938-945.
mBio. 2024 Oct 16;15(10):e0322023.