sabato, Dicembre 21, 2024

Microbiota urinario: il regolatore della formazione dei calcoli renali e possibilmente di altre condizioni

I ricercatori della Cleveland Clinic hanno trovato la prova...

Serotonina “bilocata”: gli effetti degli antidepressivi partono dall’intestino ancora prima che dal cervello

Un nuovo studio sugli animali suggerisce che indirizzare i...

Il ruolo della vitamina D nel diabete: c’è ancora bisogno di dati per sapere se prevenga, aiuti o curi

Il diabete è tra le principali cause di morbilità, morte prematura e gravi conseguenze come insufficienza renale e amputazione, tra le altre. Il diabete di tipo 2 è responsabile di oltre il 90% dei casi di diabete, con un notevole peso sui sistemi sanitari. È caratterizzato da malfunzionamento delle cellule β pancreatiche e sensibilità all’insulina. La vitamina D (VD) ha guadagnato notevole attenzione per i suoi effetti pleiotropici oltre la salute scheletrica. Si dice che livelli carenti di VD aumentino il rischio di diabete e si ipotizza che la VD eserciti proprietà antidiabetiche attraverso vari meccanismi. Mentre gli studi supportano il suo ruolo nell’omeostasi del glucosio, i risultati rimangono incoerenti. VD è ben nota per il suo ruolo nel metabolismo del calcio; tuttavia, il suo ruolo nel migliorare la sensibilità all’insulina e la funzione delle cellule β è meno riconosciuto, anche se è noto che stimola la secrezione di insulina attivando i suoi recettori (VD3R) nelle cellule β.

Inoltre, l’integrazione di VD migliora i livelli di emoglobina glicata (HbA1c) e di glucosio a digiuno e riduce il rischio di diabete di tipo 2.Pertanto, nel presente studio, i ricercatori hanno studiato gli effetti protettivi di VD sulle cellule β pancreatiche, concentrandosi sui benefici di VD sul controllo glicemico e sul diabete. Una meta-analisi ha confermato che la sufficienza di VD aiuta ad attenuare la patologia cellulare associata alla resistenza all’insulina. Ciò si ottiene mantenendo livelli minimi di radicali e specie reattive, riducendo le citochine pro-infiammatorie, aumentando le citochine antinfiammatorie e facilitando la normale segnalazione del calcio. Vari studi hanno riportato gli effetti dell’integrazione di VD sui livelli di HbA1c. Uno studio randomizzato controllato (RCT) ha osservato livelli di HbA1c ridotti dopo la somministrazione di VD.

Un altro studio ha rivelato una riduzione significativa di HbA1c con assunzione combinata di VD e calcio, ma non con VD da sola. Una ricerca ha riportato un miglioramento dei livelli di HbA1c e glicemia a digiuno a seguito di un’iniezione di VD ad alto dosaggio in pazienti con diabete di tipo 2. Inoltre, uno studio ha scoperto che l’integrazione di calcio e VD potrebbe prevenire l’aumento del glucosio e la resistenza all’insulina in individui con livelli di glucosio alterati. Mentre alcuni studi non hanno osservato miglioramenti nella resistenza all’insulina con l’integrazione di VD, altri hanno riportato riduzioni sostanziali. Queste discrepanze derivano da limitazioni metodologiche e fattori individuali, come variazioni genetiche, reattività e livelli di VD basali. Uno studio ha notato una correlazione inversa tra i livelli di 1,25-diidrossivitamina D e retinopatia diabetica (RED).

Un altro studio ha riportato una significativa associazione tra la prevalenza di RED e i livelli sierici di 25-idrossivitamina D in una coorte di diabetici. Inoltre, una meta-analisi ha dimostrato che i pazienti con carenza di VD e diabete avevano un rischio maggiore di sviluppare retinopatia. L’impatto della vitamina D sul metabolismo del glucosio e sull’incidenza del diabete di tipo 2 è stato incoerente nei vari studi. Inoltre, la sua integrazione ha sostanziali benefici contro le complicazioni correlate al diabete. In particolare, la notevole variabilità tra gli studi complica la formulazione di conclusioni definitive e raccomandazioni cliniche. Pertanto, sono necessari ulteriori studi per chiarire la relazione tra VD e metabolismo del glucosio.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Vasdeki D, Tsamos G et al. Nutrients 2024; 16(21):3651.

Forouhi NG, Luan J et al. Diabetologia 2012, 55:2173.

Maestro B et al. J Ster Biochem Mol Biol. 2003; 84:223.

Tanaka Y et al. Eur J Endocrinol. 1984; 105:528–533

Latest

Newsletter

Don't miss

Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

L’intervento dei genitori a tavola per gestire l’ADHD: un connubio tra ambiente, epigenetica ed informazione

Il consumo di alimenti ultra-processati porta a esposizioni di metalli pesanti e deficit dietetici che creano squilibri minerali come perdite di zinco e calcio....

Anziani e frattura d’anca: il declino cognitivo c’era prima o spunta dopo?

Secondo il National Institute on Aging, più di 5,5 milioni di persone di età superiore ai 65 anni negli Stati Uniti hanno una demenza...

HIV ed epatite C: trovati due nuovi potenziali bersagli

Gli scienziati di Johns Hopkins riferiscono di aver identificato due potenziali nuovi bersagli farmacologici per il trattamento dell'HIV. Il risultato è dai risultati di...

Questo si chiuderà in 20 secondi