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I pericoli della luce ultravioletta e della luce blu degli schermi sul posto di lavoro

Le radiazioni ultraviolette (UV) e la luce blu emessa dagli schermi dei dispositivi elettronici rappresentano rischi rilevanti per la salute umana, in particolare nei contesti lavorativi dove l’esposizione può essere prolungata. Comprendere i pericoli associati a queste radiazioni è cruciale per adottare misure preventive efficaci e proteggere la salute dei lavoratori.

Radiazioni ultraviolette (UV) nei posti di lavoro

Le radiazioni UV sono una forma di radiazione elettromagnetica con una lunghezza d’onda che va dai 100 ai 400 nanometri, e possono essere suddivise in tre categorie principali:

  • UV-A (320-400 nm): penetrano più profondamente nella pelle e sono associate all’invecchiamento cutaneo e ai danni a lungo termine.
  • UV-B (280-320 nm): causano danni più immediati come le scottature solari e hanno un ruolo nella genesi del cancro della pelle.
  • UV-C (100-280 nm): normalmente non raggiungono la superficie terrestre perché vengono assorbite dall’ozono atmosferico, ma possono essere presenti in ambienti lavorativi specifici (es. lampade germicide).

Le lampade a scarica di gas, come quelle al mercurio a bassa e alta pressione, emettono una notevole quantità di radiazioni UV. Queste lampade sono comunemente utilizzate per illuminazione industriale: alcune lampade al mercurio producono UV per l’illuminazione ad alta intensità. Ed i vecchi neon al soffitto erano dei discreti emettitori di radiazione UV. Le lampade alogene emettono una piccola quantità di radiazioni UV insieme alla luce visibile. L’uso di un vetro al quarzo nelle lampade alogene può consentire il passaggio di più UV rispetto al vetro ordinario. Per ridurre il rischio, queste lampade sono spesso dotate di filtri UV o vetri protettivi.

Pericoli delle radiazioni UV sul posto di lavoro

Danni alla pelle: L’esposizione prolungata alle radiazioni UV, soprattutto UV-A e UV-B, può portare a fotoinvecchiamento, eritema solare e, nei casi più gravi, a forme di cancro della pelle come il carcinoma basocellulare, il carcinoma a cellule squamose e il melanoma. Studi scientifici, come quello di Armstrong e Kricker (2001), hanno dimostrato che l’esposizione cronica ai raggi UV è direttamente correlata all’aumento del rischio di tumori cutanei. Le radiazioni UV inducono, infatti, legami crociati fra le basi del DNA che aumentano il rischio di mutazioni, specie in vicinanza di regioni oncogeniche.

Danni oculari: Gli occhi sono particolarmente vulnerabili alle radiazioni UV. L’esposizione non protetta può causare fotocongiuntivite, fotocheratite e aumentare il rischio di cataratta e degenerazione maculare. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), una percentuale significativa dei casi di cataratta nel mondo è attribuibile all’esposizione ai raggi UV (McCarty & Taylor, 2002). I raggi ultravioletti causano stress ossidativo a livello sia del cristallino che della retina, dove depletano le scorte cellulari di antiossidanti (glutatione o GSH; e acido ascorbico o vitamina C). Nel promo tessuto aumentano il rischio di cataratta, mentre sulla retina possono causare maculopatia legata ll’età.

Effetti immunosoppressori: Le radiazioni UV possono deprimere la risposta immunitaria cutanea, rendendo l’organismo più suscettibile alle infezioni e influenzando la sorveglianza immunitaria contro le cellule tumorali (Norval et al., 2007). Tutti avranno sentito parlare dell’esposizione alla luce UV del sole o delle lampade artificiali per trattare la psoriasi, una nota condizione di autoimmunità ed esagerata risposta immunitaria verso la pelle.

Prevenzione e misure di protezione

Nei posti di lavoro, specialmente quelli all’aperto o in ambienti con esposizione a sorgenti artificiali di UV, è fondamentale l’adozione di misure preventive come:

  • L’uso di abbigliamento protettivo e occhiali da sole con protezione UV.
  • L’applicazione di creme solari con un elevato fattore di protezione.
  • L’implementazione di schermi e filtri UV nei macchinari e nelle postazioni di lavoro.

Pericoli della luce blu degli schermi dei computer

La luce blu è una componente della luce visibile con una lunghezza d’onda compresa tra i 400 e i 500 nm. Viene emessa da dispositivi elettronici come computer, smartphone, tablet e lampade LED. Sebbene la luce blu sia necessaria per regolare i ritmi circadiani e l’umore, un’esposizione eccessiva e prolungata può comportare rischi per la salute.

Effetti della luce blu sulla salute

  1. Affaticamento visivo digitale: Il lavoro prolungato al computer e l’uso intensivo di dispositivi elettronici possono portare a quella che viene definita “sindrome da visione al computer” o affaticamento visivo digitale. I sintomi includono affaticamento oculare, mal di testa, secchezza oculare e visione offuscata (Rosenfield, 2011).
  2. Danno alla retina: Studi suggeriscono che l’esposizione a lungo termine alla luce blu può causare danni alla retina e contribuire allo sviluppo della degenerazione maculare legata all’età (DMLA). In uno studio condotto da Chamorro et al. (2013), è stato dimostrato che la luce blu può indurre la produzione di radicali liberi nelle cellule retiniche, portando a danni ossidativi.
  3. Disregolazione del ritmo circadiano: La luce blu ha un impatto diretto sulla produzione di melatonina, un ormone che regola il ciclo sonno-veglia. L’esposizione notturna alla luce blu degli schermi può ridurre i livelli di melatonina, causando difficoltà nel sonno e disturbi del ritmo circadiano (Chang et al., 2015).
  4. Possibili effetti psicologici: L’alterazione del ritmo circadiano legata all’esposizione alla luce blu può avere effetti anche sull’umore, contribuendo a disturbi come l’ansia e la depressione. Ricerche di Chellappa et al. (2011) hanno indicato che l’esposizione prolungata alla luce blu può influenzare l’attività cerebrale e il benessere psicologico.

Strategie di protezione contro la luce blu

Per mitigare gli effetti negativi della luce blu, si possono adottare diverse strategie:

  • L’uso di filtri per la luce blu sugli schermi dei dispositivi.
  • L’adozione di occhiali con lenti che bloccano la luce blu.
  • Ridurre l’esposizione serale a dispositivi elettronici.
  • Regolare la luminosità degli schermi, cambiare desktops con luci neutre o di altro colore e fare pause regolari durante il lavoro al computer.

A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Bibliografia scientifica

Chang AM, Aeschbach D et al. (2015). PNAS USA, 112(4), 1232-1237.

Chamorro E, Bonnin-AC et al. (2013). Photochem Photobiol. 89(2), 468.

Rosenfield M. (2011). Ophthalmic Physiological Optics, 31(5), 502-515.

Chellappa SL, Steiner R et al. (2011). J Sleep Research, 20(3), 355-360.

Norval M, Cullen A et al. (2007). Photochem Photobiol Sci, 6(3), 232-251.

McCarty CA, Taylor HR. (2002). Developments Ophthalmol, 35, 21-31.

Armstrong BK et al. (2001). J Photochem Photobiol B: Biol, 63(1-3), 8-18.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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