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Sotto assedio (I): gli effetti dello stress psicologico cronico e della paura sulla mente e sul corpo

Effetti dello stress e della paura sulla psiche

Lo stress psicologico cronico, soprattutto quando è associato a paura persistente e ansia, può avere effetti profondi sulla salute cerebrale. Gli impatti dello stress cronico sul cervello coinvolgono cambiamenti strutturali e funzionali, nonché alterazioni nei meccanismi neurochimici. Lo stress cronico può influenzare i livelli di neurotrasmettitori chiave come la dopamina e la serotonina. La riduzione della serotonina è associata a un aumento del rischio di depressione, mentre un’eccessiva produzione di dopamina nella regione limbica può contribuire a stati di ansia e iperattivazione. Uno degli effetti principali dello stress cronico è la riduzione del volume della materia grigia in aree cruciali del cervello come l’ippocampo, la corteccia prefrontale e l’amigdala.

L’ippocampo, che è coinvolto nella memoria e nella regolazione emotiva, è particolarmente vulnerabile. L’amigdala, che regola la risposta emotiva e la percezione della paura, diventa iperattiva sotto condizioni di stress cronico. Questo può portare a una maggiore reattività emotiva, che rende l’individuo più propenso a sperimentare ansia e panico. Lo stress cronico è un fattore di rischio importante per lo sviluppo di disturbi psichiatrici come la depressione e il disturbo d’ansia generalizzato. Il funzionamento alterato della corteccia prefrontale e dell’amigdala contribuisce a una regolazione emotiva inefficace, rendendo le persone più suscettibili a pensieri negativi e ansiosi.

L’atrofia della corteccia prefrontale combinata con l’iperattività dell’amigdala porta a una maggiore difficoltà nel regolare le emozioni. Ciò può tradursi in esplosioni emotive, irritabilità e difficoltà a mantenere la calma in situazioni stressanti. Lo stress psicologico cronico è anche associato a un aumento dei marcatori infiammatori, come le citochine proinfiammatorie (IL-6 e TNF-alfa). Questa infiammazione sistemica può influenzare il cervello e contribuire sia alla comparsa di depressione che al deterioramento cognitivo. Gli studi indicano che l’infiammazione cronica può portare a una riduzione della neurogenesi nell’ippocampo e influire sulla plasticità sinaptica.

Effetti dello stress e della paura sul metabolismo

Lo stress psicologico cronico, in particolare legato alla paura e all’ansia prolungata, però, ha anche effetti significativi e dannosi sulle funzioni metaboliche ed immunitarie. Questi effetti sono il risultato di complesse interazioni neuroendocrine e comportamentali che influenzano l’omeostasi del corpo.  Lo stress cronico, in particolare quello associato alla paura persistente, attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), che provoca il rilascio di ormoni dello stress come il cortisolo. Il cortisolo, se prodotto in quantità eccessive e per periodi prolungati, può avere i seguenti effetti sulle funzioni metaboliche:

  • Alterazioni nel metabolismo dei carboidrati: Lo stress cronico può portare a una maggiore resistenza all’insulina, riducendo l’efficacia con cui il corpo utilizza il glucosio e aumentando il rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Uno studio di Chrousos (2000) evidenzia come l’iperattivazione dell’asse HPA sia correlata a disfunzioni metaboliche che favoriscono l’accumulo di grasso viscerale.
  • Impatto sul metabolismo dei grassi: Lo stress può alterare i livelli di lipidi nel sangue, aumentando il colesterolo e i trigliceridi, e contribuire a un profilo metabolico dislipidemico. Il cortisolo elevato stimola l’accumulo di grasso, soprattutto nella regione addominale, che è associata a un maggiore rischio di malattie cardiovascolari. I livelli cronici di cortisolo possono anche promuovere la lipogenesi, perché contrastano l’azione dell’insulina, contribuendo a un incremento del peso corporeo e obesità.

Effetti sul sistema immunitario

Lo stress cronico ha implicazioni negative dirette e indirette sul sistema immunitario, influenzando la capacità dell’organismo di combattere infezioni e infiammazioni. L’esposizione prolungata al cortisolo e ad altri ormoni dello stress riduce la produzione di citochine proinfiammatorie, rendendo il sistema immunitario meno efficace nella risposta a infezioni e malattie. Lo stress cronico può diminuire la produzione e l’efficacia dei linfociti T e B, che sono fondamentali per una risposta immunitaria adattativa efficace. Questo compromette la capacità del corpo di rispondere adeguatamente agli agenti patogeni. Uno studio di Cohen et al. (2012) ha dimostrato che individui sottoposti a elevati livelli di stress cronico hanno una maggiore suscettibilità alle infezioni virali. Paradossalmente, lo stress cronico può anche portare a un aumento dell’infiammazione sistemica. Il cortisolo inibisce l’infiammazione in acuto, ma la sua produzione cronica può portare a una disfunzione nella regolazione dei meccanismi infiammatori, contribuendo a condizioni croniche come l’artrite reumatoide e altre malattie autoimmuni.

Dialogo metabolismo – cervello – immunità

Il metabolismo e il sistema immunitario sono strettamente interconnessi, e lo stress cronico può alterare questo equilibrio. L’infiammazione (flogosi) cronica può influenzare negativamente la sensibilità insulinica, aggravando ulteriormente i disturbi metabolici. Inoltre, lo stato di resistenza al cortisolo che si sviluppa con lo stress cronico può portare a una sovrapproduzione di citochine proinfiammatorie, aggravando la disfunzione immunitaria e metabolica. Se non gestito adeguatamente, lo stress psicologico cronico può avere effetti duraturi e irreversibili sulla salute cerebrale. La neuroplasticità ridotta, combinata con i cambiamenti strutturali e funzionali, può compromettere significativamente la qualità della vita e portare a una maggiore incidenza di demenza e altre patologie neurologiche con l’avanzare dell’età. A livello immunitario, lo stress cronico è una causa scatenante riconosciuta per la comparsa di patologie autoimmuni. Non è infrequente udire persone che sviluppano psoriasi, sclerosi multipla, artrite reumatoide o malattia di Crohn dopo un forte trauma psichico o emotivo. Questa redazione, nella sua esperienza clinica, è stata testimone di casi clinici di autoimmunità comparsa a seguito di incidenti stradali, lutti improvvisi e forti traumi psicologici acuti.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Bibliografia scientifica

Radley JJ et al. Neurosci Biobehav Rev. 2015; 58:79-91.

Dhabhar FS. Immunol Res. 2014; 58(2):193-210.

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Black PH. Med Hypotheses. 2003; 60(5):682-691.

McEwen BS et al. Horm Behav. 2003; 43(1):2-15.

Chrousos GP. Int J Obesity. 2000; 24:S50-S55.

Lupien SJ et al. Nature Neurosci. 1998; 1(1):69-73.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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