Nonostante la crescente disponibilità di trattamenti per l’artrite reumatoide (ARE), i potenziali effetti avversi e il costo relativamente elevato dei farmaci a lungo termine rimangono preoccupazioni costanti. Ecco perché la ricerca di base ha il compito di cercare alternative anche affidandosi alle scelte di origine naturale. Studi sempre più numerosi hanno dimostrato che molti medicinali a base di erbe sono efficaci per i trattamenti dell’ARE, come Tripterygium wilfordii, Uncaria tomentosa e Curcuma longa, tra gli altri. Il triptolide (TPL), un componente attivo principale isolato da Tripterygium wilfordii, svolge un forte ruolo antinfiammatorio nell’ARE. Tuttavia, l’uso clinico del TPL è limitato a causa della sua stretta finestra terapeutica e delle gravi tossicità, tra cui la tossicità per fegato, reni e gonadi. La curcumina (CUR) è un componente attivo della Curcuma longa, che ha effetti antiossidanti, antinfiammatori, antiangiogenici e antitumorali.
Grazie a questi effetti, la CUR potrebbe migliorare i risultati clinici e ritardare la progressione della malattia nei pazienti con ARE. È stato dimostrato che una terapia di combinazione adatta, nuove forme di dosaggio e nuove vie di somministrazione possono ridurre efficacemente il dosaggio e aumentare l’effetto. Di recente, è stato riportato che TPL e CUR possono migliorare il livello di IL-17 e inibire la segnalazione NF-κB. Pertanto, gli scienziati hanno ipotizzato che TPL e CUR potrebbero essere in grado di controllare il percorso di segnalazione IL-17/NF-κB per mitigare gli effetti dell’ARE. Numerosi studi hanno dimostrato che un numero elevato di cellule Th17 e una sovraespressione di IL-17 vengono costantemente rilevati nei pazienti con ARE. Le cellule Th17, che hanno una predisposizione pro-infiammatoria, svolgono un ruolo importante nell’attività della malattia e nella gravità dell’ARE regolando la risposta immunitaria adattativa.
L’IL-17, secreta dalle cellule Th17, stimola la produzione di citochine e chemiochine pro-infiammatorie come IL-1, IL-6 e TNF-α, che contribuiscono all’iperplasia sinoviale anomala. Inoltre, macrofagi e mastociti, che sono associati a risposte infiammatorie e inducono successivamente la distruzione articolare, sono anche le principali fonti di IL-17. Studi recenti indicano che l’attivazione deregolamentata di NF-κB contribuisce alla patogenesi dell’ARE. È stato scoperto che TPL e CUR sopprimono l’aumento del pathway di segnalazione IL-17/NF-κB, riducendo così i fattori pro-infiammatori eccessivi, tra cui IL-1β, IL-6 e TNF-α. La crescita dei fibroblasti sinoviali nell’ARE deriva probabilmente da uno squilibrio tra proliferazione cellulare, sopravvivenza e morte, esibendo un comportamento aggressivo che aumenta l’invasività nella matrice extracellulare e aggrava il danno articolare, in modo simile alle condizioni tumorali.
Sperimentalmente, TPL+CUR hanno inibito questa proliferazione, regolando l’espressione anomala di CDK2 e p21, due regolatori fondamentali del ciclo cellulare. L’efficacia di TPL nel trattamento dell’ARE potrebbe essere associata all’induzione dell’apoptosi, alla riduzione della produzione di citochine pro-infiammatorie, alla mediazione del pathway di segnalazione NF-κB e alla regolazione del pathway correlato a Bcl-2. La CUR è stata studiata per le sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti e può anche promuovere l’apoptosi nei modelli di ARE regolando direttamente il pathway PI3K/AKT. Secondo questa evidenza, viene suggerito che un effetto curativo migliorato sull’ARE può essere ottenuto attraverso la combinazione TPL+CUR. Le loro proprietà antinfiammatorie, l’inibizione della proliferazione cellulare e l’induzione dell’apoptosi probabilmente contribuiscono a sopprimere il pathway di segnalazione IL-17/NF-κB.
Rispetto ad altri studi, gli scienziati hanno somministrato dosi relativamente basse di TPL (100 µg/kg/giorno) e CUR (100 mg/kg/giorno) in vivo. Questo regime ha alleviato significativamente i sintomi, l’infiammazione articolare e il danno sinoviale nei ratti con AR. Questi risultati suggeriscono che la combinazione di CUR+TPL può consentire una riduzione del dosaggio di TPL mantenendo l’efficacia terapeutica, evidenziando un effetto sinergico nel trattamento dell’ARE. Inoltre, l’integrazione di TPL con CUR potrebbe aprire nuove strade per approcci di medicina personalizzata nel trattamento dell’AR. Questa strategia non solo mira a ottimizzare i benefici terapeutici di TPL, ma cerca anche di ridurre il carico farmacologico complessivo e migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da questa malattia cronica e debilitante.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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