L’Aglaia edulis o albero neem indiano è un albero sempreverde di medie dimensioni appartenente alla famiglia delle Meliaceae. Originario delle foreste tropicali dell’Asia, è diffuso in paesi come Cina, India, Indonesia, Malesia, Myanmar, Thailandia e Vietnam. In natura, può raggiungere altezze comprese tra 20 e 30 metri, con foglie composte pinnate e fiori giallo-arancio che sbocciano in infiorescenze ascellari. Il frutto è un drupa liscia giallo-verde che ha una pola dal sapore dolciastro. Nella medicina tradizionale, diverse parti dell’Aglaia edulis sono state utilizzate per trattare una varietà di disturbi, tra cui infezioni, infiammazioni, condizioni reumatiche e malattie della pelle. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che l’uso terapeutico della pianta dovrebbe essere supportato da ulteriori studi clinici per determinarne l’efficacia e la sicurezza.
Composizione fitochimica e proprietà nutrizionali
L’Aglaia edulis è ricca di composti fitochimici, tra cui:
- Alcaloidi
- Flavonoidi
- Terpenoidi
- Steroli
- Fenoli
- Tannini
- Cumarine
- Saponine
- Carboidrati
- Acidi grassi
Questi composti conferiscono alla pianta un profilo nutrizionale e farmacologico significativo. Studi scientifici hanno evidenziato diverse attività farmacologiche dell’Aglaia edulis.
Attività antiossidante: gli estratti della pianta mostrano una significativa capacità di neutralizzare i radicali liberi, suggerendo un potenziale nell’attenuare lo stress ossidativo. Fra i principali composti della pianta con questo potere ci sono i lignani e gli aromatici, (lariciresinolo acetato, scopoletina e 5-idrossi-3,6,7,4′-tetrametossiflavone) ed alcuni triterpenoidi come l’aglalattone. Queste sostanze non solo hanno il potere di fungere da scavengers diretti, ma possono farlo in modo indiretto. La scopoletina e i lignani insaturi possono attivare il fattore di trascrizione Nrf-2, che permette l’espressione di enzimi antiossidanti e proteine protettive (HO-1, GST-p, TxR1, NQO-1, Hsp70, ecc.)
Attività antinfiammatoria: la presenza di composti bioattivi conferisce alla pianta proprietà antinfiammatorie, utili nel trattamento di condizioni infiammatorie. Le agleduline e la acetossi-gedunina sembrano dotate di un buon potere antinfiammatorio. Le ammidi aromatiche della pianta (aglaidulina, piriferinolo, edulimide, aglatiodulina, aglaiditiodulina, aglamidi A–D) sono antiflogistiche, immunomodulatrici e leggere antivirali (HSV); assieme ad alcuni composti aromatici possono essere citotossiche verso le cellule di carcinoma polmonare e mammario. I principi antinfiammatori della Aglaia edulis molto recentemente hanno attratto l’attenzione dei ricercatori che intendono studiare nella lotta a malattia infiammatorie molto disabilitanti come l’artrite reumatoide.
La aglaitiodulina ha una struttura che ricorda le benzamidi conosciute per inibire le istone deacetilasi (come il belinostat, il panobinostat e la chidamide, che sono sotto indagine preclinica preliminare contro i tumori). La aglaitiodulina è attiva contro la HDAC8 in un modello animale di artrite reumatoide; questa informazione supporta l’uso di A. leptantha e A. edulis nella medicina tradizionale indiana per il trattamento di disturbi correlati al dolore simili all’artrite reumatoide. A queste sostanze, molto recentemente i ricercatori hanno affiancato le flavagline, isolate dalle foglie e dai ramoscelli dell’albero. Tali sostanze sembrano in grado di attraversare molto bene la barriera emato-encefalica, rendendole potenzialmente molto efficaci contro la neuro-infiammazione, un disturbo sottostante a malattie come sclerosi multipla, depressione, epilessia e demenza.
Attività antitumorale: alcuni composti isolati, come le rocaglamidi, hanno dimostrato effetti citotossici contro linee cellulari tumorali, indicando un potenziale utilizzo nella ricerca oncologica. L’aglalattone ha dimostrato un notevole potenziale nel trattamento del cancro, grazie alla sua capacità di inibire la crescita delle cellule tumorali e indurre apoptosi (morte cellulare programmata). Studi preclinici indicano che questo composto può interferire con specifiche vie di segnalazione cellulare responsabili della proliferazione tumorale. Anche le benzo-[b]-oxazepine della pianta sono citotossiche verso le cellule tumorali: in particolare, sono stati isolati due epimeri denominati edulisone A ed edulisone B dalla corteccia di questa pianta. In aggiunta ci sono la edulirina A, il suo derivato acetato e le thapoxetine. Il tumore contro cui risultano più attive sono il carcinoma tiroideo seguito dal carcinoma prostatico e quello mammario estrogeno-sensibile.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Sun Y, Cui L, Sun Y et al. Phytochemistry. 2022; 195:113049.
Farabi K, Harneti D et al. Molecules. 2022 Oct; 27(19):6757.
Yodsaoue O, Sonprasit J et al. Phytochemistry. 2012; 76:83.
Kim S, Chin YW et al. J Nat Prod. 2006; 69(12):1769-75.
Kim S et al. Tetrahedron Letters. 2005; 46(52):9021-9024.
Mata-Greenwood E et al. Anticancer Res. 2001 ;21(3B):1763.
Saifah E, Suttisri R et al. Phytochemistry 1999; 52(6):1085.