L’artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens) è una pianta originaria delle regioni desertiche dell’Africa meridionale, nota per le sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche. Le radici tuberizzate della pianta contengono i principali principi attivi, tra cui arpagoside, iridoidi e altri composti bioattivi, che conferiscono le proprietà medicinali. La sua diffusione in passato non era molta; da circa 20 anni a questa parte è molto comune imbattersi in preparazioni commerciali, che i reumatologi consigliano ai loro pazienti per gestire le loro patologie reumatiche in modo complementare alla dieta o alla terapia farmacologica. In queste preparazioni è abbastanza facile riscontrare la presenza di estratti di artiglio del diavolo a dosaggi compresi fra 50 e 150mg di estratto secco attivo. Le preparazioni a base di artiglio del diavolo sono disponibili in diverse forme:
- Estratti secchi titolati: Capsule o compresse contenenti una quantità standardizzata di arpagoside (generalmente 2-5%).
- Estratti liquidi: Tintura madre o estratti fluidi per uso orale.
- Pomate o gel: Formulazioni topiche per applicazioni locali.
- Tisane: Radice essiccata per infusioni.
PRINCIPI ATTIVI:
Glucosidi iridoidi: arpagoside, arpagide, procumbide, harprocumbide A e B, 8-cinnamoil-myoporoside.
Fitosteroli: acido oleanolico, beta-sitosterolo, acido ursolico e loro esteri metilici.
Aromatici: acido caffeico, acido clorogenico, acido cinnamico, arpagochinone.
Glucidi: glucosio, fruttosio, raffinosio (trisaccaride), stachiosio (tetra saccaride).
Flavonoidi: kampferolo, fisetina, luteolina.
Vari: glucochinina.
Proprietà della pianta: antiflogistica, analgesica, antipiretica, ipocolesterolemizzante, spasmolitica, ipouricemica, coleretica e depurativa epatica, ipoglicemizzante.
Indicazioni reumatologiche: reumatismo degenerativo, artrite acuta, cervicartrosi con cefalea muscolo-tensiva, coxartrosi con sciatalgia, lomboartrosi.
Indicazioni extra-reumatologiche: iperuricemia, enteriti con diverticoli, dismenorrea, diabete tipo II.
Azioni biologiche dell’estratto
Glucoiridoidi quali l’arpagide, l’arpagoside e l’8-p-coumaroil-arpagide, così come il glicoside fenolico acteoside, sono risultati i principali costituenti bioattivi che inibiscono l’infiammazione e alleviano il dolore per inibizione della sintesi delle prostaglandine (dalla COX-2) e dei leucotrieni (dalla 5-LOX) in caso di reumatismi e nelle mestruazioni dolorose. La loro potenza è pari al fenilbutazone, ma senza che diano la tossicità di questo. Parte dell’azione analgesica diretta dell’estratto è da imputare ancora agli iridoidi. All’azione antiflogistica contribuiscono anche i triterpeni (acido oleanolico e ursolico), che possono inibire l’attivazione del fattore di trascrizione NF-kB, necessario per i globuli bianchi a produrre le citochine infiammatorie (IL-1, Il-6, TNF-alfa ed altre). Ci sono alcuni studi di un gruppo italiano (Mariano et al.) che indicherebbero come l’estratto totale è in grado di incentivare la segnalazione cellulare cannabinoide attraverso il recettore CB2R.
L’azione non è attribuita singolarmente agli iridoidi o al beta-cariofillene o ai polifenoli, ma piuttosto al complesso in toto, dato che i singoli componenti non sono risultati così efficaci nelle loro azioni sul dolore in modelli sperimentali. A parte l’azione sul dolore e l’infiammazione, l’estratto di artiglio del diavolo ha altre azioni biologiche meno conosciute al pubblico, ma riportate comunque. Gli iridoidi insieme agli acidi organici sono stomachichi (stimolano l’appetito e la digestione), coleretici (favoriscono l’uscita della bile dal fegato) e depuranti del fegato. Gli acidi fenolici (caffeico, clorogenico) sono degli antinfiammatori ed antiossidanti diretti; sono anche inibitori della XOS (abbassano i livelli di acido urico) e della PTP1B (migliorano il diabete tipo 2 e la sensibilità all’insulina). L’acido clorogenico regola anche l’enzima HMG-CoA reduttasi, limitante per la sintesi del colesterolo da parte del fegato nelle ore notturne (azione analoga alle statine).
Questo effetto può risultare utile nelle condizioni infiammatorie dove è stata riscontrata una ipercolesterolemia riflessa (come nell’artrite reumatoide, vasculopatia periferica, diabete tipo 2, per citarne alcune).
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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