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La terapia ormonale breve in menopausa potrebbe non influire sulle funzioni cognitive

Le più recenti ricerche scientifiche suggeriscono che la terapia ormonale sostitutiva (HRT) a breve termine utilizzata durante la menopausa non sembra avere effetti significativi sulle funzioni cognitive delle donne. Questo risultato rappresenta un passo importante nel comprendere meglio le implicazioni neurocognitive dei trattamenti ormonali somministrati per alleviare i sintomi della menopausa, come le vampate di calore, l’insonnia e i disturbi dell’umore. Nonostante studi precedenti abbiano sollevato preoccupazioni riguardo al possibile impatto negativo o positivo della HRT sulle capacità cognitive, le analisi più recenti mostrano una neutralità generale quando il trattamento viene somministrato per brevi periodi di tempo e in dosi controllate.

I ricercatori hanno osservato che la somministrazione di estrogeni e/o progesterone non sembra influenzare significativamente la memoria, l’attenzione o altre funzioni esecutive, specialmente se iniziata vicino all’inizio della menopausa. Questo contrasta con alcune teorie che suggerivano un ruolo protettivo della HRT sul declino cognitivo, in particolare quando somministrata precocemente, e con altre che ne indicavano un potenziale rischio neurocognitivo. Studi longitudinali a breve termine indicano che fattori come l’età di insorgenza del trattamento, la durata della terapia e la composizione ormonale giocano un ruolo chiave nel determinare eventuali effetti sulle funzioni cerebrali. È importante notare che questi risultati si riferiscono principalmente a donne in buona salute senza condizioni preesistenti come demenza o altre patologie neurologiche.

L’impatto della HRT su queste popolazioni potrebbe variare e richiedere ulteriori studi. Questi dati sono di grande rilevanza per medici e pazienti, poiché permettono di prendere decisioni più informate riguardo all’uso della terapia ormonale, bilanciando i benefici nel controllo dei sintomi menopausali con i potenziali rischi o assenza di benefici sul piano cognitivo. Rimane comunque cruciale continuare le ricerche a lungo termine per comprendere meglio l’impatto cumulativo della HRT sulla salute del cervello, considerando anche variabili come la predisposizione genetica e lo stile di vita.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Henderson VW et al. (2016). Neurology; 87(7):699-708.

Resnick SM et al. (2009). Neurology; 72(2):135-42.

Mak PM et al. (2007). Neurobiol Aging; 69(13):1322-30.

Shumaker SA et al. (2003). JAMA; 289(20):2651-62.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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