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L’esercizio fisico come strumento per il ringiovanimento cerebrale: la chiave è la costanza

Le ricerche scientifiche degli ultimi anni hanno dimostrato come l’attività fisica regolare rappresenti un pilastro fondamentale per il mantenimento e il miglioramento delle funzioni cognitive durante l’invecchiamento. Qualsiasi forma di esercizio, purché eseguita con una frequenza costante e a un’intensità moderata o vigorosa, è in grado di apportare benefici significativi al cervello. La connessione tra movimento fisico e salute cerebrale si basa su meccanismi biologici precisi che sostengono la neuroplasticità e migliorano la qualità della vita. Uno dei principali effetti dell’esercizio fisico è la stimolazione della neurogenesi, ovvero la formazione di nuovi neuroni, in particolare nell’ippocampo, una struttura del cervello fondamentale per la memoria e l’apprendimento. Questa rigenerazione neuronale è accompagnata dall’incremento del rilascio di fattori neurotrofici tra cui il BDNF, una proteina essenziale per la crescita, la sopravvivenza e la plasticità delle cellule nervose.

Inoltre, l’attività fisica migliora il flusso sanguigno cerebrale, garantendo un maggiore apporto di ossigeno e nutrienti, condizioni indispensabili per il funzionamento ottimale del sistema nervoso centrale. Gli studi dimostrano che sia l’attività fisica moderata, come il camminare a passo sostenuto o il praticare yoga, sia quella vigorosa, come la corsa o il nuoto, sono associate a un rallentamento del declino cognitivo. Tra i benefici cognitivi rilevati si evidenziano un miglioramento della memoria a breve e lungo termine, una maggiore capacità di concentrazione e attenzione sostenuta, nonché una riduzione significativa del rischio di sviluppare malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson. Tuttavia, ciò che emerge con forza da queste ricerche è che non è tanto il tipo specifico di esercizio a determinare il suo impatto positivo, quanto piuttosto la regolarità con cui esso viene praticato.

L’importanza dell’esercizio fisico risiede anche nella sua accessibilità: attività semplici e poco costose, come camminare all’aria aperta o utilizzare scale al posto dell’ascensore, possono essere sufficienti per iniziare a trarre vantaggi per la salute mentale e fisica. A livello di politiche sanitarie, promuovere l’attività fisica tra la popolazione, soprattutto quella anziana, dovrebbe essere una priorità assoluta. Interventi mirati, come la creazione di spazi verdi accessibili, programmi di attività fisica comunitaria e campagne di sensibilizzazione, possono giocare un ruolo cruciale nel rendere lo stile di vita attivo una norma sociale. Alla luce di un’aspettativa di vita globale in continuo aumento, l’esercizio fisico emerge come una strategia economica e scalabile per affrontare le sfide poste dall’invecchiamento, contribuendo a preservare la salute cognitiva e a migliorare la qualità della vita in tutte le età.

La scienza ha già dimostrato (e continua ad accumulare prove a suo favore) che l’esercizio fisico è positivamente associato al miglioramento di condizioni come la depressione, il diabete di tipo 2, l’ipertensione, il colesterolo sanguigno alto e la performance cardiaca nei pazienti cardiopatici moderati. Il fatto che le variazioni metaboliche indotte dall’esercizio si riflettano poi sugli organi e, di riflesso, su delle condizioni mediche, dovrebbe fare riflettere di più sula semplicità con cui effettivamente ognuno di noi potrebbe stare con poco e consapevolmente. In conclusione, l’attività fisica non è solo un mezzo per mantenersi in forma, ma un vero e proprio strumento per il ringiovanimento cerebrale, capace di favorire il benessere mentale e fisico in modo trasversale. L’invito è quindi chiaro: muoversi, in qualunque modo possibile, per garantire al nostro cervello una vita più lunga e sana.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Molina-Hidalgo C et al. Front Physiol. 2023; 14:1273981.

Solis-Urra P et al. Pediatr Obes. 2023 Mar; 18(3):e12998.

Hillman CH et al. Nat Rev Neurosci. 2008; 9(1):58-65.

Cotman CW et al. Trends Neurosci 2002; 25(6):295-301.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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