Il cancro alla tiroide è il tumore maligno più comune nel sistema endocrino. Di recente, la sua incidenza è aumentata rapidamente e si prevede che diventerà la quarta forma più comune di tumore maligno al mondo. Tra i sottotipi di tumori alla tiroide, il cancro anaplastico alla tiroide (CAT) è il più aggressivo e uno dei tumori maligni più letali per i quali non esiste un trattamento efficace. Sono stati impiegati radioterapia, chemioterapia e chirurgia radicale, ma la loro efficacia è limitata. Nonostante i recenti progressi nelle terapie mirate e nell’immunoterapia e l’approvazione da parte della combinazione targeted therapy dabrafenib+trametinib, sono stati segnalati solo limitati miglioramenti nella sopravvivenza. Sono in aumento gli studi sulla medicina erboristica per il trattamento dei tumori maligni e la medicina botanica classica Digitalis per il trattamento dell’insufficienza cardiaca e delle aritmie ha dimostrato di avere una significativa efficacia antitumorale contro un’ampia gamma di tumori maligni, tra cui il cancro ai polmoni, il cancro cervicale, il cancro al pancreas e il mieloma multiplo.
L’estratto di Digitalis contiene almeno 10 sostanze attive ed almeno una o due di queste sono sicuramente responsabili dell’effetto antitumorale. Un gruppo di ricercatori del Hangzhou Medical College a Zhejiang, Cina, ha cercato di capire quale fra queste potesse essere la più potente nell’uccidere le cellule maligne di CAT e quali meccanismi molecolari potessero essere in ballo. Attraverso sofisticati strumenti di bioinformatica e genomica, il gruppo è riuscito a tracciare una mappa dei geni più condizionati dall’estratto della pianta, arrivando anche ad identificare possibili proteine cellulari in grado di legare i princìpi attivi identificati. Fra questi sono spiccati le saponine cardioattive (digitossina, digossina, astragaloside e lanatoside C) ed alcuni flavonoidi (luteolina e jaceosidina). Tramite grafica computerizzata derivata dal Network di Interazione Proteina-Proteina (PPIN) e sistema KEGG di analisi genetica, gli scienziati hanno isolato 33 geni ed altrettante proteine che avrebbero potuto essere i bersagli cellulari putativi dell’estratto di Digitalis.
Fra le 33 proteine candidate, sei sono risultate positive per una possibile interazione fisica con i componenti della Digitalis, vale a dire, MAPK3, STAT3, MAPK1, HIF1A, Rel-A e IL6. Sono stati calcolati i punteggi di affinità di docking: le migliori interazioni di docking sono state osservate per la jaceosidin con ERK1, la luteolina con STAT3, il lanatoside C e digoxina con ERK2, l’astragaloside A con HIF-1A e la digitoxina con Rel-A. Da notare che la metà dei bersagli molecolari sono fattori di trascrizione (STAT-3, HIF-1A e Rel-A, che è una delle subunità dell’NF-kB o p65). Tutti loro partecipano alla biologia naturale dei tumori, controllando fenomeni come proliferazione, sopravvivenza, morte cellulare programmata (apoptosi), resistenza ai farmaci e reazioni metaboliche essenziali. Parimenti, l’altra metà delle proteine bersaglio sono proteina chinasi che hanno un ruolo più a monte, facendo parte delle chinasi mitogeniche (MAPK/ERK) che regolano la proliferazione cellulare. Im questa indagine, i ricercatori hanno confermato che queste sostanze inducono apopotosi nelle cellule CAT.
Questo si accosta agli effetti che le stesse sostanze hanno avuto in latri tipi di tumore. Per esempio, la jaceosidina è in grado di indurre l’apoptosi nelle cellule del cancro gastrico regolando i percorsi di segnalazione mediati dai ROS ed è in grado di inibire la progressione e la metastasi del carcinoma polmonare. L’astragaloside A può inibire la progressione delle cellule del cancro colorettale e inibire la migrazione e la progressione delle cellule del cancro cervicale. La digitossina ha un effetto inibitorio sulle cellule del cancro pancreatico e può ridurre HIF-1α e STAT3 per promuovere l’apoptosi e inibire la proliferazione e la migrazione delle cellule del cancro del colon umano mutante K-Ras. Altre saponine analoghe isolate dall’oleandro comune (Nerium oleander), come l’oleandroside ed il nerigoside, sono risultate attive contro cellule di carcinoma del colon e di leucemia, interferendo con la via ERK2-GSK3-beta catenina, che è fondamentale perché le cellule assumano un fenotipo sia immaturo, che predisposto a dare metastasi.
Lo studio condotto dai ricercatori cinesi non ha incluso estesi studi cellulari o esperimenti ex-vivo, non hanno esplorato più approfonditamente il meccanismo specifico dell’effetto antitumorale di questi principi attivi. Pertanto, il loro prossimo passo sarà quello di approfondire i meccanismi antitumorali di questi principi attivi attraverso ulteriori esperimenti in vivo e in vitro con l’obiettivo di consentire l’applicazione clinica.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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