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E’ possibile prevenire il cancro alla prostata con un vaccino? Le possibilità al vaglio della scienza

Cancro alla prostata e trattamenti

Il cancro alla prostata (PCa) è una neoplasia maligna comune che colpisce l’apparato genitourinario maschile. I trattamenti standard, come la terapia di deprivazione androgenica (ADT), spesso si dimostrano inefficaci per i pazienti con cancro alla prostata resistente alla castrazione (CRPC) o malattia metastatica (mCRPC). Sebbene la terapia antiandrogena di seconda generazione, la radioterapia e la chemioterapia offrano alcuni benefici, non forniscono una cura completa. L’immunoterapia tumorale, che utilizza il sistema immunitario del corpo per colpire ed eliminare le cellule tumorali, è emersa come una strada promettente. Tra gli approcci principali vi sono la terapia cellulare adottiva, gli inibitori dei checkpoint immunitari (ICI) e i vaccini contro il cancro. I vaccini contro il cancro introducono antigeni tumorali che attivano le cellule T, che poi prendono di mira e distruggono le cellule tumorali. Tuttavia, sfide come l’eterogeneità del tumore complicano lo sviluppo di vaccini universali. Di recente, gli scienziati hanno esaminato la letteratura disponibile per esplorare i progressi nei vaccini contro il cancro alla prostata.

Vaccini contro il cancro alla prostata

I vaccini contro il cancro alla prostata includono diversi tipi, come i vaccini con cellule dendritiche, i vaccini virali, i vaccini DNA/mRNA e i vaccini peptidici. L’efficacia di queste immunoterapie può essere influenzata da fattori biologici come età e livelli ormonali, nonché dal microambiente tumorale immunosoppressivo, che può consentire ai tumori di eludere le risposte immunitarie.

Vaccini con cellule dendritiche

Il primo vaccino contro il PCa approvato dalla FDA, Sipuleucel-T (PROVENGE), utilizza l’attivazione ex vivo delle cellule dendritiche del sangue periferico con una proteina di fusione del fattore stimolante le colonie di granulociti-macrofagi (GM-CSF) e della fosfatasi acida prostatica (PAP). PROVENGE attiva le cellule T CD4+ e CD8+, inducendo una risposta immunitaria contro i tumori. Gli studi clinici hanno dimostrato livelli ridotti di antigene prostatico specifico (PSA) e risultati migliori, soprattutto con un trattamento precoce o in combinazione con la radioterapia.

Vaccini peptidici

I vaccini peptidici prendono di mira gli antigeni tumorali per suscitare risposte immunitarie. Gli studi di fase III hanno dimostrato che questi vaccini possono abbassare efficacemente i livelli di PSA e trattare CRPC e mCRPC. Inoltre, la combinazione di vaccini peptidici con il chemioterapico ciclofosfamide a basso dosaggio ha dimostrato una maggiore efficacia nel ridurre i livelli di PSA.

Vaccini virali

I vaccini virali utilizzano virus modificati, come gli adenovirus, per fornire antigeni tumorali alle cellule ospiti. Il vaccino plasmidico ricombinante PROSTVAC, contenente un transgene PSA, rappresenta un esempio notevole in questa categoria. Questi vaccini mirano a generare risposte immunitarie robuste in grado di colpire ed eliminare le cellule tumorali.

Vaccini cellulari

Il vaccino GVAX/PCa, un vaccino con cellule cancerose geneticamente modificate, utilizza linee cellulari LNCaP e PC-3 per produrre GM-CSF. Gli studi clinici hanno dimostrato il suo potenziale nel ridurre i livelli di PSA nei pazienti con PCa ricorrente e nel migliorare i risultati per mCRPC. Sebbene promettenti, risultati come la remissione completa del PCa con GVAX, ciclofosfamide e degarelix richiedono ulteriore convalida.

Vaccini con acidi nucleici

I vaccini a DNA e mRNA introducono sequenze genetiche che codificano gli antigeni tumorali per attivare le risposte immunitarie. I vaccini a DNA agiscono producendo antigeni tumorali nelle cellule presentanti l’antigene (APC), che attivano le cellule T. I vaccini a mRNA offrono vantaggi come una maggiore efficienza di espressione, un minor rischio di mutazioni e un profilo di sicurezza favorevole. Entrambi gli approcci mostrano il potenziale per suscitare risposte immunitarie mirate.

Conclusioni

Sebbene i vaccini contro il cancro alla prostata siano promettenti, restano delle sfide, tra cui la complessità dei microambienti tumorali da comprendere, le interazioni immmunitarei locali e la necessità di un’ulteriore convalida delle attuali scoperte. La ricerca continua è essenziale per migliorare l’efficacia e l’accessibilità di queste terapie, offrendo la speranza di opzioni di trattamento più mirate e durature in futuro.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Zhou W, Lu X, Tian F et al. Vaccines 2024; 12(12):1384.

Zeng T et al. Onco Targets Ther. 2024; 17:991-1015.

Marek RD et al. Vaccines (Basel). 2024; 12(11):1273.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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