martedì, Gennaio 21, 2025

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La policistosi ovarica (PCOS) è una condizione ormonale comune che colpisce le donne in età riproduttiva. Circa il 6-20% delle donne in tutto il mondo sviluppa la PCOS. Questo disturbo endocrino è caratterizzato da iperandrogenismo, ovaie policistiche e disfunzione ovulatoria (oligo-ovulazione / anovulazione). Diversi studi hanno indicato che la PCOS è una malattia multiforme che influenza disturbi metabolici, come la resistenza all’insulina e la dislipidemia. Inoltre, la PCOS aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2 (T2D). Va anche notato che l’obesità esacerba i sintomi della PCOS. Fra i fattori contribuienti al problema ci sono, oltre agli squilibri ormonali, anche quelli da stress ossidativo, disbiosi intestinale e possibile componente immunologica riflessa. La terapia è farmacologica e di supporto fisico e psicologico dove serve. Non è facile gestire la PCOS perché richiede un approccio completo e personalizzato.

Diversi studi hanno dimostrato che i cambiamenti nello stile di vita, gli interventi dietetici, la gestione dello stress e l’attività fisica aiutano positivamente a gestire i sintomi della PCOS. Una dieta con macronutrienti e un apporto calorico ideali può migliorare efficacemente la sensibilità all’insulina, la gestione del peso e i marcatori infiammatori nelle donne con PCOS. Una dieta a basso indice glicemico contenente molte fibre e pochi carboidrati aiuta a migliorare la sensibilità all’insulina e a regolare i livelli di zucchero nel sangue. Una dieta con un alto contenuto di antiossidanti (ad esempio, vitamina D, vitamina E, vitamina C, polifenoli e β-carotene) riduce anche le probabilità di incidenza della PCOS. Gli alimenti a basso indice glicemico includono cereali integrali (ad esempio, avena e quinoa), legumi (ad esempio, fagioli e lenticchie), frutta (ad esempio, bacche, mele e pere) e verdure (ad esempio, verdure a foglia verde e broccoli), sono ricchi di composti antinfiammatori.

Rispetto alle diete ad alto indice glicemico, le diete a basso indice glicemico riducono significativamente l’insulina a digiuno, il colesterolo LDL, il colesterolo totale, i trigliceridi, la circonferenza della vita e i livelli di testosterone totale nelle pazienti con PCOS. È stato scoperto che una dieta chetogenica, che è una dieta ricca di grassi, proteine ​​adeguate e povera di carboidrati, riduce i livelli di androgeni, migliora la sensibilità all’insulina e aumenta i livelli di ormoni riproduttivi nelle donne con PCOS. Tuttavia, questa dieta non è raccomandata per un periodo prolungato a causa del suo basso valore nutrizionale, che può influire negativamente sulla salute. Gli acidi grassi omega-3 e la vitamina D hanno potenti proprietà antinfiammatorie e antiossidanti che migliorano significativamente la sensibilità all’insulina e riducono i livelli di androgeni nelle sindromi metaboliche come la PCOS.

Un apporto maggiore di omega-3 e vitamina E allevia anche i parametri di salute mentale e l’espressione genica di PPAR-γ, IL-8 e TNF-α nelle donne con PCOS. Gli integratori alimentari, come antiossidanti come N-acetilcisteina (NAC), vitamina D, inositolo e acidi grassi omega-3 e integratori minerali (zinco, magnesio, selenio e cromo) aiutano a ridurre la resistenza all’insulina. Questi integratori migliorano anche la funzione ovulatoria e riducono l’infiammazione nelle pazienti con PCOS. Gli integratori di acidi grassi omega-3 migliorano i parametri biochimici LH, LH/FSH, profili lipidici e livelli di adiponectina e regolarizzano il ciclo mestruale nelle donne con PCOS. Un recente trial clinico randomizzato ha anche indicato che l’integrazione pro-/prebiotica migliora i livelli di trigliceridi, insulina e colesterolo nelle donne con PCOS. Questo supporta l’intervento del microbiota intestinale nella possibile patogenesi della condizione.

Con questo non vuol dire che non bisogna concedersi degli svaghi o qualche capriccio a tavola. “In medio virtus” è un motto sempre valido; le concessioni sono ammesse ma non devono diventare la regola; e se nelle fasi iniziali di trattamento ci se ne priva, per il bene di una maggiore probabilità di riuscita, è tutto di guadagnato. Non si dimentichi, inoltre, un punto spesso molto sottovalutato o senza un buon livello di consapevolezza posseduta dagli interessati: la volontà di arrivare ad un obiettivo di benessere o buona qualità di vita.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Gautam R, Maan P et al. Nutrients 2025; 17(2):310.

Kicińska AM, Maksym RB et al. Biomedicines 2023; 11:1567.

Livadas S, Anagnostis P et al. World J Diab 2022; 13:5–26.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
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Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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