La passata pandemia ha innescato un rinnovato interesse verso le infezioni virali e le possibili conseguenze future della loro diffusione. Gli studi del 2020 supportati dalle nuove tecnologie del Machine Learning (MAL) e dell’Intelligenza artificiale (AI), hanno permesso l’individuazione potenziale di altre migliaia di ceppi virali sparsi per il globo di cui l’uomo non ne era a conoscenza. Ma se anche questi non diventeranno mai un pericolo per la salute pubblica, quelli esistenti danno già i loro grossi problemi. L’influenza aviaria è di nuovo in giro, come fu nel 2009, e gli esperti temono sempre che ci possa essere un nuovo tentativo di salto di specie e l’acquisizione di mutazioni che permettano al virus di diventare stabilmente affine per l’uomo. Naturalmente presente negli uccelli selvatici e letale nei polli, l’H5N1 si è diffuso in un’ampia varietà di mammiferi e ha iniziato a infettare le mucche da latte per la prima volta nella primavera del 2024.
All’inizio del 2025, l’epidemia si era diffusa attraverso mandrie in più stati degli Stati Uniti e aveva infettato decine di persone, per lo più lavoratori agricoli. Finora, la maggior parte delle persone infette soffre di una lieve malattia e infiammazione agli occhi e il virus non si sta diffondendo tra le persone. Il primo decesso per H5N1 negli Stati Uniti è stato segnalato a gennaio 2025 a seguito dell’esposizione a polli infetti. In uno studio recente, gli scienziati della Texas Biomed hanno confrontato i ceppi H5N1 isolati da un paziente umano e da bovini da latte in Texas. Negli studi sui topi, hanno scoperto che rispetto al ceppo bovino, il ceppo umano si replicava in modo più efficiente, causava una malattia più grave ed era presente in quantità molto maggiori nel tessuto cerebrale. Hanno anche testato diversi farmaci antivirali approvati per vedere se fossero efficaci contro entrambi i ceppi virali nelle cellule.
Fortunatamente, le mutazioni non hanno influenzato la suscettibilità agli antivirali approvati, che saranno una linea di difesa fondamentale nel caso in cui si verifichi una pandemia prima che i vaccini siano ampiamente disponibili. Ciò è particolarmente vero poiché gli esseri umani non hanno immunità preesistente contro l’H5N1 e i vaccini antinfluenzali stagionali sembrano offrire una protezione molto limitata. Texas Biomed sta ora esplorando le mutazioni umane H5N1 singolarmente per determinare quali siano responsabili dell’aumento di patogenicità e virulenza. Il team vuole capire cosa consente a H5N1 di infettare una gamma così ampia di specie di mammiferi; perché H5N1 causa una malattia lieve nelle mucche ma è letale nei gatti; e perché le infezioni tramite mucche sono meno dannose per le persone rispetto alle infezioni tramite polli.
Ma l’H5N1 non è l’unico virus che sta destando preoccupazioni crescenti. Uno studio recente pubblicato sulla rivista Eurosurveillance ha indagato l’aumento dell’incidenza delle infezioni da virus Toscana neuroinvasivo (TOSV) in Italia, concentrandosi sul periodo dal 2016 al 2023, con particolare attenzione al 2022 e al 2023. Il TOSV, trasmesso dai pappataci, è una causa significativa di disturbi legati al sistema nervoso centrale nella regione del Mediterraneo. Durante l’estate, è una delle principali cause di infezioni del sistema nervoso centrale, tra cui meningite ed encefalite. Mentre la maggior parte delle infezioni è asintomatica o causa una malattia lieve, alcuni gravi casi neuroinvasivi evidenziano il significativo impatto del virus sulla salute. Mentre i serbatoi naturali del TOSV rimangono poco chiari, gli esseri umani sono considerati ospiti accidentali.
La trasmissione del virus è fortemente correlata all’attività dei pappataci, che raggiunge il picco nei mesi più caldi, soprattutto nelle regioni con condizioni ambientali idonee. Nonostante la crescente incidenza delle infezioni da TOSV (rispetto agli anni passati sembra cresciuta di oltre 2,5 volte), lo studio sottolinea che il vero peso potrebbe essere sottostimato a causa delle differenze regionali nelle capacità diagnostiche e della sottostima al di fuori dell’Italia. Geograficamente, le infezioni sono state più comuni nelle regioni centro-settentrionali, in particolare Emilia-Romagna e Toscana. Tuttavia, sono stati segnalati casi anche in nuove regioni, tra cui Sardegna, Molise, Umbria e Trento, dal 2022 al 2023, evidenziando una distribuzione ampliata. Lo studio ha rilevato che i maschi, gli individui di età compresa tra 19 e 67 anni e i residenti di comuni rurali erano a più alto rischio (3 volte maggiore).
Tuttavia, lo studio evidenzia che le infezioni neuroinvasive da TOSV rimangono sottostimate al di fuori dell’Italia, senza misure di sorveglianza standardizzate in tutta l’Unione Europea. Nonostante la sua rilevanza per la salute pubblica, il TOSV rimane sottostimato e poco studiato, con una sorveglianza limitata al di fuori dell’Italia. L’assenza di un vaccino o di un trattamento specifico sottolinea ulteriormente la necessità di strategie preventive. Inoltre, si sospetta che le anomalie climatiche, tra cui temperature record e periodi di siccità prolungati nel 2022, influenzino l’attività del vettore e la trasmissione della malattia, ma gli impatti specifici sulle dinamiche del TOSV rimangono inadeguatamente compresi. I ricercatori hanno affermato che è fondamentale sensibilizzare gli operatori sanitari e rafforzare le misure di sorveglianza e prevenzione per attenuare il crescente impatto del TOSV sulla salute pubblica della regione.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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