venerdì, Febbraio 21, 2025

La dieta chetogenica e il controllo glicemico: efficacia a breve termine e implicazioni cliniche

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Negli ultimi anni, la dieta chetogenica ha guadagnato crescente attenzione come strategia alimentare per la gestione della glicemia, specialmente nei pazienti con diabete di tipo 2 e insulino-resistenza. Questo regime nutrizionale, caratterizzato da un apporto estremamente ridotto di carboidrati (generalmente inferiore al 10% dell’apporto calorico giornaliero), un elevato consumo di grassi e un adeguato apporto proteico, induce uno stato metabolico noto come chetosi. Durante lo stato di chetosi, il corpo utilizza i corpi chetonici (acetoacetato e beta-idrossibutirrato) come fonte primaria di energia in sostituzione del glucosio, il che può avere un impatto significativo sul metabolismo glucidico e sulla sensibilità insulinica. Numerosi studi hanno dimostrato che la dieta chetogenica può portare a una riduzione rapida e sostanziale della glicemia a digiuno, della variabilità glicemica e dei livelli di emoglobina glicata (HbA1c), parametri chiave nel controllo del diabete.

Le evidenze scientifiche suggeriscono che, nel breve termine, la dieta chetogenica può essere particolarmente efficace nel migliorare il controllo glicemico. Uno studio pubblicato su Diabetes Therapy ha evidenziato che pazienti con diabete di tipo 2 sottoposti a un protocollo chetogenico per 12 settimane hanno mostrato una riduzione significativa della glicemia a digiuno e un miglioramento della sensibilità insulinica rispetto a coloro che seguivano una dieta standard. Altri studi hanno riportato riduzioni sostanziali della resistenza insulinica e un miglioramento della funzione delle cellule beta pancreatiche, suggerendo un potenziale beneficio per il trattamento precoce del diabete. Tuttavia, gli effetti a lungo termine di questa dieta sulla salute metabolica restano controversi. Alcuni studi indicano che la restrizione cronica dei carboidrati potrebbe portare a effetti avversi, tra cui un aumento del rischio cardiovascolare dovuto all’elevato consumo di grassi saturi, alterazioni del microbiota intestinale e possibili deficit nutrizionali.

Inoltre, la sostenibilità della dieta chetogenica nel lungo periodo rappresenta una sfida significativa, con molte persone che faticano a mantenere l’aderenza a causa della rigidità delle restrizioni alimentari. Nonostante i benefici osservati nel breve termine, le raccomandazioni nutrizionali per la gestione del diabete di tipo 2 suggeriscono un approccio più equilibrato e personalizzato, che tenga conto delle esigenze individuali, delle preferenze alimentari e della sostenibilità a lungo termine. In questo contesto, potrebbe essere utile combinare gli effetti metabolici favorevoli della dieta chetogenica con strategie alimentari meno restrittive, come la dieta Mediterranea a basso indice glicemico o l’alimentazione a digiuno intermittente. Ulteriori ricerche sono necessarie per valutare l’impatto a lungo termine della dieta chetogenica e per determinare il suo ruolo ottimale nella gestione del diabete e della salute metabolica in generale.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Hallberg SJ et al. Diabetes Ther. 2018; 9(2):583.

Ludwig DS et al. JAMA Internal Med. 2018; 178(8):1098.

Feinman RD et al. Nutrition. 2015; 31(1), 1-13.

Taylor R. Diabetes Care. 2013; 36(4):1047-1055.

Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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