La dieta è riconosciuta come un fattore primario che modella l’ecosistema microbico intestinale. Serve anche come veicolo per trasferire microbi correlati al cibo all’intestino, dove proliferano, modulano il microbiota e influenzano la salute dell’ospite. Gli alimenti fermentati, tra cui yogurt e formaggio, sono tra i componenti dietetici più ampiamente consumati. Specifici batteri dell’acido lattico nel microbiota del formaggio e del latte crudo possono essere trasferiti transitoriamente all’intestino umano, esercitando effetti positivi come l’inibizione dei patogeni, la sintesi di composti bioattivi e la modulazione della funzione di barriera dell’intestino. Mentre gli studi hanno esplorato gli effetti sulla salute dell’assunzione di formaggio, il suo impatto sulla composizione del microbiota intestinale e sul potenziale funzionale rimane scarsamente definito.
Inoltre, varie ricerche hanno dimostrato l’esistenza di una correlazione positiva tra il consumo di latticini fermentati e il mantenimento del peso. Inoltre, studi clinici hanno evidenziato i potenziali ruoli benefici del consumo di formaggio nel potenziare le risposte immunitarie e nell’alleviare la gravità dei sintomi dell’artrite reumatoide riducendo l’infiammazione e modificando la composizione del microbiota intestinale. Un gruppo di ricercatori italiani ha valutato gli effetti dell’assunzione di formaggio sulla composizione del microbiota intestinale e sul potenziale funzionale utilizzando un mezzo di simulazione dell’ambiente intestinale in vitro (GESM). Questo mezzo è privo di fattori derivati dall’ospite come interazioni immunitarie e competizione con i microbi intestinali nativi, una limitazione fondamentale per l’applicabilità nel mondo reale.
Quindici formaggi sono stati coltivati in GESM per 16 ore, seguite da estrazione e sequenziamento del DNA. La composizione microbica è cambiata drasticamente con la coltivazione GESM, riducendo l’abbondanza di specie dominanti e aumentando alcuni taxa batterici accessori. Ad esempio, Hafnia paralvei in un campione di formaggio (L3) è aumentata dallo 0,08% all’86% dopo la coltivazione. È interessante notare che le specie batteriche più abbondanti e diffuse nei formaggi a latte crudo, ovvero Streptococcus thermophilus (abbondanza relativa media del 29,7%), Lactobacillus paracasei (16,4%), L. delbrueckii (15,2%), L. helveticus (16,5%) e Lactococcus lactis (12,8%), hanno subito una sostanziale diminuzione della loro abbondanza relativa quando i formaggi sono stati coltivati in GESM.
Infatti, solo Streptococcus thermophilus ha mantenuto un’abbondanza elevata (11,4%) e una prevalenza (60%) dopo la coltivazione in GESM, mentre le altre specie batteriche citate hanno mostrato un’abbondanza relativa media che non ha superato il 6%. Al contrario, l’abbondanza relativa di vari taxa accessori del microbiota del formaggio a latte crudo ha mostrato un marcato aumento come Enterobacter, Bacillus, Clostridium e Hafnia. Il sequenziamento dell’RNA di H. paralvei T10 coltivato in simulazione ha rivelato un’elevata espressione di geni coinvolti nella capacità antiossidante, nella biosintesi degli amminoacidi e nel metabolismo degli acidi grassi a catena corta (SCFAs). L’analisi metabolomica ha mostrato cambiamenti significativi nei derivati degli oligopeptidi e nei glicero-fosfolipidi.
La presenza di H. paralvei T10 nell’intestino del consumatore ha contribuito alla produzione di metaboliti che influenzano le interazioni ospite-microbo e microbo-microbo. Mentre il modello in vitro dello studio fornisce approfondimenti meccanicistici, sono necessarie future ricerche sugli esseri umani per convalidare se questi batteri persistono e interagiscono con i microbi intestinali nativi in vivo.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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