Il diabete di tipo 2 (T2D) rappresenta la maggioranza (90%) dei casi di diabete e le stime suggeriscono che entro il 2045 ci saranno 783 milioni di persone affette da diabete. Pertanto, sono necessarie strategie che coinvolgano fattori modificabili, come una dieta sana e uno stile di vita sano, per arrestare l’ondata diffusa di diabete e le relative complicazioni. Gli integratori a base di erbe e gli alimenti di origine vegetale sono stati associati a minori probabilità di sviluppare il T2D. I polifenoli sono tra i componenti più comuni negli alimenti di origine vegetale. Hanno funzioni antiossidanti e di sopravvivenza nelle piante. Grazie alle loro proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, questi composti potrebbero aiutare a prevenire malattie metaboliche e non trasmissibili.
I composti fenolici sono classificati nelle seguenti classi principali: acidi fenolici, tannini, flavonoidi, lignani e stilbeni. I residui vegetali, come sottoprodotti e rifiuti alimentari, sono ricchi di composti fenolici. Pertanto, possono essere estratti per produrre integratori alimentari, nutraceutici e prodotti medicinali. Sebbene le bucce di alcuni ortaggi e frutti siano commestibili, sono principalmente residui nell’industria alimentare. Inoltre, le bucce rappresentano una fonte sostanziale di sostanze fitochimiche e nutrienti, con una maggiore bioattività rispetto alla polpa. Uno studio recente pubblicato sulla rivista Food & Function ha esaminato le bucce di mela come fonte di composti fenolici per applicazioni industriali.
Nel presente studio, i ricercatori hanno studiato se le bucce di mela commestibili possono essere utilizzate come fonte di composti fenolici bioattivi. I fenolici rilevati nei campioni includevano flavonoidi, antocianine, flavan-3-oli, acidi cinnamici e diidrocalconi. In particolare, stilbeni, acido idrossibenzoico e flavanoni non sono stati rilevati in alcun campione, mentre acido clorogenico, iperoside, florizina, procianidina B2, epicatechina e delfinidina 3,5-diglucoside erano i composti fenolici più abbondanti. I campioni di varietà commerciali di mele erano una fonte migliore di antocianine e flavonoidi, ma avevano una percentuale inferiore di acidi cinnamici, flavan-3-oli e diidrocalconi. Al contrario, i campioni locali avevano un contenuto di antocianine e flavonoidi inferiore rispetto ai campioni commerciali.
Una varietà chiamata Amarilla de Octubre era la più abbondante in antocianine e flavonoidi tra i campioni locali. Solo quattro estratti su quattordici preparati (Pinova, Verde Doncella, Manzana Helada e Amarilla de Octubre) hanno inibito l’α-glucosidasi. Ha anche inibito l’α-amilasi, sebbene fosse notevolmente meno potente dell’acido gallico (inibitore naturale standard). In particolare, i ricercatori non hanno trovato alcuna correlazione diretta tra il contenuto totale di polifenoli e l’inibizione dell’α-glucosidasi o degli AGE, il che suggerisce che altri composti o effetti sinergici potrebbero guidare la bioattività. Lo studio ipotizza inoltre che i triterpeni, come gli acidi oleanolico e ursolico, naturalmente presenti nelle mele, possano contribuire all’inibizione enzimatica osservata.
Non è da dimenticare che la maggior parte dei polifenoli, inclusi molti di quelle analizzati qui, è dotata di potere antiossidante e parzialmente in grado di contrastare anche la formazione dei complessi glicati avanzati (AGE) tipici delle complicanze diabetiche. La florizina, inoltre, è il precursore della nuova categoria di farmaci usati per sbarazzarsi del glucosio sanguigno attraverso le urine impedendone il riassorbimento renale: gli inibitori del SGLT come empagliflozin e dapagliflozin. Ciò suggerisce che gli estratti di buccia di mela potrebbero servire come interventi complementari, piuttosto che primari, per la gestione del diabete di tipo 2 e dello stress ossidativo. Anche il ruolo di altri composti bioattivi, come i triterpeni, merita ulteriori indagini.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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