L’osteoporosi, caratterizzata da una ridotta BMD, rappresenta un rischio significativo per la salute, in particolare per gli individui di età superiore ai 50 anni, con oltre il 30% delle donne e il 20% degli uomini a rischio di frattura. Fattori di rischio condivisi come obesità, ipertensione e sindrome metabolica collegano osteoporosi e malattie cardiovascolari. Nuove prove suggeriscono che la salute cardiovascolare, misurata da LE8, può influenzare la BMD attraverso meccanismi come riduzione dell’infiammazione, miglioramento del metabolismo del calcio e regolazione ormonale. Esplorare questa connessione potrebbe migliorare la comprensione dei meccanismi dell’osteoporosi e informare le strategie di prevenzione e trattamento. Ulteriori ricerche sono essenziali per chiarire i percorsi sottostanti e sviluppare interventi mirati. Per acquisire una maggiore comprensione di queste relazioni, gli scienziati hanno analizzato i dati del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) 2011-2018, che ha coinvolto 39.156 partecipanti.
I criteri di esclusione includevano partecipanti di età inferiore ai 20 anni o superiore ai 59 anni, donne in postmenopausa (un gruppo ad alto rischio per l’osteoporosi), individui con malattie croniche che influenzano il metabolismo osseo e quelli con una storia di fratture o osteoporosi. Dopo le esclusioni, sono rimasti 2159 partecipanti di età compresa tra 20 e 59 anni. LE8, una metrica di salute cardiovascolare introdotta dall’American Heart Association, comprende quattro comportamenti di salute (dieta, attività fisica, tabagismo e salute del sonno) e quattro fattori di salute (indice di massa corporea (BMI), lipidi nel sangue, glicemia e pressione sanguigna). I punteggi LE8, che vanno da 0 a 100, sono stati calcolati utilizzando metodi convalidati. L’assorbimetria a raggi X a doppia energia (DXA) ha misurato la BMD in più siti anatomici. I partecipanti nel gruppo con salute cardiovascolare elevata (CVH) erano più giovani, prevalentemente donne e con un consumo di alcol inferiore e una prevalenza maggiore di non fumatori rispetto al gruppo con CVH bassa.
Sebbene i livelli di transaminasi epatiche (ALT e AST) fossero nella norma, erano significativamente più alti nel gruppo CVH elevato, mentre il BMI era notevolmente più basso. È stata osservata una tendenza al rialzo nella BMD della colonna lombare e del tronco con l’aumento dei punteggi CVH. Inoltre, il gruppo CVH elevato aveva significativamente meno individui con ipertensione e diabete. I modelli completamente aggiustati hanno mostrato che i punteggi LE8 erano positivamente correlati con la BMD della colonna lombare, della colonna toracica, del tronco e totale (tutti P<0,001). I partecipanti CVH elevati hanno mostrato aumenti di 0,042 g/cm² nella BMD della colonna lombare, 0,033 g/cm² nella BMD della colonna toracica, 0,046 g/cm² nella BMD del tronco e 0,049 g/cm² nella BMD totale rispetto al gruppo CVH basso. I partecipanti di età compresa tra 20 e 34 anni hanno mostrato i maggiori incrementi di BMD, con ogni aumento di 10 punti nei punteggi LE8 associato a guadagni di 0,022 g/cm² nella densità della colonna lombare, 0,012 g/cm² nella BMD della colonna toracica, 0,017 g/cm² nel tronco e 0,013 g/cm² nella densità ossea totale (P < 0,05).
L’analisi specifica per genere ha rivelato un’associazione positiva tra i punteggi LE8 e la BMD della colonna toracica tra le donne (P<0,001), senza alcuna relazione significativa osservata negli uomini. Ciò potrebbe dipendere dal metabolismo osseo attivo e da fattori ormonali come gli estrogeni. Gli autori hanno osservato che i componenti di LE8, come l’aderenza a diete come DASH (ricca di calcio, povera di sodio), l’attività fisica e la cessazione del fumo, possono migliorare la BMD ottimizzando l’assorbimento del calcio, riducendo lo stress ossidativo e stabilizzando i livelli ormonali. Consolidando gli indicatori CVH in un singolo punteggio composito, lo studio non solo fa progredire la comprensione dell’interazione tra salute cardiaca e metabolismo osseo, ma identifica anche le variazioni in questa relazione tra gruppi di età, sesso e BMI. Questi risultati forniscono una base scientifica per lo sviluppo di strategie personalizzate di prevenzione dell’osteoporosi, sottolineando il ruolo fondamentale dei comportamenti sani nel mantenimento della salute ossea.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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