mercoledì, Gennaio 15, 2025

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Fenilchetonuria: non solo la genetica, anche la nutrizione conta

La fenilchetonuria è una condizione ereditaria molto invalidante, dovuta al malfunzionamento di un enzima deputato al metabolismo dell’aminoacido fenilalanina. La prevalenza della malattia è nella media globale di circa 1 bambino su 10.000 nati vivi, con prevalenze maggiori in alcune regioni del mondo (es. paesi scandinavi e Turchia). Viene adesso denominata iper-fenilalaninemia tipo I, dato che nel corso dei decenni l’affinamento delle tecniche diagnostiche e di biologia molecolare hanno permesso la distinzione di molte mutazioni dello stesso enzima. A secondo della gravità che compromette la funzionalità dell’enzima fenilalanina idrossilasi (PAH), infatti, posso esistere forme molto lievi che sopportano una certa dieta non-restrittiva. Sin dall’età neonatale, una volta appurata la diagnosi, l’alimentazione sostitutiva con una formula aminoacidica opportuna diventa obbligatoria pena la comparsa di deficit cognitivo severo, ritardo mentale, convulsioni ed altri sintomi piramidali e/o extra-piramidali (questi ultimi più modesti).

Ecco perchè esistono supporti medici e di continuità assistenziale dedicati, in cui le figure mediche e para-mediche sono intente a far comprendere una certa disciplina nel seguire le raccomandazioni alimentari dei pazienti, onde evitare gravi compromissioni cognitive e/o comportamentali del malato.La maggior parte degli alimenti, sopratutto di origine animale, è invero una buona fonte di fenilalanina. Quindi carni, uova e derivati, latte e derivati, pane e derivati ed anche la frutta secca, sono praticamente da escludere nella dieta di chi è affetto da fenilchetonuria. Tra gli alimenti da consumare moderatamente sono inclusi riso, soia, mais, piselli, broccoli e spinaci. Libero accesso, infine, è garantito per tutta la verdura, la frutta e relativi succhi, i funghi, le marmellate ed il miele. Come si evince dalle liste suddette, i piccoli pazienti non hanno accesso ad un adeguato contenuto di proteine “nobili”, necessarie ad un opportuno sviluppo psico-fisico.

Sono disponibili formulazioni sia complete di tutti gli amminoacidi, che comprendenti solo gli aminoacidi neutri (leucina, isoleucina, valina, treonina), per le quali è stato dimostrato competere per l’assorbimento degli altri aminoacidi aromatici (specie la fenilalanina) da escludere nella dieta. Una terapia proteica migliore della formula aminoacidica è quella con glicomacropeptide (GMP), un frammento della caseina kappa rinvenibile nel siero di latte dopo cagliatura, privo di fenilalanina e dunque ideale. La forma purificata è presente in commercio (es. PhenylAde GMP®). Tuttavia, il GMP non possiede tutti gli amminoacidi essenziali e deve essere integrato con una formulazione che comprenda gli aminoacidi mancanti. E’ da sottolineare che le formule aminoacidiche costituiscono l’alimentazione permanente, non solo dei pazienti pediatrici ma anche adolescenziali e, nei casi clinicamente più severi, anche nei pazienti adulti.

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Ci si chiede, allora, quale rilevanza abbia l’alimentazione con cibo a scarso contenuto di fenilalanina come frutta, verdura e loro derivati. Sicuramente per garantire un adeguato apporto glucidico, vitaminico e di sali minerali. Un certo introito di alimenti a moderato contenuto di fenilalanina (es. riso, patate, soia) sono concessi in modo ciclico, mentre un’alimentazione a base di frumento, carne, formaggi, uova o derivati che li contengono, è scoraggiata o comunque può essere eseguita non più di una volta al mese. In questo frangente è bene associare una certa quota di formula a base di aminoacidi neutri per minimizzare l’assorbimento della fenilalanina. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che la fenilalanina è un aminoacido essenziale e che rientra praticamente in tutte le proteine dei vari tessuti umani. Una seppur minima quota di introduzione con gli alimenti deve essere sempre garantita, paradossalmente, per evitare di andare incontro agli stessi sintomi clinici e/o a ritardo mentale ed organico per carenza assoluta dell’aminoacido.

Tuttavia, gli adolescenti che raggiungono la giovane età adulta spesso cominciano a dubitare dell’efficacia della loro dieta, spinti da diversi fattori. Primo fra questi le loro relazioni sociali, per cui i loro coetanei hanno accesso ad una dieta libera; questo può innescare atteggiamenti di noncuranza ed emulazione. Questo fattore è più incidente se il livello culturale circostante è medio-basso. Il fattore economico non è da meno: come esempio, si consideri che negli Stati Uniti, la formula liquida neonatale/pediatrica ha un costo medio di mantenimento pari a 1000 dollari mensili. Vi sono diversi brand-names disponibili come Anamix LQ®, PKU Nutri3®, PKU Periflex®, per citare quelli più diffiusi. Ma, nelle aree sottosviluppate o povere del pianeta, il non corretto o costante accesso alla terapia sostitutiva, conduce inevitabilmente a ritardo mentale dei pazienti sin dall’età pediatrica. 

Come citato precedentemente, esistono varianti della fenilchetonuria che clinicamente sono molto lievi, e che è stato scoperto essere sensibili al cofattore vitaminico (tetraidro-biopterina) dell’enzima PAH. L’efficacia, secondo la casistica disponibile, è del 50% dei pazienti che assumono tale cofattore e sembra direttamente correlata al tipo di mutazione che ogni paziente con fenilchetonuria reca nell’enzima. Non esistono dati disponibili o corroboranti la sua efficacia nelle forme cliniche più invalidanti o con danno cerebrale conclamato. Il supplemento, disponibile commercialmente col brand-name di KUVAN® (sepiapterina) tuttavia, è molto costoso: una confezione di 30 capsule da 100mg ha un prezzo indicativo di 1128,30 euro.

Concludendo, rispetto alle semplici restrizioni dietetiche del passato, sono disponibili alcune opzioni alimentari o nutrizionali più specifiche. Tuttavia, pur dipendendo interamente dai progressi della ricerca scientifica, si è ancora lontani dall’accedere ad alimenti convenzionali opportunamente ingegnerizzati per la patologia.

Articolo a cura di: Dr. Gianfrancesco Cormaci, Medico specialista in Biochimica Clinica – – Dr. Danilo Ciciulla, Tecnologo Alimentare e Auditor.

 

BIBLIOGRAFIA SPECIFICA

Brody EP (2000) Br. J. Nutr. 84 (Suppl1): S39-46.

Ney DM et al. (2009) J. Inherit Metab Dis 32 (1): 32-39.

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Hartenett C et al. (2013) Mol. Gen. Metab. 108(4): 255-58.

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Solverson P et al (2012) Am J Physiol Endocrinol Metab (302)7: E885.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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