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Benessere sul lavoro sanitario: un intreccio di soddisfazioni fra le due parti. Anche in pandemia

Richieste di lavoro intensificate creano gravi rischi per il benessere dei dipendenti. In sanità, il benessere dei dipendenti si riflette anche nella soddisfazione dei pazienti. Sotto un carico di lavoro pesante, anche le sfide positive come imparare cose nuove vengono vissute come un aumento dello stress. I ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Jyväskylä hanno chiarito come il personale di un distretto sanitario abbia sperimentato crescenti richieste di lavoro e come le richieste fossero collegate al benessere sul lavoro. Inoltre, lo studio ha chiarito se le richieste sui dipendenti si riflettessero nella soddisfazione del cliente. I dati della ricerca sono stati raccolti utilizzando un sondaggio elettronico nell’autunno del2019. Lo studio continuerà nell’autunno del 2021 con la raccolta di dati di follow-up. Nello studio, più di mille dipendenti hanno valutato le loro esperienze di richieste di lavoro intensificate, esaurimento del lavoro e impegno lavorativo. Inoltre, quasi mille pazienti del distretto sanitario hanno valutato come sono stati trattati dal personale sanitario.

Come i ricercatori si aspettavano, l’esperienza del personale sanitario di aumento della pressione del tempo e del carico di lavoro era collegata a un maggiore esaurimento. I dipendenti che lavorano nelle cure di emergenza e gli infermieri avevano un rischio particolarmente elevato di esaurimento. Inoltre, l’esperienza condivisa dalla comunità lavorativa di maggiori richieste di pianificazione del lavoro era collegata a un maggiore esaurimento eauna minore soddisfazione del cliente. Ciò è stato osservato in particolare nel personale dei servizi di leadership. Secondo il team di ricerca, un’osservazione sorprendente è stata che nessuna delle richieste di intensificazione era collegata positivamente all’impegno lavorativo. Alla luce degli studi precedenti, i dipendenti possono trovare alcune richieste come l’apprendimento di cose nuove sfide positive, specialmente quando le richieste sono ragionevoli. Tuttavia, questo non era il caso dei dipendenti sanitari studiati. È possibile che il carico di lavoro generale nell’assistenza sanitaria, abbia portato queste sfide positive a essere vissute anche come ulteriore stress.

Non è dato sapere in questo contesto se la sensazione di sperimentare maggiore stress sia stata dettata anche dal contesto pandemico. I dati sono stati raccolti a partire dall’autunno 2019, quando ancora non sembrava esserci sentore di alcuna pandemia. Dato che la raccolta dati finirà con l’autunno di quest’anno, viene spontaneo chiedersi se “nel tragitto” il peso delle restrizioni e cambiamenti lavorativi imposti dalla pandemia abbiapotuto influire sui risultati dello studio. Il personale sanitario mondiale ha subìto una notevole pressione psicologica a seguito del colpo pandemico; e ben il 58% di loro in media ha sviluppato problemi comportamentali o psicologici che spaziano dall’insonnia alla depressione, fino agli attacchi di panico e disturbi della memoria, ha anche rimarcato che una buona parte del personale sanitario ha intenzione di interrompere la professione o cambiare attività lavorativa dopo la fine di questa pandemia.Si ritiene che non sia corretto parlare di soddisfazione professionale quando la pressione mentale è costante e rischia di trasformarsi in problema di salute per l’operatore.

Se ci si vuole riferire al fatto che, grazie alle migliori conoscenze mediche rispetto a 40 anni fa, è stato possibile salvare più vite al pronto soccorso o nelle terapie intensive, non è sbagliato sentire che il personale sanitario abbia potuto provare soddisfazione nell’aver fatto uno sforzo straordinario che ha avuto un impatto indelebile nella storia medica mondiale. Tutti sono stati testimoni anche dei ringraziamenti dei pazienti salvati dal COVID-19 nelle interviste televisive. Senza dubbio anche questo ha contribuito positivamente a sostenere “il morale” del personale sanitario, senza che purtroppo abbia potuto riportare indietro le centinaia fra medici, infermieri ed operatori che solamente in Italia hanno perso la vita nel percorso. Ma è anche vero che lo stress psicologico non è da ritenere una costante durevole nella professione sanitaria, perché questa debba esser e portata ad eccellere.Si tratta ovviamente di un contesto storico eccezionale. Che nessuno si augura di rivedere fra altri 100 anni.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Meyer MN et al. JAMA Netw Open 2021; 4(3):e215344.

Martín J et al. Int J Clin Pract. 2021 Jul 7:e14607.

Kunz M et al. Curr Opin Psych 2021; 34(4):413-419.

Huhtala M et al. J Advance Nursing 2021 May 28.

Keles E et al. Occup Med (Lond). 2021; 71(3):131-135.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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