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Cistite: è giusto curarla, ma cosa si deve e non si deve mangiare a tavola?

Cos’è la cistite?

La cistite è un’infiammazione della vescica, generalmente riconducibile ad un’infezione. Costituisce una tra le più frequenti patologie del tratto urinario e interessa prevalentemente il sesso femminile. La cistite regolarmente non -è pericolosa ma può diventare fastidiosa e disabilitante se dura per troppo tempo. I casi più lievi si risolvono spontaneamente nel giro di qualche giorno; tuttavia, alcuni soggetti tendono ad avere delle ricadute frequenti che necessitano una cura specifica. Col protrarsi della condizione compaiono bruciore intenso alla minzione, stranguria (dolore quando si urina) e a volte fastidio nel mantenere la posizione seduta. Non è infrequente svegliarsi di notte (nicturia) per andare ad espellere poca urina ed in più riprese(pollachiuria).

L’unica complicazione patologica della cistite è l’infezione renale (nefrite e pielonefrite), fortunatamente molto rara perché subentra in genere solo in concomitanza di altre patologie (es. diabete, difese immunitarie basse, malattie infiammatorie intestinali come la malattia di Crohn, ecc.). Dopo le prime diagnosi, alcune donne scelgono di curare autonomamente la cistite ma la scelta spesso non è proprio felice, per il subentrare o di metodi “fai date” o per cattiva gestione del dosaggio antibiotico spesso prescritto dal medico (inteso come dosaggio vero o durata del trattamento).

Cause e tipi di cistite

Le cause della cistite propriamente detta non sono sempre ben definite ma in buona parte dei casi la causa è batterica. Il meccanismo patologico si basa sulla risalita dei batteri della cute esterna nell’uretra fino alla vescica o da quelli in vescica che prendono il sopravvento sui sistemi locali di controllo. La scarsa igiene personale, la presenza di catetere vescicale in caso di degenze e la stipsi cronica favoriscono tutti la comparsa di cistite. Lacura risolutiva è costituita dai farmaci antibiotici. Nella maggioranza di casi si ricorre ad antibiotici dedicati come la fosfomicina (3gr per 2 giorni). In altri casi, per la comparsa di ceppi batterici resistenti agli antibiotici è suggerito eseguire un esame di urinocoltura, in modo da stabilire a quali antibiotici è sensibile o resistente il germe sottostante.

L’uso di antinfiammatori generici (FANS) è aspecifico, anche se alcuni sono più dedicati (Cistalgan, 2 compresse al giorno) per conferire un certo sollievo. Gli integratori a base di mannosio sono disponibili e possono essere assunti per lungo tempo; essi interferiscono con lo zucchero eventualmente presente nelle urine e prevengono l’adesione dei batteri nella parete dell’organo. Esiste anche una forma alternativa di cistite, diversa da quella comune, nota come cistite interstiziale. Questa forma priva di segni clinici colpisce soprattutto le donne di mezza età e va trattata differentemente rispetto alla cistite batterica. Infatti, la causa sottostante spesso è da ricercare o nella contemporanea presenza di forme d’ansia o di colite psicosomatica, ma anche a reazione irritante di alcuni alimenti.

Prevenzione dietetica

La prevenzione della cistite infettiva prevede una serie di accorgimenti comportamentali e nutrizionali definiti. Quelli comportamentali riguardano la cura dell’igiene intima, l’attenzione nello svuotamento della vescica e mantenere una buona idratazione quotidiana diurna, fattore oggi molto sottovalutato. Il consumare alimenti che potrebbero favorire la remissione della cistite può giovare: sicuramente un effetto dedicato lo hanno i mirtilli rossi (cranberries), i mirtilli blu e l’uva ursina (anche se non facilmente reperibile), poiché contengono acidi fenolici e alcuni polifenoli con attività antibiotica. Gli zuccheri semplici vanno assolutamente evitati, perché favoriscono la crescita batterica.

In caso di cistite interstiziale, gli accorgimenti più importanti da rispettare sono: cercare di identificare gli alimenti che causano sintomi (dieta per esclusione); e una volta riusciti a farlo mantenere una dieta varia ma equilibrata, unita ad una buona idratazione. Dato che in questa forma di cistite spesso c’è uno stato di sovrappeso, non è una cattiva idea eliminare almeno 500-600 calorie al giorno, per arrivare a perdere 2-3 Kg al mese. È ovvioche diventa imperativo eliminare i cibi spazzatura, quelli poco salutari e i prodotti lavorati/conservati, cibi precotti, fritture, alimenti sottolio, sottaceto, affumicati, insaccati, carne e pesce in scatola, sughi pronti, dolciumi, caramelle e quant’altro condizioni negativamente lo zucchero nel sangue.

È consigliabile sostituire tutti i cibi raffinati con l’equivalente non elaborato. Ad esempio, invece che una porzione di pasta di semola al ragù (una voltala settimana; e non tutti i giorni), è meglio prediligere una zuppa in brodo di cereali integrali ed una piccola pietanza a base di carne o pesce La frutta andrebbe consumata due o tre volte al giorno senza timori per gli zuccheri contenuti, dato che sono forme naturali e miste ad altri nutrienti. Parimenti, verdura due o tre volte al giorno (almeno una a crudo) e pane solamente a pranzo e dimezzato nella quantità. I latticini come tali non sono la scelta migliore (latte e formaggi stagionati o il formaggio grattugiato sui primi piatti); meglio prediligere lo yogurt, il kefir ed altri alimenti fermentati. Sono ricchi di batteri salutari (probiotici) e favoriscono anche il transito intestinale.

Si ricordi, al proposito che anche la stitichezza cronica può favorire la comparsa di germi in vescica per infiammazione della parete intestinale. Per il contenuto di acido ossalico, gli alimenti a base di succhi di pomodoro risultano irritanti e vanno evitati. Tra la frutta a guscio vanno bene mandorle, arachidi e noci pecan mentre nocciole e pistacchi no. Le uova ed il pesce possono essere mangiati per un massimo di 3 o 4 alla settimana. La frequenza di consumo di questi alimenti considera l’utilizzo di una grossa porzione che, all’occorrenza, può anche essere suddivisa in due più piccole e consumate in giornata. Come condimenti sono ammessi l’olio di oliva spremuto a freddo e poco sale. Assolutamente banditi lo zucchero libero (incluse le bevande gassate da tavola), i dolcificanti, gli alcolici, l’aceto e gli insaporitori a base di dadi vegetali o animali.

Generalmente, il caffè non è consigliato ma un espresso al giorno è ammesso. Che sia regolare o decaffeinato non ha importanza, dato che non è la caffeina la responsabile dell’irritazione vescicale bensì il contenuto acidico della bevanda. Infine, si rimarca ancora una volta il primo principio di buon senso: bere acqua a sufficienza è già metà del lavoro, perché facilita l’espulsione batterica frequente dalla vescica.

. A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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