Gli studi hanno indicato che le persone che si tingono i capelli regolarmente possono avere un rischio maggiore di cancro, in particolare il cancro della vescica e il cancro al seno. Le tinture per capelli contengono alcune sostanze chimiche che sono state ritenute responsabili di queste relazioni. Nel più grande studio fino ad oggi, che ha seguito 117.200 donne statunitensi per 36 anni, ciò non è stato confermato. La minaccia comunque è potenziale, dato che i composti che servono a coprire i capelli bianchi o grigi sono della famiglia delle ammine derivate da composti aromatici (para-fenilendiammina, o-toluidina, ecc.), ovvero della famiglia del benzene e della naftalina. Storicamente, queste sostanze cono state associate alla comparsa di tumori vescicali. Gli studi di laboratorio negli anni ’60 in animali da laboratorio, hanno dimostrato infatti che la somministrazione di queste sostanze a ratti e cavie, induceva la comparsa di tumori nella vescica ed in minore misura nei reni, nel polmone e nel midollo osseo (leucemie).
Sono provati anche effetti di cancerogenesi sulla pelle per esposizione ripetuta sulla stessa regione cutanea. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), parte dell’OMS, ha classificato l’esposizione professionale (ad es. parrucchieri) alle tinture per capelli come un probabile cancerogeno per l’uomo, mentre l’uso personale delle tinture per capelli non può essere classificato. Tuttavia, poiché le attuali prove epidemiologiche sono tutt’altro che conclusive, vi è preoccupazione per il potenziale cancerogeno dell’uso personale delle tinture per capelli permanenti, specialmente quelle particolarmente aggressive e più comunemente utilizzate. Un gruppo di ricerca guidato dalla dottoressa Eva Schernhammer, capo del dipartimento di Epidemiologia dell’Università di Medicina di Vienna, ha mostrato in un’analisi specifica dei dati di uno studio di coorte di infermiere americane che la colorazione regolare dei capelli non ha avuto effetti significativi sulla maggior parte dei tipi di cancro – con poche eccezioni.
L’attuale studio – il più grande studio prospettico su questo argomento fino ad oggi – non ha trovato alcun legame tra l’uso personale di tinture per capelli permanenti e il rischio della maggior parte dei tumori o della mortalità correlata al cancro. Tuttavia, ha trovato un’associazione positiva per il rischio di carcinoma cutaneo a cellule basali o basalioma, carcinoma ovarico e carcinoma mammario negativo per i recettori ormonali (ER-, PR- e ER- /PR-). I composti semplici come il benzene hanno preferenza per il midollo osseo, mentre le ammine aromatiche lo mostrano per la vescica e, in minor misura, per il fegato ed i reni. Ma essendo sostanze liposolubili, si accumulano nei tessuti con componente adiposa e nella donna, la mammella lo è per sua natura. Inoltre, lo studio ha anche trovato prove di eterogeneità dovuta al colore naturale dei capelli: un aumento del rischio di linfoma di Hodgkin è stato osservato solo nelle donne con capelli naturalmente scuri; mentre e un rischio più elevato di basalioma cutaneo soprattutto nelle donne con capelli naturalmente chiari.
La Dr.ssa Schernhammer ha spiegato: “Il presente studio prospettico di coorte offre alcune rassicurazioni contro i timori che l’uso personale di tinture per capelli permanenti possa essere associato a un aumento del rischio di cancro o mortalità. Tuttavia, abbiamo anche trovato una correlazione positiva per il rischio di alcuni tumori. Inoltre, i risultati attuali sono limitati alle donne bianche statunitensi e potrebbero non estendersi ad altre popolazioni. Inostri risultati giustificano un’ulteriore convalida prospettica. Ciò dipende da diverse popolazioni e paesi, diversi genotipi di suscettibilità (ad esempio NAT1 o NAT2), tumori con diversi genotipi e fenotipi genetici molecolari, diverse impostazioni di esposizione (uso personale vs. esposizione professionale), diversi punti temporali e diversi colori delle tinture permanenti per capelli utilizzati (tinto scuro vs tinto chiaro), con raffinate stime di esposizione e dovrebbe essere interpretato alla luce della totalità delle prove”.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Zhang Y. et al, Schernhammer E. Brit Med J. 2020 Sept 2.
Schernhammer ES. Brit Med J. 2019 Jun 26; 365:l4267.
Trudel-Fitzgerald C et al. Br J Cancer 2018; 118(6):e6.