L’anguria è sicuramente fra le primissime scelte di frutta da consumare nel periodo estivo. E’ succosa, dissetante e rinfrescante specie se servita refrigerata. Questo è dovuto al suo elevato contenuto di acqua che si attesta intorno al 93-94%, mentre il contenuto di carboidrati è basso, intorno al3-4% e dipendente sicuramente dal grado di maturazione del frutto. E’ noto che consumare anguria promuove la diuresi, perché la polpa è abbastanza ricca di potassio (mediamente 110-120 mg/100gr). Al contrario, è molto povera di magnesio (20 mg/100gr) e anche di calcio (15-17 mg/100gr). Parimenti si può dire per il contenuto di vitamine del gruppo B, di cui solo la B6 si attesta in quantità apprezzabili e comunque sotto il fabbisogno giornaliero (5%). La vitamina A è contenuta sottoforma di pigmenti carotenoidi che conferiscono colore alla polpa: maggiore è lo stadio di maturazione, maggiore è il colore del frutto e quindi il contenuto relativo di carotenoidi.
Sono state avanzate delle ipotesi che il consumo di anguria in estate possa rappresentare una modalità nutrizionale di prevenire i tumori, ma non ci sono evidenze scientifiche al riguardo. Lo stesso si può dire per il contenuto di vitamina C: 100 grammi di polpa ne contengono mediamente 15 mg, che è la metà di quella contenuta in peso equivalente di arance. Bisognerebbe mangiare 600 grammi di frutto fresco per assumere 90mg di vitamina C, che è il fabbisogno giornaliero per le funzioni biologiche di base, senza copertura aggiuntiva dallo stress ossidativo. Il lato pregevole dell’anguria è che è sicuramente povera di calorie e non possiede grassi saturi o insaturi. Contiene il 2% di fibre e appena lo 0.5% di proteine in unità di peso; questo la rende nutrizionalmente poco valida. Tuttavia il suo contenuto di liquidi ne fa un frutto dissetante, diuretico e adatto a chi segue diete ipocaloriche, dato che aiuta a controllare il senso di sazietà.
C’è un altro argomento o “falso mito” che riguarda l’anguria che necessita di essere chiarito. L’anguria è ricca di un aminoacido libero chiamato citrullina, che non entra nella struttura delle proteine. Tuttavia, è, un costituente essenziale di una catena enzimatica chiamata ciclo dell’urea, molto rappresentato a livello del fegato. Attraverso questo ciclo enzimatico l’azoto ammoniacale (tossico) viene convertito in azoto ureico (molto poco tossico) che viene eliminato con le urine. La citrullina entra nella penultima reazione enzimatica che la converte nell’aminoacido arginina; questa, nell’ultima reazione è scissa in ornitina ed urea, che viene finalmente escreta. Siccome l’arginina è il precursore dell’ossido nitrico, un vasodilatatore che funziona in modo simile al Viagra, si era pensato di pubblicizzare il consumo di anguria per presunte “proprietà afrodisiache”. Ma ecco l’inganno svelato: la citrullina libera è pochissima nella polpa (<5%); il grosso di essa si trova nella polpa bianca attaccata alla scorza, che solitamente a tavola viene buttata via.
E’ lo stesso tipo di falso mito che circonda il consumo di ananas come efficace rimedio “bruciagrassi”. L’ananas non contiene lipasi che scindono i trigliceridi o nessun enzima che abbassa il colesterolo nel sangue. Possiede però un enzima chiamato bromelina, che è una proteasi ovvero digerisce le proteine. Assieme al suo alto contenuto di potassio (ben 250 mg/100gr di polpa fresca), l’ananas risulta sia diuretica che digestiva, eliminando il gonfiore in caso di cattiva digestione di un pasto molto calorico e ricco di proteine. Ma perchè allora si dice che l’ananas “sgonfia e riduce la cellulite”? Presto detto. La bromelina è un enzima molto resistente, anche agli stessi enzimi digestivi e può attraversare la parete intestinale, arrivare al sangue ed agli organi interni. Non sarà sfuggito a nessuno che esistono in commercio preparazioni a base di estratto di ananas impiegate per traumi, distorsioni, ematomi, sciatica, tendiniti e granulomi cutanei.
La bromelina, infatti, come una forbice taglia via molecole proteiche infiammatorie, la fibrina dei coaguli di sangue e tessuto necrotico infiammato (morto ed in risoluzione). Ma anche qui è tempo di svelare il trucco: il 95% della bromelina non si trova nella polpa del frutto, ma al centro, nel torsolo fibroso che solitamente viene tagliato via e gettato perché ritenuto poco gradevole o duro da masticare. Quindi il vantaggio digestivo dell’ananas viene perso con la de-torsolatura. Se poi dopo il pranzo si consumano ananas sciroppate, non c’è nulla di cui andare fieri se non di aver introdotto un extra carico di carboidrati presi dallo sciroppo in cui erano immerse le fette. Questo sarà in grado di contrastare persino l’effetto diuretico del potassio del frutto, dato che gli zuccheri semplici sono osmotici e trattengono liquidi. Per questo è sempre meglio preferire l’ananas fresco e consumato addirittura prima del pasto principale.
Ovviamente a fette intere: la bromelina del frutto sarà così pronta a digerire le proteine del pasto in arrivo. La presenza di potassio ed una discreta quantità di magnesio (50 mg/100gr), inoltre, fungeranno da tampone alcalino contro l’eccessiva acidità del pasto stesso. C’è una sola raccomandazione per l’ananas, che vale poco per l’anguria: l’indice glicemico (GI) dell’ananas è a piena maturazione è compreso fra 50 e 70, troppo alto per chi è affetto da diabete. Per cui si raccomanda cautela al di là di tutti i possibili benefici.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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