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Bromo: perchè il cugino dello iodio è il ventottesimo elemento essenziale alla vita?

La presenza ed il ruolo del bromo nel corpo umano sono state sempre controverse. Appartenente al gruppo degli alogeni insieme a cloro, fluoro e iodio, a differenza di questi la sua chimica biologica non è stata molto approfondita. Si sa che ioni bromuro sono presenti nel sangue, in proporzione di 1mg/100ml, così come anche negli organi interni. Ad esempio nel fegato è presente in quantità intorno ai 5,7mg/Kg peso, 8,4mg/Kg nelle ovaie, 67mg/Kg nella tiroide, circa 16,5mg/Kg nel mesencefalo e 87mg/Kg nella ghiandola cerebrale ipofisi. Da un lato non fa meraviglia trovare molto bromo nelle strutture cerebrali, anche perché l’impiego terapeutico classico del bromo in passato è stato proprio quello di sedativo nervoso ed ipnotico. Si pensa che l’induzione del regolare sonno notturno comporti un flusso di bromo dell’ipofisi al mesencefalo, dove è presente la sostanza reticolare, un gruppo di neuroni specializzati del ritmo sonno-veglia. Secondo molti biologi, la sua concentrazione cerebrale tende a ridursi con l’età, il che potrebbe parzialmente spiegare perché gli anziani sono propensi all’insonnia.

Una riduzione fino al 60% del bromo sanguigno è stata riportata da molte analisi in casi di sindrome maniaco-depressiva. I mandarini sono tra i frutti più ricchi di bromo. Fino al 2014 ventisette, tra i 92 elementi chimici presenti in natura, erano considerati essenziali per la vita umana. Dal 2015 sono diventati ufficialmente 28; la “new entry” è proprio il bromo, secondo il Prof Billy Hudson del Dipartimento di Farmacologia della Vanderbilt University School of Medicine. In un elegante studio, pubblicato sulla rivista Cell, hanno dimostrato che le mosche della frutta (Drosophila) sono morte quando il bromo è stato rimosso dalla loro dieta ma è sopravvissuto quando il bromo è stato ripristinato. Le basi di questa scoperta risalgono a 35 anni fa. A metà degli anni ’80, la curiosità per due rare malattie renali portò il prof. Hudson alla scoperta di due proteine precedentemente sconosciute che si attorcigliano per plasmare la molecola tripla elicoidale di collagene IV. La malattia si manifesta quando questo avvolgimento è difettoso o danneggiato.

Nel 2009, un altro gruppo di ricerca ha scoperto un nuovo legame di sulfilimina tra un atomo di zolfo e un atomo di azoto che agisce come un “elemento di fissaggio” per collegare le molecole di collagene IV formando impalcature per le cellule. Si tratta diuna tipologia di legame finora sconosciuta in biologia umana, sebbene i chimici industriali ne hanno familiarità. Fino ad allora, i biochimici erano al corrente che fra le modifiche del collagene vi erano la fosforilazione, l’idrossilazione e la formazione di ponti crociati fra aminoacidi. Un legame sulfiliminico è tipico di composti presenti in sostanze vegetali e di alcuni organismi marini. Cosa ci fa nel nostro corpo? Il professor Hudson si accorse che un legame sulfilimina difettoso può scatenare la rara malattia autoimmune sindrome di Goodpasture. Quella scoperta portò a una semplice domanda: come si forma il legame? Nel 2012, scienziati della Vanderbilt University hanno trovato la risposta: il responsabile è l’enzima peroxidasina.

Conservata in tutto il regno animale, la peroxidasina può anche svolgere un ruolo in patologia. Un enzima iperattivo può portare a un’eccessiva deposizione di collagene IV e all’ispessimento della membrana basale, che può compromettere la funzionalità renale. Nel loro studio, il team ha dimostrato il ruolo unico ed essenziale del bromuro ionico come co-fattore, consentendo alla peroxidasina di formare il legame sulfilimmina. Il team del professor Hudson ha scoperto che il tiocianato (-SCN) è un potente inibitore della formazione di legami crociati mediati dalla perossidasina. Pertanto, in alcuni fumatori con elevati livelli di SCN, il rinforzo di impalcature di collagene IV con legami crociati di sulfilimina può essere sostanzialmente ridotto. Inoltre, nei fumatori si può verificare una carenza funzionale di Br nonostante i normali livelli di Br nel plasma a causa dei livelli elevati di tiocianato (SCN) nel siero, che inibisce la formazione di legami di sulfilimina.

In effetti, il fumo è stato associato a cambiamenti architettonici all’interno delle membrane basali nei reni ed è un inibitore della sintesi degli ormoni della tiroide, un organo che oltre a iodio contiene bromo. Il primo autore dello studio Scott McCall della Vanderbilt University School of Medicine, ha concluso dicendo: “Il bromo è quindi essenziale per lo sviluppo degli animali e l’architettura dei tessuti. La scoperta ha importanti implicazioni per la patologia umana: diverse tipologie di pazienti hanno dimostrato di essere carenti di bromo. L’integrazione alimentare di bromo può migliorare la salute dei pazienti in dialisi o della nutrizione parenterale totale, ad esempio. Senza contare che può aprire la strada alla comprensione ulteriore di malattia autoimmuni come la glomerulonefrite autoimmune, la nefropatia del lupus sistemico e varie autoimmunità a carico degli organi interni”.

A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

McCall SA et al. Cell 2014; 157(6):1380-92.

Bhave G et al. Nat Chem Biol 2012; 8:784–790.

Vanacore R et al. Science 2009; 325:1230–1234.

Hudson BG et al. N Engl J Med. 2003; 348:2543.

Olszowy HA et al. J Anal Toxicol. 1998; 22:225–230.

Anke M et al. Acta Agronomica Hungar 1990; 39:297.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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