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Anche dopo un anno dal COVID leggero, le difficoltà a tenere testa alla fatica

La pandemia di COVID-19, causata SARS-CoV-2, ha causato danni senza precedenti al sistema sanitario globale, con oltre 770 milioni di infezioni e 7 milioni di decessi segnalati in tutto il mondo. Una percentuale significativa di pazienti affetti da COVID-19 continua a manifestare diverse complicazioni di salute, tra cui disturbi polmonari, anche dopo la completa risoluzione dell’infezione acuta, collettivamente denominate COVID lungo. La ridotta capacità di diffusione dei gas repiratori, insieme alla riduzione del volume alveolare, è l’effetto polmonare più importante dell’infezione da SARS-CoV-2. Questa riduzione della funzionalità polmonare dipende principalmente dalla gravità della malattia durante la fase acuta dell’infezione. Precedenti studi longitudinali hanno riportato un miglioramento delle funzioni polmonari nei pazienti con COVID-19 tra 8 e 12 mesi dopo l’insorgenza della malattia.

Tuttavia, questi studi hanno incluso principalmente pazienti affetti da COVID-19 grave che necessitano di ricovero ospedaliero. Un recente studio pubblicato sulla rivista PLoS ONE riporta che i pazienti con grave (COVID-19 corrono un rischio maggiore di manifestare danni polmonari persistenti, anche 12 mesi dopo l’insorgenza della malattia. Lo studio attuale ha incluso pazienti COVID-19 ospedalizzati e non ospedalizzati dello studio di coorte RECoVERED, che è uno studio osservazionale che comprende pazienti COVID-19 lievi, moderati e gravi che vengono esaminati longitudinalmente a intervalli regolari per vari parametri clinici. Nello studio sono stati inclusi un totale di 301 pazienti dello studio di coorte RECoVERED che sono stati sottoposti ad almeno un test polmonare tra maggio 2020 e dicembre 2021. Tra i 301 pazienti inclusi nello studio, il 30%, il 44% e il 26% hanno manifestato rispettivamente COVID-19 lieve, moderato e grave.

Circa il 47% del gruppo di studio è stato ricoverato in ospedale, il 13% dei quali è stato ricoverato nell’unità di terapia intensiva (ICU). Le funzioni polmonari dei pazienti sono state misurate a uno, sei e 12 mesi dopo l’insorgenza della malattia. Dopo un mese, è stata osservata una capacità di diffusione ridotta rispettivamente nel 26%, 23% e 74% dei pazienti con COVID-19 lieve, moderato e grave. Non è stato osservato alcun miglioramento significativo nella capacità di diffusione nei pazienti con infezione lieve durante il periodo di studio. Al contrario, i pazienti con infezione moderata e grave hanno mostrato continui miglioramenti nella capacità di diffusione fino a 12 mesi dopo l’insorgenza della malattia. Sembra che l’età avanzata, il sesso femminile, un maggior numero di comorbilità e la gravità della malattia durante l’infezione acuta erano significativamente associati a un miglioramento più lento.

Una capacità di diffusione respiratoria significativamente ridotta è stata osservata rispettivamente nell’11%, 22% e 48% dei pazienti con COVID-19 lieve, moderato e grave dopo 12 mesi dall’insorgenza della malattia. Dopo l’aggiustamento per età e sesso, il COVID-19 grave e la presenza di qualsiasi comorbilità sono stati identificati come fattori di rischio significativi per una capacità di diffusione persistentemente ridotta. La qualità della vita correlata alla salute, compreso lo stato funzionale, il benessere e la valutazione generale della salute, è stata misurata a uno e 12 mesi. I risultati aggiustati per età e sesso hanno rivelato che i pazienti con ridotta capacità di diffusione dopo un mese dall’esordio della malattia mostravano una salute generale inferiore. Questo sottolinea l’importanza di monitorare continuamente la salute dei pazienti che si sono ripresi da una forma grave di COVID-19 per gestire efficacemente i loro sintomi a lungo termine.

Questa redazione scientifica ha ancora modo di confrontarsi con conoscenti e con persone incontrate occasionalmente che hanno avuto svariate forme di COVID. Due conoscenti hanno riferito che dal loro COVID intermedio del 2021 hanno ereditato fiato corto e difficoltà a salire le scale. Alcune persone che hanno casualmente parlato di COVID medio e severo hanno riferito che la loro capacità di ricordare le cose è divenuta più faticosa e hanno associato an che episodi di insonnia ricorrente. Altre persone con COVID severo da ospedalizzazione hanno riferito una buona ripresa generale, con strascichi di fatica muscolare e “morsa al petto” dopo esercizio fisico che si sono protratti fino a 6 mesi dopo l’evento. Quindi il quadro è variegato, e tutto è da completare con stile di vita, abitudini ed eventuali patologie non dichiarate, ma i sopravvissuti non dimenticheranno certo sofferenza e paura.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Van Willigen H et al. PLoS One 2023 Sep 11; 18(9):e0290893.

Verveen A, Wynberg E et al. BMC Med. 2022 Nov; 20(1):422.

Wynberg E et al. Clin Infect Dis. 2022 Aug 24; 75(1):e482-e490.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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