Gli inibitori della pompa protonica, volgarmente definiti “gastroprotettori” (GAP), sono uno dei farmaci più comuni utilizzati per gestire la gastrite cronica e la malattia da reflusso gastroesofageo. Col, loro meccanismo sopprimono irreversibilmente la pompa canale (H+)/potassio ATPasi nello stomaco riducendo la secrezione acida. Oltre agli effetti benefici dell’uso dei GAP, studi recenti hanno evidenziato diversi effetti avversi legati all’uso a lungo termine di questo farmaco. Alcuni degli esiti avversi dell’uso a lungo termine di questi farmaci comprendono danno renale acuto (IRA), magnesio basso nel sangue e nefrite interstiziale tubulare acuta (ATIN). Milioni di persone in tutto il mondo sono affette da insufficienza renale cronica (IRC), che ha un effetto significativo sulla mortalità, sulla morbilità e sul carico sanitario.
Questi soggetti è destino che vadano incontro dialisi e assumono una quantità di farmaci che è compresa fra le 3-6 unità al giorno. Per evitare ripercussioni a lungo termine sullo stomaco sono costretti ad assumere dei GAP giornalmente o almeno a cicli. Considerata la cronica assunzione di questi farmaci, è importante chiarire il preciso meccanismo biologico che correla il loro uso e l’incidenza della malattia renale cronica. Un recente studio di Scientific Reports ha indagato questa ipotesi comparando i GAP con gli antagonisti dei recettori dell’istamina-2 (H2RA), usai in passato allo stesso scopo e ormai soppiantati dai “prazoli”. Per l’analisi, lo studio attuale ha utilizzato una coorte nazionale basata sulla popolazione nel formato OMOP-CDM. Sono stati reclutati individui adulti che erano nuovi utilizzatori di IPP o H2RA per oltre 180 giorni.
È importante sottolineare che i partecipanti allo studio utilizzavano uno dei farmaci senza un intervallo di oltre 30 giorni tra le prescrizioni. Nessuno dei candidati aveva una storia di glomerulonefrite, IRC o trapianto di rene. La coorte target ha assunto omeprazolo, pantoprazolo, lansoprazolo, esomeprazolo, dexlansoprazolo e rabeprazolo. La coorte comparativa ha invece ricevuto H2Ra, tra cui famotidina, cimetidina, ranitidina e nizatidina. Un totale di 1.125.700 partecipanti è stato incluso nel database CDM NHIS-NSC tra il 2002 e il 2013. L’uso di gastroprotettori non era associato a un aumento del rischio di IRC rispetto agli H2RA. Sebbene studi precedenti abbiano indicato un’associazione tra l’uso di PPI e l’incidenza della malattia renale cronica, il meccanismo responsabile di questa associazione è rimasto sfuggente.
È possibile che meccanismi non chiari e studi osservazionali contraddittori abbiano portato a un collegamento tra l’uso a lungo termine di GAP e la malattia renale cronica. Inoltre, questi studi non sono riusciti a determinare la durata e la quantità di utilizzo del farmaco che aumentavano il rischio di sviluppare insufficienza renale cronica. L’analisi di sensibilità ha rivelato che i pazienti che hanno utilizzato i gastroprotettori per un periodo prolungato superiore a 1 anno potrebbero avere una minore propensione a sviluppare IRC rispetto ai soggetti che utilizzano gli H2RA. È stata inoltre condotta un’analisi di sottogruppi che includeva pazienti con diabete mellito da entrambi i database. A tal fine, non è stato osservato alcun legame significativo tra l’uso dei GAP e il rischio di IRC rispetto all’uso degli H2RA.
C’è da sottolineare che omeprazolo e qualcuno dei congeneri funge da ligando del recettore AhR dei composti aromatici. Nel 2014, il farmaco è risultato positivo nell’inibire la proliferazione di cellule di carcinoma mammario ed il risultato è stato replicato nel 2015 nel cancro pancreatico. E anche noto che il recettore AhR controlla fenomeni di sorveglianza immunitaria, per cui non è da escludere che un meccanismo di tipo immunologico sia responsabile dietro gli effetti di questo studio. La presente indagine ha concluso che non sembra esserci alcuna associazione significativa tra l’uso a lungo termine degli inibitori di pompa e lo sviluppo di IRC rispetto all’uso di H2RA. Considerando che il diabete è un potenziale fattore di rischio per la malattia renale cronica, il profilo di sicurezza dei GAP per questo gruppo di individui potrebbe aiutare positivamente nel processo decisionale clinico.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Kweon T, Kim Y et al. Sci Rep. 2023 Dec; 13(1):21169.
Dos Santos AS et al. BMC Nephrol. 2023; 24(1):285.
Jin UH et al. Chem Res Toxicol. 2015; 28(5):907-18.
Jin UH, Lee SO et al. BMC Cancer 2014 Jul:14:498.