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L’intervento dei genitori a tavola per gestire l’ADHD: un connubio tra ambiente, epigenetica ed informazione

Il consumo di alimenti ultra-processati porta a esposizioni di metalli pesanti e deficit dietetici che creano squilibri minerali come perdite di zinco e calcio. Depositi inadeguati di zinco possono interrompere la funzione del gene del trasportatore di metalli, la metallotioneina (MET), impedendo l’eliminazione dei metalli pesanti presenti negli alimenti ultra-processati. Il bioaccumulo di mercurio e/o piombo è comune nei bambini con autismo e ADHD che sono spesso carenti di zinco. È noto che il mercurio, il piombo e altri metalli pesanti sopprimono il gene della paraoxonasi (PON1). La paraoxonasi è necessaria all’organismo per disintossicare i residui di pesticidi organofosfati neurotossici che si trovano abitualmente nelle scorte di cibo. I bambini con autismo e ADHD sono più suscettibili agli effetti dannosi dell’esposizione ai pesticidi organofosfati. Del resto sono già stati incriminati anche i metalli pesanti.

In una recente indagine, gli scienziati americani guidati dal Dr. Dufault del Food Ingredient and Health Research Institute, hanno riportato i risultati di uno studio clinico in cui i genitori che avevano ricevuto un’educazione sull’epigenetica nutrizionale hanno ridotto significativamente il consumo di alimenti ultra-processati, aumentando al contempo l’assunzione di alimenti integrali e/o biologici. L’intervento educativo ha utilizzato un curriculum focalizzato sui costrutti del modello epigenetico nutrizionale che spiega come l’autismo e il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) possono svilupparsi dal consumo eccessivo di alimenti ultra-processati. I genitori che hanno ricevuto una formazione sull’epigenetica nutrizionale hanno imparato come ridurre l’esposizione alimentare dei loro figli ai residui di pesticidi organofosfati e metalli pesanti.

I genitori hanno imparato a leggere le etichette degli ingredienti alimentari e hanno cambiato la loro dieta evitando di acquistare alimenti con residui consentiti di metalli pesanti e pesticidi. Imparando come specifici ingredienti alimentari contribuiscono all’esposizione ai metalli pesanti, influiscono sullo stato dei nutrienti e/o sul comportamento dei geni, i genitori hanno acquisito le conoscenze necessarie per nutrire se stessi e i propri figli con una dieta più sana. Alla fine dell’intervento educativo, i genitori avevano cambiato idea sulla loro capacità di controllare il comportamento del bambino attraverso la dieta. Poiché la gravità dei sintomi nell’autismo e nell’ADHD è direttamente correlata ai livelli di metalli pesanti nel sangue, i bambini con una minore esposizione ai metalli pesanti mostrano miglioramenti nel comportamento e nella cognitività.

Prendendo l’esempio del piombo, è uno dei veleni più antichi. La conoscenza dei suoi effetti tossici generali risale a tre millenni fa, mentre quella dei suoi effetti sui bambini risale a oltre 100 anni fa. Tuttavia, l’esposizione al piombo continua a rappresentare un grave problema di salute pubblica, in particolare nei centri urbani degli Stati Uniti e anche nei paesi del Terzo Mondo. Le azioni neurotossiche dirette del piombo comprendono eccitotossicità da glutammato, influenze sulla segnalazione cellulare, immagazzinamento e rilascio di neurotrasmettitori e danni ai mitocondri nei neuroni, astroglia e oligodendrociti. Mentre gli astrociti sono la “tata” metabolica dei neuroni, gli oligodendroglia sono responsabili della produzione di mielina, la cui integrità è fondamentale per la funzione neuronale e la cognizione.

Il piombo può anche interferire direttamente con i cambiamenti epigenetici (ad esempio la metilazione) del DNA. Inoltre, poiché i metalli pesanti, singolarmente o in combinazione, creano le condizioni per la disbiosi intestinale, i miglioramenti nella dieta possono ridurre l’infiammazione e migliorare la salute dell’intestino. Quando la popolazione microbica del microbiota intestinale sperimenta una convivenza “difficile”, si aprono condizioni favorevoli allo sviluppo di alcune malattie. Gli studi attuali dimostrano che la disbiosi può arrivare a malattie infiammatorie intestinali, allergie e malattie autoimmuni. Sono stati evidenziati diversi possibili biomeccanismi attraverso i quali il microbiota intestinale può influenzare il sistema nervoso come, ad esempio, l’attivazione del nervo vago, la produzione di metaboliti con proprietà neuroattive e l’attivazione del sistema immunitario.

Inoltre i batteri sintetizzano molti neurotrasmettitori e neuromodulatori attivi nel sistema nervoso, come noradrenalina, serotonina, dopamina, GABA e acetilcolina, tra gli altri. Alcuni di essi, ad esempio, sono disturbati nella patogenesi dell’ADHD; pertanto, la disbiosi indotta sia dalle abitudini alimentari che dalla contaminazione con metalli pesanti e/o organofosfati, può “peggiorare le cose” nel cervello di questi bambini. Ridurre il consumo di alimenti ultra-processati può alleviare i sintomi associati alla disbiosi intestinale, che è spesso una condizione di comorbilità riscontrata nei bambini con autismo e ADHD. Queste condizioni sono prevenibili, ma la prevalenza di questi disturbi dello sviluppo neurologico è previsto ad aumentare in molte nazioni del mondo.

Almeno fino a quando non verranno apportati seri cambiamenti per ridurre i residui di metalli pesanti consentiti nella fornitura di alimenti ultra-lavorati. Ma alcune cose si stanno smuovendo. Il Congresso americano ha pubblicato nel 2021 due rapporti sul problema dei metalli pesanti negli alimenti per l’infanzia. Il primo rapporto pubblicato il 4 febbraio 2021, ha rivelato che gli alimenti per l’infanzia sono contaminati da livelli pericolosi di arsenico, piombo, cadmio e mercurio. Il secondo rapporto, pubblicato il 29 settembre 2021, ha confermato che le nuove informazioni fornite dai produttori mostrano livelli pericolosi di metalli pesanti in un numero ancora maggiore di alimenti per l’infanzia.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Dufault RJ et al. World J Psychiatry 2024; 14(1):159-78.

Montagnani M et al. Int J Mol Sci. 2023; 24(12):10322.

Agus A, Clément K, Sokol H. Gut. 2021; 70:1174–1182.

Krautkramer KA, Fan J. Nat Rev Genet. 2020; 19:77-94.

Gogou M, Kolios G. Brain Develop. 2017; 39:656–664.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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