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“Sette secondi” di distanza: non abbastanza per colmare il potenziale dei biomarkers tumorali fino a sette anni di anticipo

Le proteine sono centrali per i processi biologici, compreso lo sviluppo dei tumori e alcune fungono da noti biomarkers. Mentre studi precedenti hanno identificato singole proteine correlate al cancro, le nuove tecniche di proteomica multiplex consentono la valutazione simultanea delle proteine su larga scala, in particolare quelle che rimangono inesplorate nel contesto del rischio di cancro. Gli studi prospettici devono affrontare sfide dovute a fattori di confusione, ma le variazioni genetiche che influenzano i livelli proteici offrono prove complementari. I predittori genetici, in particolare i cis-pQTL (abbreviazione di loci dei tratti cis-quantitativi delle proteine) forniscono informazioni approfondite sulle associazioni proteine-cancro. L’integrazione di approcci osservativi e genetici migliora l’identificazione di proteine causallmente legate allo sviluppo e alla progressione del cancro. Questa metodologia combinata aiuta a identificare bersagli terapeutici e a scoprire biomarkers diagnostici.

Pertanto, nel presente studio, i ricercatori hanno utilizzato una strategia multi-omica integrata unendo studi prospettici di coorte e varianti dell’esoma per rivelare le proteine potenzialmente implicate nell’eziologia del cancro. In un recente studio pubblicato su Nature Communications, ricercatori del Regno Unito (UK) hanno studiato le associazioni tra 1.463 proteine plasmatiche e 19 tumori, utilizzando approcci osservativi e genetici nei partecipanti alla Biobanca britannica. Hanno trovato 618 associazioni proteina-cancro e 317 biomarcatori tumorali, che includevano 107 casi rilevati oltre sette anni prima della diagnosi di cancro. Le analisi osservazionali hanno mostrato 4.921 casi di cancro incidenti. Gli individui che hanno sviluppato il cancro sono risultati essere più anziani, avevano tassi più elevati di dipendenze e una storia familiare di cancro rispetto al campione totale di analisi.

Le donne affette da cancro tendevano ad avere meno figli, un menarca piĂą precoce, tassi piĂą elevati di stato post-menopausale, uso di terapia ormonale sostitutiva e nessun uso di pillola contraccettiva orale. Un totale di 371 proteine hanno mostrato associazioni significative con il rischio di almeno un cancro, risultando in 618 associazioni proteina-cancro. Un totale di 304 di queste associazioni era collegato a proteine arricchite nell’espressione dell’RNA messaggero (mRNA) nei tessuti o nelle cellule candidate di origine tumorale. Sono state osservate molte associazioni per proteine correlate ai tumori dei linfociti B o T e per proteine con elevata espressione di mRNA in vari altri tessuti. Le neoplasie ematologiche, tra cui il linfoma non Hodgkin (NHL), il linfoma non Hodgkin diffuso a grandi cellule B (DLBCL), la leucemia e il mieloma multiplo, rappresentavano piĂą della metĂ  delle associazioni identificate.

Associazioni degne di nota includevano TNFRSF13B e SLAMF7 con rischio di mieloma multiplo, PDCD1 e TNFRSF9 con rischio di NHL e FCER2 e FCRL2 con rischio di leucemia. Inoltre, sono state trovate associazioni per il cancro del polmone (ad es. WFDC2 e CEACAM5), il cancro del fegato (ad es. IGFBP7 e IGFBP3), il cancro del colon-retto (ad es. AREG e GDF15), il cancro dello stomaco (ad es. ANXA10 e TFF1), il cancro del rene (ad es. HAVCR1 e ESM1), cancro al seno (ad esempio, STC2 e CRLF1), cancro alla prostata (ad esempio TSPAN1 e FLT3LG), cancro dell’endometrio (ad esempio, CHRDL2, KLK4 e WFIKKN1) e cancro dell’ovaio (ad esempio, DKK4 e WFDC2). Evidenze inferiori di associazioni sono state riscontrate per i tumori del pancreas, della tiroide, del melanoma e del cavo orale. Le analisi del percorso hanno suggerito che la risposta immunitaria adattativa può svolgere un ruolo nei tumori ematologici.

Un totale di 107 associazioni proteina-cancro sono rimaste valide sette anni dopo il prelievo di sangue, mentre le analisi genetiche ne hanno supportate 29. Inoltre, quattro associazioni sono state supportate da entrambi tempi di diagnosi lunghi (>7 anni). In conclusione, lo studio ha trovato diversi collegamenti tra le proteine del sangue e il rischio di cancro, molti dei quali rilevabili oltre sette anni prima della diagnosi di cancro. Circa dieci anni fa è spuntato il primo studio condotto dalla Johns Hopkins University che ha pionierizzato un test per rilevare simultaneamente più neoplasie: adesso è il turno di evolversi e trovarne almeno una di esse con largo anticipo.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Papier K et al. Nat Commun. 2024; 15:4010.

Albanes D et al. Nat Commun. 2023; 14:3042.

Dagnino S et al. Cancer Res. 2021; 81:3738.

Smith Byrne K et al. Ann Oncol. 2019; 30:983.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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