Il carcinoma mammario può andare incontro a mutamento di comportamento ed aggressività in risposta alle terapie ed ad eventuali trattamenti di complemento. Uno studio appena pubblicato da scienziati finlandesi fornisce nuove importanti informazioni su come le cellule del cancro al seno appartenenti al sottotipo HER2-positivo siano in grado di risvegliarsi durante il trattamento. Il gruppo di ricerca guidato da Jukka Westermarck, professore di Biologia del cancro presso il Turku Bioscience Centre, ha affrontato questa questione di ricerca trattando per nove mesi cellule tumorali al seno sensibili al trattamento con l’inibitore HER2 e monitorando come queste cellule tumorali sono state in grado di riavviare la loro crescita durante il trattamento. Sequenziando i cambiamenti molecolari nelle cellule, il gruppo ha identificato la proteina DUSP6/MKP-3, la cui espressione seguiva da vicino lo sviluppo della resistenza alla terapia.
MKP-3 disattiva (defosforila) la MAP-chinasi ERK2, che è attivamente coinvolta nella proliferazione delle cellule tumorali. Fino a quando ERK1 ed ERK2 sono molto basse di attività, le cellule tumorali sono in stato di quiescenza o persino di letargo (dormancy). L’arrivo di uno stimolo cellulare importante, come quello di un fattore di crescita, può slatentizzare questo stato di “sonnolenza”, riattivare le ERKs e quindi la proliferazione cellulare. Il team di ricercatori è stato anche in grado di dimostrare che quando l’attività della proteina MKP-3 veniva bloccata durante il trattamento del cancro, le cellule del cancro al seno perdevano la capacità di crescere. Il blocco della proteina ha anche reso le cellule tumorali precedentemente resistenti al trattamento più sensibili agli inibitori di HER2. Un’altra scoperta importante è stata che inibendo DUSP6 è stato possibile rallentare la crescita delle metastasi del cancro al seno nel cervello nei modelli murini.
L’importanza dello studio è evidenziata dall’accesso da parte del gruppo a molecole sperimentali che inibiscono la fosfatasi MKP-3. Di MKP-3, infatti, esiste qualche inibitore farmacologico che finora è stato impiegato in laboratorio per studiare l’attività delle MAP-chinasi ERK nei tumori. Alcuni di questi sono lo lo NSC95397, lo NSC357756 e l’adociachinone. Il targeting molecolare di MKP-3 ha funzionato in sinergia con le terapie combinate anti-HER2 utilizzate clinicamente. Come meccanismo, MKP-3 è un regolatore positivo dell’espressione di HER3 e il suo impatto sulla tolleranza degli anti-HER2 è stato mediato dall’asse neuregulina-HER3. In vivo, il targeting genetico del gene DUSP6 ha ridotto la crescita del tumore nel modello di metastasi cerebrali, mentre il suo targeting farmacologico ha indotto un effetto terapeutico letale sintetico (sinergia) in combinazione con gli anti-HER2.
Somministrando il farmaco, i ricercatori hanno dimostrato che la proteina potrebbe essere inibita nei topi senza effetti collaterali significativi. Questo avvantaggia gli schemi terapeutici, poiché in tal modo, la dose dei farmaci secondari da impiegare è inferiore, con conseguente ridotta probabilità di comparsa di effetti collaterali.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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Pubblicazioni scientifiche
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