Sclerosi multipla, un nemico ben conosciuto la cui terapia si è da sempre avvalsa di steroidi, immunosoppressori e farmaci modificanti il decorso biologico (DMARDs). Un numero crescente di prove indica che il microbiota interagisce con il sistema nervoso centrale (SNC) e può regolare molte delle sue funzioni. Gli studi pre-clinici hanno fornito evidenza di modifiche alla barriera emato-encefalica, quando gli animali sono soggetti a un’infezione intestinale sperimentale o quando gli animali non hanno un normale microbiota intestinale. Per tale motivo, ci sono trials clinici in corso sulla possibilità di utilizzare ceppi di lattobacilli per il controllo biologico della malattia. La supplementazione con sostanze antiossidanti (vitamine, minerali, polifenoli, ecc) ha avuto scarso successo, specialmente per la mancanza di trials clinici controllati e per l’incostanza dei risultati ottenuti. Tuttavia, esistono dati in letteratura a carico di alcuni fattori endogeni, con potere antiossidante o meno, che farebbero ben sperare su un probabile approccio “bio” nel prossimo futuro.
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L’acido α-lipoico (ALA) è un antiossidante naturale che funge da cofattore di enzimi mitocondriali bioenergetici. Insieme con la sua azione mitocondriale, ALA e la sua forma ridotta hanno molte funzioni biologiche che si traducono in un’ampia varietà di azioni. Fra queste vi sono la proprietà anti-infiammatoria e antiossidante, la cattura di radicali liberi dell’ossigeno, la rigenerazione di altri agenti antiossidanti, come le vitamine C ed E e il glutatione, la chelazione degli ioni metallici come ferro e rame, e modulando la trasduzione del segnale dei fattori di trascrizione nucleari. La sua efficacia negli anni passati era dubbia. Tuttavia, uno studio meta-analitico appena uscito (Seifar F et al., 2017) ha analizzato la letteratura sugli studi preclinici e clinici effettuati con l’acido lipoico su varie condizioni di neurodegenerazione. Lo studio ha esaminato le banche dati PubMed, Science Direct ed EBSCO.
I risultati hanno confermato che l’ALA agisce da agente antiossidante ed anti-infiammatorio che ha effetto su diverse patologie del sistema nervoso, specialmente la sclerosi multipla ed i morbo di Parkinson. Un trial clinico appena concluso è stato pubblicato qualche mese fa (Khalili M et al., 2017). Ventiquattro pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente sono stati divisi in un gruppo di trattamento che riceveva ALA (1200 mg / die) per 12 settimane e un gruppo di controllo che riceveva placebo. I pazienti che assumevano acido lipoico avevano tutti minori livelli plasmatici di ADMA, un marker di stress ossidativo e degradazione proteica, facendo ben sperare che la molecola possa fermare la progressione della malattia.
Un recente studio controllato ha stabilito che un’integrazione di vitamina H (biotina) ad alte dosi, 100 mg tre volte al giorno, ha un effetto stabilizzante sulla progressione della sclerosi multipla. Sebbene questo effetto sia stato attribuito a un’ottimizzazione del ruolo essenziale cofattore della biotina nel cervello, sembra che concentrazioni farmacologiche di biotina possano stimolare diretta l’enzima guanilato ciclasi solubile (sGC). L’utilità della biotina ad alte dosi potrebbe riflettere un effetto antinfiammatorio del mediatore GMP ciclico (cGMP) sul micro-circolo cerebrale, nonché sulla differenziazione degli oligodendrociti e sulla produzione di cellule di Schwann e fattori neurotrofici. Ma la capacità della biotina di amplificare la sintesi di cGMP nel cervello potrebbe avere un più ampio potenziale neuroprotettivo nella sclerosi multipla.
In molti tipi di cellule cerebrali, il cGMP esercita effetti neurotrofici mediati dalle vie PI3K-Akt e Ras-ERK, che promuovono la sopravvivenza e la plasticità dei neuroni. Il potenziamento a lungo termine dell’ippocampo richiede la sintesi di ossido nitrico, che a sua volta promuove una fosforilazione del fattore nucleare CREB attraverso la proteina PKG. Inoltre, è noto che la biotina è un diretto regolatore dei processi di trascrizione genica mediati dall’enzima HDAC-1 e dal suo recettore HLCS, come provato da studi riguardanti la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), un’altra malattia neurodegenerativa.
La vitamina B2 o riboflavina è fondamentale per il corretto funzionamento del sistema nervoso, endocrino, cardiovascolare e immunitario. Per soggetti umani e animali che non sono in grado di sintetizzare la riboflavina, le fonti principali sono il cibo e le attività del microbiota intestinale. La carenza di riboflavina è endemica in molte regioni del mondo, in particolare nei paesi in via di sviluppo, e alcuni gruppi di popolazione hanno un basso apporto dietetico. La carenza di riboflavina è stata implicata come fattore di rischio in un certo numero di malattie, tra cui la stessa sclerosi multipla. La riboflavina gioca chiaramente un ruolo importante nella formazione della mielina e, considerato che l’unica fonte interna della sua produzione è il microbiota intestinale, il considerare la sua carenza come un fattore di rischio per la comparsa SM è giustificato.
Inoltre, studi randomizzati controllati (RCT) e studi caso-controllo (CCS) in cui i pazienti con sclerosi multipla hanno ricevuto supplementazione di riboflavina, o avevano una più alta assunzione di riboflavina, hanno mostrato miglioramenti nella disabilità motoria neurologica. La riboflavina è un cofattore di xantina ossidasi e la sua carenza può abbassare l’acido urico plasmatico portando, con meccanismo poco chiaro, alla degenerazione della mielina. La vitamina svolge inoltre un ruolo significativo nel normale funzionamento della glutatione reduttasi (GR) come enzima antiossidante e le condizioni di carenza di riboflavina determinano danni ossidativi. L’evidenza in vivo di stress ossidativo nel cervello dei pazienti con SM, invero, è stata definitivamente confermata (Choi IY et al., 2017).
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Una nuova speranza, infine, sembra provenire dagli ultimissimi studi di metabolomica, la branca della genomica che traduce i risultati nelle sfumature del metabolismo. Uno studio appena pubblicato ha identificato la taurina come un regolatore della maturazione delle cellule della mielina, gli oligodendrociti (Beyer BA et al., 2017). La taurina sembra aumentare la disponibilità dell’aminoacido serina per la sintesi dei glico-sfingfolipidi, le molecole principali della struttura mielinica e definiscono lo stato maturativo di queste cellule. Il meccanismo in dettaglio non è ancora conosciuto, ancor meno vi sono prove cliniche al riguardo. Si attende con speranza che la direzione sia quella giusta.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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