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Lesione renale acuta e aumento del rischio di alcune forme di demenza: un legame preoccupante

Panoramica sulla lesione renale acuta

La lesione renale acuta (AKI, dall’inglese Acute Kidney Injury) è una condizione medica caratterizzata da un’improvvisa riduzione della funzione renale, che porta a un accumulo di prodotti di scarto nel sangue e a uno squilibrio nei liquidi corporei. Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha evidenziato un possibile legame tra l’AKI e un aumento del rischio di sviluppare alcune forme di demenza. Questo articolo esplora la relazione tra AKI e demenza, analizzando i meccanismi biologici potenzialmente coinvolti, le implicazioni per la salute pubblica e le strategie per la prevenzione e la gestione di queste condizioni.

Definizione e classificazione dell’AKI

La lesione renale acuta è definita come un’improvvisa diminuzione della funzione renale, che si verifica nel giro di ore o giorni. Questa condizione è diagnosticata sulla base di un aumento dei livelli sierici di creatinina o una diminuzione della produzione di urina. L’AKI può essere classificata in tre stadi in base alla gravità della disfunzione renale:

  • Stadio 1: Aumento della creatinina sierica di 1,5-1,9 volte rispetto al valore basale o riduzione della diuresi a meno di 0,5 mL/kg/h per 6-12 ore.
  • Stadio 2: Aumento della creatinina sierica di 2,0-2,9 volte rispetto al valore basale o riduzione della diuresi a meno di 0,5 mL/kg/h per più di 12 ore.
  • Stadio 3: Aumento della creatinina sierica di 3 volte rispetto al valore basale o riduzione della diuresi a meno di 0,3 mL/kg/h per 24 ore o più, o necessità di dialisi.

Cause dell’AKI

Le cause dell’AKI sono molteplici e possono essere suddivise in tre categorie principali: pre-renali, renali e post-renali.

  • Cause Pre-Renali: Riduzione del flusso sanguigno ai reni dovuta a ipovolemia, insufficienza cardiaca o sepsi.
  • Cause Renali: Danno diretto al tessuto renale, come nefropatie acute o esposizione a farmaci nefrotossici.
  • Cause Post-Renali: Ostruzione del flusso urinario, come in caso di calcoli renali, tumori o ipertrofia prostatica.

Prognosi e complicanze

L’AKI è associata a un aumento della mortalità e del rischio di sviluppare malattie renali croniche (CKD) a lungo termine. Le complicazioni dell’AKI possono includere squilibri elettrolitici, sovraccarico di liquidi, insufficienza cardiaca e disturbi neurologici. Sebbene molti pazienti recuperino la funzione renale, una parte significativa può sviluppare insufficienza renale cronica (IRC) o richiedere dialisi a lungo termine. L’AKI può influenzare vari sistemi organici, compreso il cervello, aumentando il rischio di complicanze neurologiche e cognitive.

Demenza: brevi cenni sulle tipologie

La demenza è un termine ombrello che descrive una serie di malattie caratterizzate da un progressivo declino delle capacità cognitive, compromettendo la memoria, il pensiero e il comportamento. I principali tipi di demenza includono:

  • Morbo di Alzheimer: La forma più comune di demenza, caratterizzata dall’accumulo di placche di beta-amiloide e grovigli neurofibrillari di proteina tau nel cervello.
  • Demenza Vascolare: Causata da danni ai vasi sanguigni che forniscono sangue al cervello, spesso a seguito di ictus o altre condizioni cardiovascolari.
  • Demenza a Corpi di Lewy: Caratterizzata dalla presenza di corpi di Lewy, accumuli anomali di proteine nel cervello, che portano a problemi cognitivi, comportamentali e motori.
  • Demenza Frontotemporale: Coinvolge la degenerazione dei lobi frontali e temporali del cervello, causando cambiamenti significativi nella personalità e nel comportamento.

Fattori di rischio

I fattori di rischio per la demenza includono l’età avanzata, la predisposizione genetica, le malattie cardiovascolari, il diabete, l’ipertensione e lo stile di vita sedentario. Negli ultimi anni, sono emersi nuovi fattori di rischio, tra cui l’AKI, che potrebbero contribuire all’insorgenza di alcune forme di demenza. Il rischio di demenza aumenta significativamente con l’età, con la maggior parte dei casi diagnosticati in persone di età superiore ai 65 anni. L’ipertensione, l’ipercolesterolemia e il diabete sono stati associati a un aumento del rischio di demenza, in particolare la demenza vascolare. Infine, alcune mutazioni genetiche, come quelle nel gene APOE4, sono associate a un rischio aumentato di Alzheimer.

Lesione renale acuta e rischio di demenza: meccanismi biologici

Disfunzione endoteliale e rigidità arteriosa

L’AKI è associata a disfunzione endoteliale e aumento della rigidità arteriosa, che possono compromettere la perfusione cerebrale. La riduzione del flusso sanguigno al cervello può causare danni neuronali, contribuendo allo sviluppo della demenza. L’endotelio, il rivestimento interno dei vasi sanguigni, svolge un ruolo cruciale nella regolazione del flusso sanguigno. L’AKI può danneggiare l’endotelio, portando a disfunzione vascolare e riduzione del flusso sanguigno cerebrale. L’AKI può aumentare la rigidità arteriosa, riducendo la capacità dei vasi sanguigni di adattarsi alle variazioni di pressione. Questo può compromettere l’apporto di sangue e ossigeno al cervello, aumentando il rischio di danni ischemici e demenza.

Infiammazione sistemica e danno neuronale

L’AKI è spesso associata a una risposta infiammatoria sistemica, caratterizzata dall’aumento delle citochine infiammatorie come IL-6 e TNF-alfa. Questa infiammazione sistemica può estendersi al cervello, contribuendo alla neuroinfiammazione e al danno neuronale. L’aumento di tali citochine può compromettere la barriera ematoencefalica, permettendo alle cellule immunitarie e alle molecole infiammatorie di entrare nel cervello e danneggiare i neuroni. La neuroinfiammazione è stata identificata come un fattore chiave nella patogenesi di diverse forme di demenza, inclusi l’Alzheimer e la demenza vascolare. L’infiammazione cronica può accelerare la neurodegenerazione e il declino cognitivo.

Stress ossidativo e disfunzione mitocondriale

L’AKI può portare a un aumento dello stress ossidativo, caratterizzato da un eccesso di radicali liberi che danneggiano le cellule e i tessuti. Il cervello, con il suo alto contenuto lipidico e il basso livello di difese antiossidanti, è particolarmente vulnerabile allo stress ossidativo. I radicali liberi prodotti durante l’AKI possono attraversare la barriera ematoencefalica e danneggiare i neuroni attraverso l’ossidazione dei lipidi, delle proteine e del DNA. Lo stress ossidativo può danneggiare i mitocondri, le centrali energetiche delle cellule, riducendo la produzione di ATP e compromettendo la funzione neuronale. La disfunzione mitocondriale è stata implicata nella patogenesi dell’Alzheimer e di altre forme di demenza.

Accumulo di tossine metaboliche

L’AKI compromette la capacità dei reni di eliminare i prodotti di scarto metabolici dal sangue. L’accumulo di tossine uremiche, come l’urea, la guanidina, fenoli e la creatinina, può avere effetti neurotossici, contribuendo al danno cerebrale e al declino cognitivo. Le tossine uremiche possono attraversare la barriera ematoencefalica e causare danni neuronali, compromettendo la funzione cognitiva. L’accumulo di questi prodotti di scarto è associato a un aumento del rischio di demenza, in particolare nei pazienti con insufficienza renale cronica. Le tossine uremiche possono attivare processi neurotossici, come l’apoptosi neuronale e l’infiammazione, accelerando la neurodegenerazione.

Evidenze cliniche

Diversi studi epidemiologici hanno esaminato la relazione tra AKI e rischio di demenza, fornendo prove crescenti del legame tra queste condizioni. Ad esempio, un ampio studio di coorte ha rilevato che i pazienti ospedalizzati con AKI avevano un rischio significativamente maggiore di sviluppare demenza rispetto a quelli senza AKI. Studi retrospettivi hanno confermato questa associazione, mostrando che il rischio di demenza aumenta con la gravità dell’AKI e la durata dell’ospedalizzazione. In uno studio condotto su pazienti ospedalizzati, è stato osservato che coloro che avevano sperimentato un episodio di AKI avevano un rischio del 40% maggiore di sviluppare demenza nei cinque anni successivi, rispetto ai pazienti senza AKI.

Implicazioni per la salute pubblica

Riconoscimento Precoce e Gestione

Il riconoscimento precoce e la gestione tempestiva dell’AKI sono essenziali per ridurre il rischio di complicazioni a lungo termine, inclusa la demenza. Gli operatori sanitari devono essere formati per identificare i segni di AKI e intervenire prontamente per prevenire danni renali permanenti e proteggere la funzione cognitiva. I pazienti a rischio di AKI, come quelli con malattie cardiovascolari, diabete o sepsi, dovrebbero essere monitorati attentamente per segni di disfunzione renale, con misurazioni regolari della creatinina sierica e della diuresi. La correzione tempestiva delle cause pre-renali, renali e post-renali dell’AKI può prevenire la progressione verso l’insufficienza renale cronica e ridurre il rischio di sviluppare demenza.

Strategie di prevenzione

La prevenzione dell’AKI attraverso interventi mirati può ridurre il rischio di demenza a lungo termine. Questo include l’adozione di misure per prevenire l’ipovolemia, l’uso prudente di farmaci nefrotossici e la gestione ottimale delle condizioni croniche sottostanti. Garantire un’adeguata idratazione e monitorare i fluidi corporei nei pazienti a rischio può prevenire la riduzione del flusso sanguigno ai reni e l’insorgenza di AKI. L’uso prudente di farmaci nefrotossici, come gli antibiotici aminoglicosidici e gli anti-infiammatori non steroidei (FANS), è essenziale per prevenire l’AKI nei pazienti vulnerabili. La prevenzione dell’AKI e il riconoscimento precoce dei suoi segni sono essenziali per ridurre il rischio di demenza e migliorare la qualità della vita dei pazienti. La ricerca futura dovrebbe concentrarsi sull’identificazione di nuove strategie terapeutiche per prevenire e trattare l’AKI, riducendo così il carico globale delle malattie neurodegenerative.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Palevsky PM, Liu KD. (2019). Nature Rev Nephrol. 15(3), 158.

Sathyan S, Sanders W. (2015). Amer J Kidney Dis, 66(3), 503.

Sarnak MJ, Tighiouart H. (2013). Kidney Int. 84(5), 859-861.

Evans M, Carrero J. (2011). J Amer Soc Nephrol. 22(10), 1851.

Wang HE, Muntner P. (2012). Amer J Nephrol. 35(4), 349-355.

Chawla LS, Kimmel PL. (2012). Kidney Int. 82(5), 516-524.

Murray AM et al. (2010). Nature Rev Nephrol. 6(3), 143-153.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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