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L’oppio: storia, uso, effetti e conseguenze di una sostanza antica

Introduzione

L’oppio, una sostanza stupefacente estratta dal papavero da oppio (Papaver somniferum), ha una storia millenaria che abbraccia diverse culture e civiltà. Utilizzato in medicina per le sue potenti proprietà analgesiche, l’oppio ha avuto un ruolo centrale anche nella produzione di numerosi derivati, come la morfina, la codeina e l’eroina. Nonostante i suoi usi terapeutici, l’oppio è noto anche per il suo potenziale altamente addittivo, che lo rende una delle sostanze più controverse e pericolose della storia della farmacologia. In questo articolo esamineremo la storia dell’oppio, i suoi meccanismi d’azione nel corpo umano, gli effetti fisici e psicologici, e le gravi conseguenze sociali e sanitarie associate al suo abuso. Inoltre, esploreremo i trattamenti moderni per affrontare la dipendenza da oppioidi, cercando di comprendere il complesso panorama di questa sostanza.

Storia dell’Oppio

Le prime tracce di utilizzo dell’oppio risalgono a circa 3400 a.C. nella regione della Mesopotamia, dove i Sumeri lo chiamavano “pianta della gioia”. Da lì, il suo uso si diffuse attraverso il Medio Oriente e l’Egitto, dove veniva impiegato come analgesico e sedativo. L’oppio è citato anche nella medicina antica cinese e indiana, e divenne presto parte integrante dei rimedi erboristici della medicina greca e romana. Nel corso del XVII e XVIII secolo, l’oppio acquisì una nuova dimensione con la scoperta di tecniche di purificazione e l’estrazione di sostanze attive, come la morfina e la codeina. Tuttavia, questo sviluppo segnò anche l’inizio di una nuova era di dipendenza da oppioidi.

L’uso ricreativo dell’oppio si diffuse rapidamente in Cina durante il XIX secolo, culminando nelle famigerate Guerre dell’Oppio tra Cina e Gran Bretagna. In tempi più moderni, l’oppio ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo dell’industria farmaceutica. La morfina, isolata dall’oppio nel 1804, divenne il principale analgesico utilizzato in medicina, soprattutto durante le guerre mondiali, ma la sua somministrazione portò a una diffusa dipendenza tra i soldati, il cosiddetto “morfinismo”. Negli anni ’70, l’eroina, derivata dalla morfina, divenne uno dei principali farmaci illegali a livello globale, alimentando la crisi della tossicodipendenza in molte società.

Meccanismi d’azione dell’oppio e degli oppioidi

L’oppio e i suoi derivati agiscono principalmente sui recettori oppioidi del sistema nervoso centrale. I recettori oppioidi sono suddivisi in tre principali sottotipi: mu, delta e kappa. L’oppio, attraverso i suoi componenti attivi come la morfina e la codeina, si lega principalmente ai recettori mu, che sono coinvolti nella modulazione del dolore e della ricompensa. Quando l’oppio viene assunto, i composti attivi si legano ai recettori mu situati nel cervello e nel midollo spinale. Questo blocca la trasmissione del segnale di dolore, producendo un potente effetto analgesico.

Tuttavia, la stimolazione dei recettori mu causa anche un rilascio massiccio di dopamina, il neurotrasmettitore associato al piacere e alla gratificazione. Questo meccanismo è alla base del potenziale altamente addittivo dell’oppio e degli oppioidi. Con l’uso ripetuto di oppioidi, il cervello sviluppa tolleranza, richiedendo dosi sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto. Inoltre, l’abuso cronico di oppioidi altera l’equilibrio neurochimico del cervello, portando alla dipendenza fisica e psicologica. Quando l’assunzione della sostanza viene interrotta, l’individuo sperimenta sintomi di astinenza, tra cui ansia, nausea, crampi muscolari, insonnia e forte dolore.

Effetti sul corpo e sulla mente

Gli effetti immediati dell’oppio includono euforia, rilassamento, diminuzione della percezione del dolore e sedazione. Tuttavia, questi effetti positivi sono accompagnati da una serie di effetti collaterali e rischi significativi, che aumentano con l’uso prolungato.

  1. Effetti Fisici
  • Depressione respiratoria: L’oppio e i suoi derivati rallentano l’attività respiratoria, che può diventare pericolosamente debole in caso di sovradosaggio, portando a morte per arresto respiratorio.
  • Nausea e vomito: L’uso di oppioidi attiva il centro del vomito nel cervello, causando spesso nausea e vomito, specialmente nei nuovi utilizzatori.
  • Costipazione: L’oppio rallenta la motilità intestinale, portando a costipazione cronica, uno degli effetti collaterali più comuni.
  • Danni epatici e renali: L’uso prolungato di oppioidi può danneggiare gli organi filtranti come il fegato e i reni, compromettendo la loro capacità di eliminare le tossine.
  1. Effetti Psicologici
  • Euforia e dipendenza psicologica: L’euforia indotta dagli oppioidi può creare una forte dipendenza psicologica, con il desiderio incessante di riottenere quell’esperienza piacevole.
  • Depressione e ansia: Nonostante l’iniziale effetto euforico, l’uso cronico di oppioidi è spesso associato a depressione e ansia. La neurochimica alterata del cervello riduce la capacità dell’individuo di provare piacere da altre attività.
  • Effetti sulla cognitività: L’uso prolungato di oppioidi può danneggiare la memoria e le funzioni cognitive, compromettendo la capacità di prendere decisioni.

La crisi degli oppioidi nel mondo moderno

Negli ultimi decenni, il mondo ha assistito a un’epidemia di dipendenza da oppioidi, in particolare nei paesi sviluppati come gli Stati Uniti. Questo problema è spesso legato all’uso eccessivo e alla prescrizione inappropriata di antidolorifici oppioidi come l’ossicodone e l’idrocodone. Nel tentativo di trattare il dolore cronico, i medici hanno prescritto questi farmaci con maggiore frequenza, senza considerare adeguatamente il loro potenziale addittivo. Nel solo 2019, più di 70.000 persone sono morte negli Stati Uniti per overdose da droghe, e una grande percentuale di queste morti è stata attribuita agli oppioidi. L’eroina e i derivati sintetici come il fentanyl hanno ulteriormente aggravato questa crisi, poiché sono più potenti e spesso più letali. Questa epidemia ha portato a una maggiore consapevolezza pubblica e a sforzi per regolamentare l’uso degli oppioidi, ma rimane una delle sfide sanitarie più pressanti del XXI secolo.

Trattamenti per la dipendenza da oppioidi

La dipendenza da oppio è una condizione cronica e complessa che richiede un trattamento mirato e a lungo termine. Le strategie di trattamento includono approcci farmacologici e psicoterapeutici, con l’obiettivo di ridurre l’uso della droga e migliorare la qualità della vita dei pazienti. I farmaci come il metadone, la buprenorfina e il naltrexone sono ampiamente utilizzati per trattare la dipendenza da oppioidi. Questi farmaci aiutano a ridurre i sintomi di astinenza e a diminuire il desiderio di assumere la sostanza, consentendo ai pazienti di affrontare la fase di disintossicazione in modo più sicuro.

La Terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è una delle terapie psicologiche più efficaci per il trattamento della tossicodipendenza. Essa si concentra sulla modifica dei comportamenti e dei pensieri disfunzionali che alimentano la dipendenza, aiutando i pazienti a sviluppare strategie di coping più salutari. Per completare, anche i gruppi di supporto psicologico possono fare la differenza se c’è un forte motivazione personale al cambiamento.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Volkow ND, McLellan AT. (2016). New Engl J Med. 374(13), 1253.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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