La gravidanza è un periodo di cambiamenti fisiologici e psicologici profondi che coinvolgono quasi ogni sistema del corpo della donna, inclusi il sistema endocrino, cardiovascolare, immunitario e muscolo-scheletrico. Tuttavia, solo recentemente la comunità scientifica ha iniziato a esplorare in modo sistematico come il cervello della donna cambi durante la gravidanza. Nuovi studi di neuroimaging mostrano che la gravidanza provoca modifiche significative nella struttura e nella funzione cerebrale, con impatti che possono persistere per mesi o addirittura anni dopo il parto. Questi cambiamenti sembrano essere finalizzati a preparare il cervello materno alle sfide della genitorialità, migliorando le capacità di cura, l’empatia e la gestione dello stress Uno degli studi più rilevanti in questo campo è stato condotto da Hoekzema e colleghi (2017), che ha rivelato per la prima volta che la gravidanza induce cambiamenti significativi nella materia grigia del cervello.
Utilizzando la risonanza magnetica (MRI), i ricercatori hanno scoperto una riduzione del volume della materia grigia in regioni specifiche del cervello delle donne in gravidanza, in particolare nelle aree associate alla cognizione sociale e alla teoria della mente, come la corteccia prefrontale e temporale. Sebbene la riduzione del volume della materia grigia possa sembrare controintuitiva, gli autori ipotizzano che questi cambiamenti riflettano un processo di “potatura sinaptica” simile a quello che si verifica durante l’adolescenza. Questo processo comporta l’eliminazione delle sinapsi meno efficienti per rafforzare le connessioni più necessarie, migliorando così l’efficienza delle reti neurali. In altre parole, il cervello delle donne si riorganizza per adattarsi meglio alle esigenze della maternità, favorendo una maggiore sensibilità alle emozioni e ai segnali del neonato. Oltre ai cambiamenti strutturali, la gravidanza provoca anche modifiche nella connettività funzionale del cervello.
Uno studio condotto da Kim et al. (2018) ha esaminato l’attività cerebrale durante la gravidanza attraverso l’uso di neuroimaging funzionale (fMRI) e ha rilevato un aumento della connettività tra le aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione delle emozioni, nella regolazione dello stress e nella cura dell’altro. Le aree più interessate includono l’insula e l’amigdala, che giocano ruoli chiave nella percezione delle emozioni e nelle risposte emotive ai segnali del neonato. In particolare, l’aumento della connettività tra la corteccia prefrontale mediale (coinvolta nell’autoregolazione emotiva) e l’amigdala potrebbe essere responsabile della maggiore empatia e della risposta emotiva intensificata osservata nelle donne durante la gravidanza. Questi cambiamenti funzionali sembrano essere progettati per aumentare la capacità della madre di riconoscere e rispondere adeguatamente ai bisogni del suo bambino, promuovendo il legame affettivo e la cura.
Gli ormoni svolgono un ruolo cruciale nel mediare i cambiamenti cerebrali osservati durante la gravidanza. Gli estrogeni, che aumentano significativamente durante la gestazione, sono noti per influenzare la plasticità cerebrale, promuovendo la crescita neurale e la sinaptogenesi. Alti livelli di estrogeni sono stati associati a miglioramenti nelle funzioni cognitive legate alla memoria e all’apprendimento, e potrebbero contribuire a potenziare le capacità cognitive necessarie per affrontare le richieste della maternità. Un altro ormone fondamentale è l’ossitocina, spesso definito “l’ormone dell’amore” per il suo ruolo cruciale nel legame sociale e nellle interazioni affettive. Durante la gravidanza l’ossitocina aumenta, preparando il cervello materno per il legame con il neonato. Essa riduce anche l’attivazione dell’amigdala, riducendo le risposte allo stress e aumentando la sensazione di calma e benessere, fattori che facilitano la cura del bambino.
Uno dei cambiamenti cognitivi più interessanti osservati durante la gravidanza è l’aumento delle capacità di “teoria della mente”, cioè la capacità di comprendere e prevedere i pensieri e le emozioni altrui. Questi cambiamenti sono fondamentali per la genitorialità, poiché migliorano la capacità della madre di interpretare i segnali non verbali del neonato e di rispondere in modo adeguato. Uno studio condotto da Leuner et al. (2010) ha dimostrato che i livelli di empatia aumentano durante la gravidanza, in parallelo con i cambiamenti nelle reti neurali coinvolte nell’elaborazione delle emozioni. Questo aumento dell’empatia è cruciale per il legame madre-bambino, poiché facilita il riconoscimento dei bisogni del neonato e promuove comportamenti di accudimento. Sebbene la maggior parte dei cambiamenti cerebrali durante la gravidanza sia adattativa, alcune donne possono sperimentare difficoltà nel regolare le emozioni e lo stress durante e dopo la gravidanza.
Il disturbo depressivo post-partum (DPP) è una condizione che colpisce circa il 10-15% delle madri e può essere influenzato dai cambiamenti neurobiologici che si verificano durante la gravidanza. Uno studio di Pawluski et al. (2017) ha evidenziato come i cambiamenti nella struttura e nella funzione cerebrale, combinati con le fluttuazioni ormonali, possano rendere alcune donne più vulnerabili alla depressione post-partum. La riduzione della materia grigia nelle regioni prefrontali, in particolare, potrebbe influenzare negativamente la regolazione dell’umore, mentre l’aumento dell’attività dell’amigdala può portare a una maggiore sensibilità allo stress. È importante notare che l’interazione tra fattori biologici, psicologici e ambientali gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo del DPP. Le modifiche strutturali e funzionali del cervello durante la gravidanza sembrano persistere a lungo termine.
Lo studio di Hoekzema et al. (2017) ha dimostrato che i cambiamenti nel volume della materia grigia osservati durante la gravidanza erano ancora presenti due anni dopo il parto, suggerendo che questi adattamenti cerebrali potrebbero avere un impatto duraturo sulla cognitività materna. Questi cambiamenti possono essere interpretati come un adattamento a lungo termine che prepara le madri a gestire le sfide della cura dei figli, ma potrebbero anche essere legati a vulnerabilità cognitive in alcune donne, specialmente in condizioni di stress cronico o mancanza di supporto sociale. Tuttavia, per alcune donne, questi cambiamenti possono portare a vulnerabilità psicologiche, come il disturbo depressivo post-partum. Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere meglio i meccanismi neurobiologici sottostanti e per sviluppare interventi clinici mirati a sostenere la salute mentale delle madri.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Barba-Müller E et al. (2019). Arch Women Mental Health, 22(3), 327-337.
Hoekzema E et al. (2017). Nature Neurosci. 20(2), 287-296.
Kim P et al. (2018). Behavioral Neuroscience, 132(1), 33-41.
Leuner B et al. (2010) Nature Rev Neurosci. 11(7), 458-470.