L’osteoartrite (OAR) è una condizione che colpisce in modo sproporzionato le donne in postmenopausa e i milioni di persone colpite possono testimoniare il dolore, la mobilità ridotta e la qualità della vita diminuita che derivano da questa malattia. Mentre è noto da tempo che i cambiamenti ormonali associati alla menopausa accelerano lo sviluppo e la progressione dell’OAR, una comprensione più approfondita dei meccanismi biologici che sono alla base di questa correlazione è fondamentale per sviluppare trattamenti efficaci. L’OAR è caratterizzata dalla degradazione del tessuto cartilagineo nelle articolazioni. La cartilagine comprende due componenti principali, la matrice extracellulare (le proteine circostanti che forniscono struttura) e i condrociti, la popolazione cellulare residente. Nell’OAR, la salute di entrambi questi componenti è compromessa, impedendo l’articolazione fluida tra le ossa.
L’invecchiamento è il fattore di rischio maggiore per l’OAR, con il sesso femminile che aggrava significativamente tale rischio nel tempo. Attualmente non esistono trattamenti modificatori della malattia per l’OAR e gli interventi sono principalmente relegati alla gestione dei sintomi. È stato dimostrato che la terapia ormonale sostitutiva allevia i sintomi della menopausa e delle donne in post-menopausa. Sfortunatamente, la terapia con estradiolo può aumentare il rischio di sviluppare cancro al seno e cancro alle ovaie, il che supera i benefici. Pertanto, diventano necessarie strategie nutrizionali per superare la carenza di estrogeni in menopausa. Per esempio gli isoflavoni, composti contenuti nella soia, sono strutturalmente simili agli estrogeni e hanno dimostrato di ridurre i sintomi della menopausa e le malattie correlate agli ormoni. L’S-equolo è un metabolita della daidzeina, un isoflavone di soia, prodotto dalla microflora nell’intestino.
L’S-equolo è stabile, facilmente assorbibile e ha una clearance inferiore rispetto alla sua molecola precursore, la daidzeina. Allo stesso tempo, mostra un’attività estrogenica più vigorosa e una potente attività antiossidante rispetto a qualsiasi altro isoflavone o metabolita derivato dall’isoflavone. Pertanto, gli studi hanno dimostrato che l’assunzione di integratori alimentari di S-equolo può ridurre l’osteoporosi nei topi con carenza di estrogeni promuovendo la formazione di osteoblasti. Inoltre, uno studio in vitro ha anche dimostrato che l’S-equolo può proteggere i condrociti dalla degradazione della matrice indotta dallo stress ossidativo e dall’apoptosi, che si riscontrano comunemente nell’OAR. Ma gli estrogeni agiscono sia nelle donne che negli uomini; per loro la terapia estrogenica può diventare un problema per certi aspetti della salute a causa di certi effetti collaterali legati alla sfera sessuale o endocrina.
E’ anche vero che la prevalenza di osteoartrosi è maggiore per la donna che per l’uomo e da molto tempo gli scienziati sospettano che ciò dipenda proprio da fattori legati al sesso. Un nuovo studio condotto dai ricercatori della Spaulding Rehabilitation, un membro del sistema sanitario Mass General Brigham, fornisce nuove intuizioni sulle ragioni alla base di questa disparità di genere. Nel nuovo studio, i ricercatori hanno utilizzato un modello murino di menopausa per definire in modo completo i cambiamenti associati all’OAR del ginocchio dal livello molecolare a quello dell’intero organismo. I cambiamenti osservati rispecchiavano quelli osservati negli esseri umani, con la perdita di qualità della cartilagine che si verificava all’inizio della menopausa clinica. Gli investigatori hanno quindi utilizzato un sofisticato framework computazionale chiamato “medicina di rete” per comprendere meglio come le interazioni proteiche nella cartilagine cambiano nell’OA.
Hanno scoperto che la perdita di estrogeni e progesterone indotta dalla menopausa promuove la degradazione della matrice extracellulare e il deterioramento dei condrociti, mentre ripristinando questi ormoni ai livelli pre-menopausali protetti dalla degenerazione della cartilagine. Questo studio rappresenta il primo articolo originale di questo team di ricerca che presenta sia nuovi meccanismi di insorgenza dell’OAR nelle donne anziane sia che testa anche possibili interventi. In un commento pubblicato l’anno scorso su Nature Aging, i ricercatori hanno evidenziato la mancanza di modelli animali affidabili di menopausa, che hanno sostenuto ostacolasse notevolmente la ricerca sull’invecchiamento e la conseguente guida per l’assistenza clinica. Ma questa ricerca fornisce spunti sul motivo per cui possono verificarsi le differenze di genere osservate da tempo nei tassi di osteoartrite.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Gilmer G. et al. Nature Aging. 2025 Jan 16; in press.
Hu YC, Huang TC et al. Nutrients. 2024; 16(14):2364.
Gilmer G et al. Nat Aging 2023 Dec; 3(12):1500-1508.
Gilmer G et al. Osteoarthr Cartilage. 2023; 31(4):447.