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Ipoalbuminemia: cos’è, quando si verifica e come intervenire

Negli esseri umani adulti, l’albumina è la proteina plasmatica più abbondante con una concentrazione compresa tra 35 e 50 g / L. L’albumina rappresenta il 50% del contenuto proteico totale del plasma, con le globuline che costituiscono la maggior parte del resto. È una singola catena peptidica di 585 aminoacidi in una struttura globulare. Il peso molecolare dell’albumina è di circa 66 kDa e ha un’emivita di 21 giorni. L’albumina viene sintetizzata esclusivamente dal fegato, inizialmente una pre-proalbumina e poi la proalbumina, che nell’apparato di Golgi viene convertita in albumina, che è la forma finale secreta dall’epatocita. La dose sintetica è di circa 10-15 grammi al giorno e poi secreti in circolo di cui circa il 40% rimane in circolo con una frazione che si sposta dallo spazio intravascolare a quello interstiziale.

I fattori che stimolano la sintesi dell’albumina includono l’azione di ormoni come l’insulina e l’ormone della crescita. La produzione di albumina può essere inibita da mediatori pro-infiammatori come l’interleuchina-6 (IL-6), l’interleuchina-1 (IL-1) e il fattore di necrosi tumorale. Nella vita fetale, l’alfa-fetoproteina (AFP) prodotta dal fegato e dal sacco vitellino è la proteina plasmatica più abbondante. Si pensa che l’AFP sia la controparte fetale dell’albumina ed entrambi sono trascritti da geni situati vicini tra loro sul cromosoma 4. Sono state descritte circa 100 forme varianti di albumina.

L’albumina ha diversi ruoli fisiologici. Uno dei più importanti è mantenere la pressione oncotica all’interno dei compartimenti vascolari impedendo la fuoriuscita di liquidi negli spazi extravascolari. Rappresenta circa l’80% della pressione osmotica colloidale. Inoltre, l’albumina funziona come un vettore a bassa affinità e ad alta capacità di diversi composti endogeni ed esogeni diversi, agendo come un deposito e un vettore per questi composti. Il legame dei composti all’albumina può ridurne la tossicità come nel caso della bilirubina non coniugata nel neonato e nei farmaci. Inoltre, l’albumina lega almeno il 40% del calcio circolante ed è un trasportatore di ormoni come tiroxina, cortisolo e testosterone.

L’ipoalbuminemia si verifica quando i livelli plasmatici di albumina si abbassano troppo. L’albumina è tra le proteine dal sangue maggiormente rappresentate (assieme all’emoglobina), anche se appartiene alla frazione non corpuscolata o plasma. La funzione maggiore dell’albumina è man tenere la pressione nei vasi sanguigni e regolare gli scambi di fluidi fra circolo sanguigno e liquidi interstiziali nei tessuti. Ma ha anche altre funzioni, come di sostentamento per la vitalità cellulare ed il trasporto di farmaci ed ormoni. Normalmente i valori plasmatici di albumina sono intorno ai 5g/100ml; se i livelli scendono sotto i 3.5g/100ml, si parla di ipoalbuminemia severa.

Le principali cause

Sono varie le condizioni di salute che possono condizionare I livelli di albumina, per cui individuare la causa sottostante all’ipoalbuminemia è vitale per un trattamento mirato. Fra le cause più comuni vi sono:

  • Scompenso epatico: Il fegato è l’organo che sintetizza l’albumina, per cui ogni condizione di patologia come fegato grasso (steatosi), cirrosi, malattia alcolica e stasi biliare possono nel tempo compromettere al sintesi di questa proteina.
  • Scompenso cardiaco: Alcuni pazienti che vanno incontro ad uno scompenso cardiaco acuto possono sviluppare ipoalbuminemia entro 48 ore, ma il fenomeno non ha ancora trovato una spiegazione. L’ipotesi corrente più accettata è che la ridotta perfusione di sangue, dovuta allo scompenso acuto, causi una sorta di sub-ischemia epatica che compromette le sue sintesi organiche generali.
  • Insufficienza renale: in questo caso non vi è un difetto di sintesi, bensì di trattenere l’albumina filtrata dai reni. Le glomerulonefriti, le pielonefriti, le nefriti autoimmuni e le sindromi da schiacciamento (traumi) rappresentano le cause più frequenti di perdita di albumina. Si va dalla microalbuminuria (<100mg/litro) alla albuminuria intermedia (500mg/litro) ed infine alla albuminuria franca (>1.5g/litro), in dipendenza dalla gravità della condizione sottostante.
  • Enteropatia disperdente: Alcune condizioni dello stomaco, ma soprattutto dell’intestino possono causare ipoalbuminemia perchè non permettono un’adeguato assorbimento di amminoacidi da parte dell’intestino. Le condizioni più conosciute al riguardo sono il morbo di Crohn e la celiachia.
  • Malnutrizione: le persone possono sviluppare ipoalbuminemia se sono malnutrite. Si rimarca malnutrite, non male-alimentate, ovvero se hanno un introito alimentare di proteine molto povero perché preferiscono alimenti più zuccherini che proteici.
  • Ustioni: i pazienti con ustioni hanno una maggiore permeabilità vascolare con conseguente stravaso di albumina dai compartimenti intravascolari a quelli extravascolari. Esiste anche una risposta di fase acuta che influisce sulla sintesi proteica epatica provocando un’ulteriore diminuzione dei livelli sierici di albumina. I livelli sierici di albumina sono utilizzati anche per valutare la gravità delle ustioni in questi pazienti e come predittore di mortalità e morbilità.

Sintomatologia

L’ipoalbuminemia può condurre a sintomi variegate, non sovrapponibili fra un individuo ed un altro, e comunque sempre in dipendenza dalle cause. Ad esempio, vertigine, stordimento, confusione e debolezza possono prevalere nel caso di ipoalbuminemia da malnutrizione o insufficienza renale. Sintomi fisici includono edemi delle mani e dei piedi, tachicardia, fiacchezza, scarso appetito con nausea, capelli sottili e fragili, pelle secca o pruriginosa. È praticamente impossibile diagnosticare un’ipoalbuminemia dai soli sintomi, anche perché questi stessi sintomi sono presenti anche in mote alte situazioni patologiche.

Diagnosi clinica

La semplice analisi del sangue può diagnosticare un abbassamento dei livelli sierici di albumina. In presenza di infiammazione acuta, sarà presente ipoalbuminemia con aumento delle globuline alfa-1 e 2 e delle normali gamma globuline. In caso di problemi renali sottostanti, la presenza di questa proteina nelle urine (albuminuria) è immediatamente rilevabile con test specifici.

Complicanze

L’ipoalbuminemia può peggiorare il decorso di alter patologie. Ad esempio, uno studio del 2015 ha scoperto che le persone con bronchite cronica ostruttiva (BPCO) possono sviluppare insufficienza respiratoria se vi è concomitante ipoalbuminemia. Più generalmente, anche se in clinica non ci si pensa spesso, l’ipoalbuminemia può rendere meno efficaci certe terapie farmacologiche. Come detto sopra, infatti, il 70% dei farmaci correntemente in uso si lega all’albumina plasmatica per raggiungere il tessuto bersaglio.

Opzioni terapeutiche

Mentre si è intenti ricercare le cause sottostanti all’ipoalbuminemia, è possibile iniziare un trattamento e adottare strategie per evitare complicanze gravi. Innanzitutto, l’ospedalizzazione è necessaria e deve essere mantenuta fino ad avvenuta correzione. Se vi è uno scompenso d’organo sottostante (es. cirrosi epatica), il trapianto dell’organo responsabile può rappresentare da solo la soluzione al problema. Anche nel caso dell’insufficienza renale cronica/dialisi, il trapianto renale è la terapia che può eliminare il problema. Possono essere necessarie delle terapie farmacologiche per innalzare la concentrazione plasmatica di albumina, la più comune delle quali è la somministrazione di albumina bovina in vena (flaconi da 100ml). Dato che l’opzione migliore di trattare il disturbo è conoscere la causa che vi sta dietro, il paziente può sottoporsi ad una batteria di analisi ed indagini pianificate. Altri trattamenti farmacologici includono:

  • Farmaci anti-ipertensivi nel caso di IRC e scompenso cardiaco
  • Variazioni dello stile di vita (es. abolizione di tabagismo ed alcolici)
  • Anti-infiammatori per l’intestino (es. mesalazina, prednisone), nel caso ci si trovi davanti ad un morbo di Chron o un morbo celiaco
  • Antibiotici, se vi è stata ipoalbuminemia da ustioni estese
  • Aggiustamenti alimentari, nel caso di insufficienza renale cronica.

Nutrizione mirata

Proteine della classe generale delle albumine sono presenti in molti alimenti di origine vegetale e animale. Fra questi la carne, il pesce, le uova, i legumi ed i latte. Alcuni integratori preparati allo scopo possono contenere albumina come tale o estratta da fonti naturali. Le persone con una dieta bilanciata normalmente sintetizzano albumina in quantità tali, da tenere sotto controllo le funzioni dell’organismo. Regolarmente un adulto necessita di introdurre con la dieta 1gr di proteine/Kg di peso ogni giorno. Per questo una dieta bilanciata è essenziale e non meraviglia che si possa andare incontro ad ipoalbuminemia per errori della dieta. Anche nelle persone normali, un qualsiasi disturbo sottovalutato o ignorato della funzionalità intestinale (colite cronica, intolleranza al glutine, disbiosi, ecc.) può contribuire nel tempo all’assorbimento di nutrienti che servono alla sintesi di albumina.

Non necessariamente questi sono rappresentati dagli amminoacidi. Una corretta funzionalità epatica dipende da vitamine del gruppo B, specie la B1, la B2 e la B6. L’albumina è ricca di zolfo, per cui la cisteina è un amminoacido essenziale alla sua struttura. Gli stessi alimenti ricchi di albumine vegetali o animali sono molto ricchi di questo amminoacido, specie il latte e latticini, le uova ed i legumi. In caso di steatosi epatica (fegato grasso alimentare o alcolico) può essere necessario depurare il fegato con S-adenosil-metionina, glutatione (GSH), acido lipoico o estratti di cardo mariano (silimarina). Quindi, a parte condizioni severe indipendenti dalla volontà che stanno dietro l’albumina bassa nel sangue, esistono condizioni che possono essere prevenute o influenzate dallo stile di vita. Come per ogni cosa.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Bibliografia scientifica

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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