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Insufficienza renale cronica: la dieta mediterranea le fa bene

L’insufficienza renale cronica (IRC) è un grave problema clinico e sanitario, perché è associato ad un aumento del rischio di eventi cardiovascolari, ospedalizzazione e morte. Anche nota come malattia renale cronica (MRC), possiede cinque stadi di evoluzione e coloro che ne sono afflitti sin dagli stadi iniziali rappresentano pazienti ad alto/altissimo rischio cardiovascolare. Infatti, accanto ai tradizionali fattori di rischio cardiovascolare (es. dislipidemia ed ipertensione), più caratteristici del paziente con IRC sono aumentato stress ossidativo, infiammazione cronica e la comparsa di disfunzione endoteliale. L’IRC pertanto diviene un fattore di co-morbidità rilevante, per molteplici condizioni cliniche ad alta prevalenza nella popolazione generale.

A causa della cattiva funzionalità renale, è stato sempre raccomandato ai paziente nefropatici di limitare l’introito di proteine. Nello specifico la carne animale, data la sua ricchezza in amminoacidi azotati (glutammina, arginina, ecc.) e creatina, da cui deriva la creatinina, che è solitamente più elevata del normale durante la malattia. I contenuti dietetici e i loro metaboliti sono noti per essere strettamente correlati alla progressione della malattia. L’accumulo di soluti di ritenzione uremica è un fenomeno assodato nei pazienti con IRC. Questi soluti, chiamati tossine uremiche, contribuiscono alla sindrome uremica. I pazienti con malattia renale progressiva devono mantenere un basso introito di potassio e di fosforo. Di conseguenza, la loro dieta tende ad essere povera in fibre vegetali e organismi simbiotici; ciò può alterare il normale microbiota intestinale, portando alla crescita eccessiva di batteri che generano tossine uremiche.

Queste tossine, derivate principalmente da metaboliti proteici, non sono soltanto il risultato di insufficienza renale, ma promuovono anche la progressione della malattia renale cronica attraverso l’induzione di diversi segnali di stress patogeni. Studi iniziali suggerivano che la restrizione proteica potrebbe rallentare la progressione della malattia renale cronica. La dieta a basso contenuto di proteine ha dimostrato di ridurre i livelli di guanidina e indossil-solfato e ridurre l’assunzione di acidi. Tuttavia, secondo la modifica della dieta in uno studio sulle malattie renali (MDRD), un basso tenore proteico potrebbe essere poco utile in generale. Inoltre, un follow-up a più lungo termine dello studio MDRD ha mostrato un maggior rischio di morte in quelli assegnati al gruppo ipoproteico. Nel complesso, l’equilibrio delle prove suggerisce un vantaggio di moderata restrizione proteica dietetica, che è ancora controversa.

Alcuni rapporti hanno indirettamente dimostrato che la quantità e la qualità degli acidi grassi alimentari influenzano i risultati clinici nei pazienti con IRC. Le valutazioni dietetiche suggeriscono che un modello di acidi grassi alimentari sfavorevoli (elevato introito di acidi grassi saturi e basso per polinsaturi) è comune nei pazienti con insufficienza renale cronica, il che può contribuire a risultati clinici negativi. Il palmitato è uno degli acidi grassi saturi maggiormente rappresentati nella dieta umana; il suo ruolo nella progressione della malattia renale è stato dimostrato in varie pubblicazioni. Questo danno delle cellule renali indotto da palmitato viene attenuato da acidi grassi polinsaturi, come oleato e i famosi omega-3 (EPA e DHA). In parallelo ad una ricchezza di acidi grassi omega-3, il pesce ha un contenuto di proteine nobili ma che, a differenza della carne, non ha il contenuto di creatina ed altre sostanze da cui derivano tossine uremiche (es. la creatinina).

Nuove tecniche nella metabolomica, infine, hanno dimostrato che le alterazioni del microbiota intestinale sono strettamente associate ai livelli di formazione delle tossine uremiche. L’IRC spesso altera il profilo microbiota in associazione con un aumento di queste tossine, come indici di progressione della malattia. I probiotici, batteri che controllano la crescita di batteri nocivi, mantengono l’equilibrio della flora dell’intestino e potrebbero impedire la progressione della MRC, migliorando le barriere intestinali e riducendo la formazione di tossine. I prebiotici, invece, sono fibre vegetali speciali che promuovono la crescita di batteri sani nell’intestino; la loro presenza pare essenziale per la corretta funzionalità dei primi. In studi preliminari, la somministrazione di prebiotici in pazienti con IRC a vari stadi, si è dimostrata utile nel rallentare la progressione della malattia.

La dieta mediterranea è ricca di carboidrati complessi, fibre, vitamine e basso contenuto di proteine animali e grassi, che promuove lo spostamento favorevole a un profilo saccarolitico, agendo come selettore di microbi buoni. La dieta mediterranea ha dimostrato di avere gli stessi effetti della dieta a basso tenore proteico e di essere associata a minori probabilità di IRC negli anziani. Il consumo di alimenti con acidi grassi insaturi come pesce ed olio di oliva, tipici di di questa dieta, incidono ulteriormente non solo nella progressione della malattia stessa, ma sulle complicanze cardiovascolari associate. Tra l’altro, i benefici della dieta mediterranea sono stati ampiamente provati dalla comunità scientifica nel contesto della malattia diabetica, delle cardiopatie in generale, sulla prevenzione dei tumori e sulla sindrome metabolica.

Nella dieta mediterranea, inoltre, una buona sorgente di proteine nobili sono i legumi, ricchi di amminoacidi essenziali e non eccessivamente ricchi in aminoacidi ad elevato tenore di azoto, specie al glutammina. Questa, infatti, è la principale fonte metabolica di ammoniaca, un prodotto di scarto tossico per le cellule, incluse le cellule renali. Il consumo di carne, inoltre, non è incentivato; questo limita la produzione di creatinina e l’ampio consumo di fibre vegetali fa il resto. Dati di uno studio osservazionale multi-etnico, hanno mostrato che la dieta mediterranea è associata ad una ridotta incidenza della velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) <60 mL/min. Secondo queste evidenze, si ritiene che la dieta mediterranea abbia effetti simili ai prebiotici, potendo risultare utile ai pazienti con insufficienza renale cronica.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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