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Lievito di birra: l’integratore completo per lo sport

Introduzione

Dato il suo tradizionale uso come regolatore dell’intestino, per molte persone persino fra gli sportivi, può suonare strano assumere lievito di birra come integratore alimentare. Eppure, le sue proprietà salutari sono riconosciute da tutti i dietologi, nutrizionisti ed esperti del settore alimentare. Il lievito di birra (Saccharomyces cerevisiae) non è da considerare un batterio, da cui se ne differisce per molti aspetti. Primo tra questi, è un micete (fungo microscopico) e la sua parete cellulare differisce molto da quella batterica, essendo costituita da polimeri simili alla cellulosa (beta-glucani), meno rigidi di questa ma che gli permettono di resistere a molti agenti esterni. Infine, assieme ad alcune componenti proteiche annesse ai beta-glucani, le sue pareti cellulari sono un buon adsorbente di molte micotossine, sostanze prodotte da molte muffe che infestano gli alimenti. Siccome molte micotossine hanno potere mutageno e cancerogeno, l’assunzione di lievito di birra può costituire un mezzo per limitare il loro assorbimento, in caso di introito di alimenti contaminati.

A dosaggi piuttosto elevati (oltre i 30 gr assunti per bocca), il lievito di birra è un disintossicante intestinale in virtù dell’effetto di contrasto che esercita sul microbiota intestinale opportunista. Queste sono specie batteriche Gram-negative, che si ritrovano aumentate spesso in svariate condizioni patologiche, come il diabete mellito, il morbo di Chron, stati di malassorbimento ed infezioni intestinali (enterocoliti). 

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I vantaggi per gli sportivi nell’assumere il lievito di birra sono molteplici. Dato il suo alto potenziale biologico, non a torto, il lievito di birra è considerato non un alimento ma un vero e proprio nutriente.

Il suo contenuto di proteine nobili è molto alto, superiore a 10g/100g di prodotto secco. A differenza di molte proteine di origine vegetale, esso contiene tutti i tipi di amminoacidi, sia non-essenziali che essenziali. Tra questi ultimi il 3% medio è rappresentato dalla lisina, costituente fondamentale di collagene, cheratina, elastina e, ovviamente per gli sportivi, proteine muscolari. A causa di ciò, l’assunzione di lievito di birra può risultare utile per tutti gli stati di sarcopenia (deperimento), lenta cicatrizzazione delle ferite, debolezza di tendini, fragilità delle unghie e caduta dei capelli su base carenziale. Per la stessa ragione, è raccomandato anche a tutti gli sportivi per rafforzare tutte le strutture muscolo-scheletriche.

E’ la fonte più completa di tutte le vitamine del gruppo B, nessuna esclusa, ed in particolare la vitamina H e la vitamina B12, che sono difficili da reperire in abbondanza anche in alimenti animali come latte o carne. La presenza del gruppo B completo lo fa un nutriente prezioso in tutti i casi di deperimento organico, come convalescenze prolungate, anoressia da stress, facilità a contrarre infezioni. In alcune regioni del mondo lo si usa come supplemento vitaminico naturale per la prevenzione delle complicanze da diabete mellito. Questo è perché è molto ricco di vitamine B1, B2 e B6, note per regolare il metabolismo dei carboidrati Per chi pratica sport, analogamente, queste vitamine fanno utilizzare al meglio i carboidrati come fonte di energia.

Il lievito è depositario di tutti i minerali biologicamente attivi. Da quelli più basali come calcio, magnesio, zolfo, fosforo e ferro, agli oligoelementi come rame, zinco, manganese, iodio e boro fino ai micro-elementi più rari come cromo, vanadio e molibdeno. Questi ultimi sono coadiuvanti di alcune funzioni cellulari dell’insulina, sensibilizzando le cellule bersaglio alla sua azione. Questo è un ulteriore motivo per cui l’assunzione di lievito di birra può migliorare il fenomeno dell’insulino-resistenza nei soggetti diabetici. Di riflesso, potrebbe influenzare condizioni ad essa collegate come ipertensione ed iperuricemia. Gli sportivi possono beneficiare della ricchezza in minerali del lievito di birra, per “stare al passo” con le esigenze metaboliche specifiche della loro attività. Molti oligoelementi, inoltre, fanno parte della struttura di enzimi antiossidanti; il lievito di birra perciò può giovare a contrastare lo stress ossidativo in chi pratica sport, specie agonistico (Konig D et al., 1999).

Una considerazione a parte meritano le proprietà delle pareti cellulari del S. cerevisiae, per via della presenza dei loro beta-glucani. Questi zuccheri complessi insolubili hanno riconosciute proprietà antagoniste verso lo stress ossidativo, e possono potenziare le difese immunitarie. E’ provato che gli sportivi che assumono preventivamente beta-glucano, hanno maggiori IgA nella saliva e resistono alla comparsa di raffreddore dopo esercizio fisico intenso. Non essendo inoltre digeribili dagli enzimi digestivi animale ed umano, rappresentano una sorta di “fibra solubile” con azione benefica sulla peristalsi e sull’omeostasi del microbiota intestinale. Esse, infatti, non vengono scisse da enzimi ma vanno incontro a diretta fermentazione da parte dei batteri Gram-positivi con produzione di acidi organici come acido propionico, butirrico, malico e lattico. A loro volta, questi rappresentano la sorgente di energia preferenziale per le cellule intestinali, al posto del glucosio.

Il considerare il benessere del microbiota nello sportivo non è un fattore da sottovalutare. Una maggiore alimentazione per ragioni caloriche e di prestazione e l’assunzione di integratori, es. a base di amminoacidi, può modificare nel tempo la composizione del microbiota. E’ noto che questo si modifica con tutte le variazioni dietetiche, che siano di tipo proteico (carne, latte), glucidico (pane, patate, dolci), lipidico (carni grasse e formaggi) e persino vegetariano. Lo sportivo, nella media, sposta l’introito alimentare verso il proteico e i carboidrati. Il supplemento esterno di zuccheri ed amminoacidi può potenzialmente favorire la crescita di componenti minori del microbiota, che dovrebbero rimanere in minoranza. Al di fuori del concetto salutistico che praticare sport mantiene lo stato di benessere, questo punto non deve trascurare il potenziale occulto di una variazione della flora batterica intestinale verso una tendenza indesiderata.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, specialista in Biochimica Clinica.
Bibliografia e recensioni
Hudson LE et al. (2016) PLoS One; 11(4):e0153351.
Tiago FC et al (2015) Benef Microbes; 6(6):807-15.
McFarlin K et al. (2013) J. Diet Suppl; 10(3):171-83.
Pigozzi P (2004) Cure naturali del fegato. Edizioni Demetra.
König D et al. (1999) Wien Med Wochenschr.; 149(1):13-18.
Montehl B. (2014) I segreti del lievito di birra. Ed. Il Punto d’incontro.
Riza Psicosomatica. Le preziose vitamine B. (2013) Ed. Riza S.p.a.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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