Molti progressi nel trattamento del carcinoma mammario sono stati fatti negli ultimi dieci anni. Molti approcci biologici hanno portato a un trattamento mirato e più efficace e all’analisi dell’espressione genica, per una migliore comprensione del cancro al seno e dei suoi sottogruppi. Numerosi nuovi obiettivi promettenti giustificano ancora ulteriori esplorazioni. Due di questi obiettivi sono la cicloossigenasi-2 (COX2), l’enzima chiave necessario per convertire l’acido arachidonico in prostaglandine (PGs) e il calcitriolo, che è la forma biologicamente attiva della vitamina D. Diversi studi epidemiologici hanno suggerito che la vitamina D ha un effetto protettivo contro la carcinogenesi e la progressione del carcinoma mammario. Tuttavia, per quanto riguarda la correlazione tra assunzione di vitamina D e rischio di cancro al seno, i dati sono ancora contrastanti. Il calcitriolo è noto per sopprimere la crescita cellulare, la crescita tumorale e inibire le metastasi, oltre a prolungare la sopravvivenza in modelli animali. In particolare inibisce la crescita delle linee cellulari di cancro al seno umano. Le PGs infiammatorie svolgono un ruolo importante nello sviluppo e nella progressione del cancro al seno. Numerosi studi epidemiologici, preclinici e clinici supportano l’idea che i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) svolgono ruoli protettivi contro il tumore al seno.
L’incidenza annuale stimata del cancro al seno negli Stati Uniti per il 2016 per le donne è stata di 245.610 casi, con quasi 43000 decessi. In Germania, nel 2010 sono morte quasi 17.900 donne per questo tumore e 20.470 sono morte nel 2016. A causa del crescente numero di pazienti, c’è un bisogno insoddisfatto di nuove strategie preventive e nuovi approcci terapeutici. Pertanto, un gruppo di ricerca del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia, Helios Hospital Krefeld, in Germania, ha testato l’ipotesi di un effetto combinato di calcitriolo e il celecoxib, un inibitore COX2 per uccidere le cellule del cancro al seno. Il team guidato dal Dr Thill ha studiato gli effetti di questi due farmaci su due linee di carcinoma mammario, la MCF7 (ormone-responsiva) ed MDA-MB-231 (recettore-negativa). Il calcitriolo ha avuto effetto soppressore sulla crescita da solo, ma la sua azione è stata molto maggiore in presenza di celecoxib. Esso ha soppresso la sintesi dell’enzima COX-2 nelle cellule recettore-negativo, ma non in quelle positive. Il celecoxib non ha avuto effetto sulla produzione dell’enzima, che invece si è ridotto dell’87% dopo l’aggiunta di calcitriolo.
L’importanza degli inibitori della COX è ampiamente riconosciuta, dal momento che sopprimono la crescita delle cellule del cancro al seno sia in vivo che in vitro. L’inibizione di COX2 da parte del inibitore selettivo celecoxib apparentemente inattiva la trascrizione dell’aromatasi, il principale enzima per la sintesi degli estrogeni. Quindi inibisce la proliferazione delle cellule tumorali nel carcinoma mammario sensibile agli estrogeni. Inoltre, il celecoxib è in grado di indurre morte cellulare programmata in diversi tipi di cancro. Gli studi epidemiologici supportano l’ipotesi della prevenzione del cancro al seno mediante somministrazione di FANS. Diversi studi, inclusa una meta-analisi, hanno riportato una riduzione del rischio di cancro al seno dopo l’uso di FANS tra il 16-40%. Bloccare l’espressione dell’aromatasi con l’inibizione della COX2 è un’interessante strategia terapeutica. I dati suggeriscono un possibile approccio terapeutico per la combinazione di inibitori della COX2 e calcitriolo nel carcinoma mammario, poiché sia il metabolismo delle PGs che del calcitriolo influenzano la cancerogenesi e la crescita dei tumori. Pertanto, il team suggerisce un ruolo terapeutico della combinazione di celecoxib e calcitriolo nel carcinoma mammario positivo al recettore ormonale, probabilmente con l’aggiunta di un inibitore dell’aromatasi. Sulla base delle loro scoperte, i ricercatori ritengono che valga la pena considerare studi clinici prospettici che mostrino l’azione sinergica di celecoxib e calcitriolo nel carcinoma mammario responsivo agli ormoni.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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