L’obesità è ben riconosciuta come uno dei principali problemi di salute pubblica in tutto il mondo e la sua diffusione è in aumento. I tassi di sovrappeso e/o obesità in Italia, come gli altri paesi occidentali, sono stimati rispettivamente al 32% e/o al 10%. L’obesità con accumulo di grasso nella zona addominale, specialmente nel comparto viscerale, può essere associata ad una più alta prevalenza di diabete mellito, ipertensione, dislipidemia e malattia coronarica rispetto all’obesità gluteo-femorale. Il meccanismo patogenetico specifico non è chiaro, anche se alcune evidenze suggeriscono che, come un grande organo endocrino e secretorio, il tessuto adiposo viscerale potrebbe svolgere un ruolo chiave in queste complicazioni metaboliche rilasciando diversi ormoni, citochine e altre sostanze vasoattive. Recentemente è stato dimostrato che prevenire alcuni disturbi metabolici associati all’obesità, come il diabete mellito, era possibile con la dieta e la modificazione dello stile di vita. In particolare, numerosi studi epidemiologici hanno confermato un’associazione inversa tra il consumo maggiore di frutta e verdura e l’insorgenza di malattie cardiovascolari, cancro e malattie cronico-degenerative. Frutta e verdura forniscono vitamine, minerali, fibre alimentari e contengono una combinazione unica e una quantità di composti chiamati nutraceutici o fitochimici con proprietà benefiche sorprendenti (nutrizionali e farmacologiche).
Assodato questo, una ricerca condotta dal Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (CREA) di Acireale, Catania, ha studiato se un succo d’arancia commerciale ricco di antocianine potesse avere un effetto sul peso corporeo e sui parametri clinici legati all’obesità, compreso lo stato antiossidante, il profilo lipidico e i markers metabolici e infiammatori. 11 donne con un BMI medio di 34,4 ± 4,8 kg/m2 sono state arruolate in uno studio pilota. Durante un periodo di 12 settimane hanno ricevuto 500ml giornalieri (in due dosi da 250 ml) di succo commerciale d’arancia rossa (SCAR). I parametri biochimici sono stati misurati al basale e alla fine dello studio. Un mese dopo la dieta, è stato eseguito un follow-up misurando le stesse variabili. Il consumo giornaliero di 500 ml di SCAR non ha avuto effetti significativi sul peso corporeo, mentre si è registrata una diminuzione del colesterolo totale e del colesterolo LDL. Il campione al basale era caratterizzato da sovrapproduzione di citochine infiammatorie, proteina C-reattiva, TNF-α e resistenza all’insulina e normale profilo lipidico. Gli unici due soggetti in sovrappeso hanno mostrato una diminuzione media del 34% di PCR e del 23% per il TNF-α, mentre, tra le donne con obesità, è stato riscontrato un loro aumento medio del 39% e del 5%, rispettivamente. Pertanto, il diverso grado di obesità implicava cambiamenti diversi nei markers dell’infiammazione.
Questo studio non dimostra, come qualcun altro eseguito in precedenza, che l’arancia rossa fa perdere peso, ma di sicuro abbassa dei markers infiammatori che possono preludere al sovrappeso e/o all’obesità.
- a cura del Dr, Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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