sabato, Novembre 23, 2024

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La Polmonite da pneumococco

Introduzione

La polmonite è un’infiammazione della parte terminale dei polmoni, gli alveoli polmonari, il cui scopo è estrarre dall’aria l’ossigeno necessario alla funzione di tutte le cellule e cedere l’anidride carbonica che è il prodotto di “scarto” dell’attività cellulare. La polmonite è in genere conseguenza di un’infezione che causa l’infiammazione e il riempimento degli alveoli con liquidi. Questa condizione rende difficile lo scambio gassoso e quindi la respirazione ed è direttamente responsabile dei sintomi più comuni che caratterizzano la patologia: tosse e difficoltà a respirare. Nei casi più gravi la polmonite può avere serie conseguenze e mettere a repentaglio la vita.

La polmonite è la principale causa di morte infantile nel mondo. L’OMS stima che ogni anno uccida 1,2 milioni di bambini con meno di cinque anni (il 18% di tutti i decessi in questa fascia di età): più di AIDS, malaria e tubercolosi insieme. In base ai pochi dati disponibili in Italia l’incidenza della polmonite sul territorio è meno di due casi su 1000 abitanti ma nel 2010 (ultimo anno per cui sono disponibili i dati) la polmonite è stata responsabile di oltre 136.000 ricoveri, in quasi la metà dei casi con complicanze. La polmonite causa inoltre ogni anno in Italia numerosi decessi: nel 2008 sono stati quasi 7000, verificatisi nella quasi totalità dei casi in persone con un’età superiore ai 70 anni.

Fasce e fattori di rischio

Gli anziani, insieme ai bambini, rappresentano infatti la fascia di età più suscettibile a contrarre la malattia e la polmonite è una delle più frequenti cause di morte negli anziani. Sono a maggior rischio di polmonite i fumatori, le persone affette da altre patologie (in particolare malattie polmonari come la BPCO, l’asma e la fibrosi cistica, malattie cardiache, malattie renali o del fegato) e le persone con un sistema immunitario indebolito. Nella maggior parte dei casi la polmonite può essere curata a casa con antibiotici. I casi più gravi tuttavia devono essere ricoverati in ospedale perché la polmonite può causare serie complicanze come l’insufficienza respiratoria, il versamento pleurico, l’ascesso polmonare e la setticemia. La polmonite può essere prevenuta con opportune norme igieniche, con stili di vita corretti (smettere di fumare, per esempio); esistono anche vaccini che proteggono soltanto da alcuni dei microrganismi infettanti.

Polmoniti batteriche

Le più comuni cause di polmoniti sono i batteri, in particolare lo Streptococcus pneumoniae. Questa forma di polmonite è spesso definita pneumococcica. Altri batteri potenzialmente responsabili della polmonite sono l’Haemophilus influenzae, lo Staphylococcus aureus, il Mycoplasma pneumoniae, la Klebsiella pneumoniae e la Branhamella catarralis.

Polmoniti virali

Le polmoniti virali sono in genere più rare di quelle batteriche e sono frequenti soprattutto nei bambini. Gli agenti patogeni più comuni sono il virus respiratorio sinciziale, alcuni adenovirus e, a volte, i virus influenzali di tipo A e B. A differenza di quelle batteriche, per lo più definite lobari, le polmoniti virali sono per lo più interstiziali. Questo vuol dire che la parte bersaglio di tessuto colpita è l’interstizio fra gli alveoli polmonari, le strutture che permettono lo scambio ossigeno-anidride carbonica nella respirazione. Per ulteriori approfondimenti si consulti la sezione completa MALATTIE INFETTIVE. Sono presenti nell’archivio informazioni riguardo alle polmoniti da MERS, SARS-CoV2 ed altro ancora.

Polmoniti fungine

Le polmoniti causate da infezioni fungine sono particolarmente rare e colpiscono quasi esclusivamente le persone con un sistema immunitario compromesso, soprattutto i trapiantati, pazienti oncologici e quelli affetti da HIV. Gli agenti patogeni più comuni sono l’Histoplasma capsulatum, il Coccidioides immitis e la Blastomyces dermatitidis. Da questi agenti prendono il nome le infezioni: rispettivamente istoplasmosi, coccidiomicosi, blastomicosi. Possono passare inosservate o avere un comportamento moderato nelle persone senza particolari patologie. Come detto prima, tuttavia, nei pazienti immunodepressi, nei bambini malnutriti e in occasione di scarsa igiene ambientale, queste forme di polmonite possono risultate letali.

Polmoniti ab ingestis

L’aspirazione di sostanze estranee può causare sia una forma di polmonite chimica, causata dall’acidità dei succhi gastrici, sia una polmonite infettiva causata dai batteri presenti negli aspirati gastrici. In casi molto rari a causare la polmonite non è un’infezione, ma l’aspirazione nelle prime vie respiratorie e poi nei polmoni di sostanze estranee che possono essere solide, liquide o gassose. Il più delle volte si tratta di cibo o succhi gastrici.
La polmonite ab ingestis è più frequente nelle persone con difficoltà di deglutizione, come i soggetti affetti da alcune malattie neurologiche come sclerosi multipla o quelli che hanno subito un ictus cerebrale.

Sintomi e segni

La polmonite grave può insorgere velocemente, con sintomi che compaiono nell’arco di 24-48 ore o manifestarsi più lentamente anche in diversi giorni. È caratterizzata da sintomi spesso comuni ad altre infezioni toraciche, come la bronchite: il più tipico è la tosse, accompagnata o meno da emissione di catarro, anche a seconda della causa della polmonite. Nelle forme gravi o nei soggetti affetti da altre patologie è sintomo comune anche la difficoltà a respirare o dispnea, caratterizzata da un aumento della frequenza del respiro, a volte anche a riposo.

La polmonite è quasi sempre accompagnata da febbre, con brividi e sudorazione e accelerazione del battito cardiaco; il soggetto ha malessere generalizzato, perdita di appetito, a volte dolori toracici. Sintomi meno comuni sono l’emissione di sangue dalle vie respiratorie (emottisi), mal di testa, spossatezza, nausea e vomito, dolore alle articolazioni e ai muscoli, confusione, specie negli anziani. In presenza di questa sintomatologia è opportuno rivolgersi al medico: l’automedicazione può infatti ritardare l’inizio della terapia corretta e rendere più difficile la guarigione.

Complicanze

Le complicanze della polmonite possono essere molto serie e mettere a rischio la vita del malato. Sono più comuni nelle persone più fragili: gli anziani, i bambini e le persone con altre patologie, come il diabete.

La più comune è la pleurite, un’infiammazione della pleura, la membrana che separa i polmoni dal torace, spesso accompagnata anche dall’aumento (versamento pleurico) del liquido contenuto nello spazio tra polmoni e torace che può comprimere il polmone difficile la respirazione. Una temibile ulteriore complicazione è la diffusione dell’infezione al liquido ed al cavo pleurico (empiema) rendendo necessaria la sua eliminazione chirurgica mediante un drenaggio o interventi maggiormente invasivi.

Una complicanza più rara della polmonite è l’ascesso polmonare, una “sacca” di pus che si forma nei polmoni. Può essere trattato con gli antibiotici, ma in circa un caso su dieci è necessaria la chirurgia per drenare l’ascesso e rimuovere la parte di polmoni coinvolta. Tutte queste complicanze sono causa di un ulteriore peggioramento della funzione respiratoria, già indebolita dalla polmonite. In rari casi l’infezione polmonare può diffondersi attraverso il sangue causando la setticemia, un’infezione sistemica che si diffonde ad altri organi e ha conseguenze potenzialmente letali.

Diagnosi

La diagnosi di polmonite il più delle volte può essere eseguita dal medico di medicina generale sulla base dei segni clinici ricavati dall’anamnesi e dalla visita del paziente. Il ricorso a indagini strumentali o di laboratorio è consigliato soltanto nei casi dubbi, per malattie con segni e sintomi comuni come il raffreddore, la bronchite, l’asma e nelle forme con compromissione dello stato generale. Tra gli esami utili e diretti in caso di polmonite c’è la radiografia del torace, che permette di valutare l’estensione dell’infezione e distinguere la polmonite da una bronchite.

L’emocoltura (vale a dire un prelievo del sangue per verificare la presenza di agenti patogeni) e l’analisi dell’espettorato possono essere utili per conoscere l’esatto agente patogeno dell’infezione e per scegliere la terapia più appropriata che va comunque iniziata in base ai sintomi, senza attendere l’esito degli esami batteriologici che serviranno poi a confermarla o a modificarla. Nelle forme più gravi di polmonite la gamma di esami diagnostici utilizzati è più ampia e comprende l’emogasanalisi per valutare la quota di ossigeno presente nel sangue ed esami specifici delle ’urine, del sangue o di altri materiali biologici per individuare l’agente infettivo ed esami relativi alle altre importanti funzioni organiche (fegato, reni e cuore).

Terapia medica

Nella maggior parte dei casi la polmonite può essere curata a casa con una terapia antibiotica prescritta dal proprio medico, accompagnata dal riposo e dall’assunzione di liquidi. Nel caso di forme più severe o per pazienti particolarmente fragili (per esempio gli anziani o le persone affette da altre patologie) può essere necessario ricorrere al ricovero in ospedale, dove è possibile effettuare trattamenti mirati e monitorare costantemente il paziente.

Il trattamento ospedaliero, esattamente come quello domestico, mira soprattutto a contrastare l’infezione attraverso l’uso di antibiotici. Inoltre, essendo più serie le condizioni del paziente, si avvale anche dell’ossigenoterapia per favorire la respirazione e se necessario dell’idratazione endovena. Questi interventi sono più frequenti nelle polmoniti virali, specie quelle da adenovirus ed RSV. Classici antibiotici somministrati per le polmoniti batteriche sono le cefalosporine ed i macrolidi.

Fra i primi ritroviamo il ceftriaxone, il ceftazidime e la cefuroxima. I macrolidi comprendono l’eritromicina ed i suoi derivati claritromicina ed azitromicina, che sono in generale efficaci anche se devono essere continuati per almeno 2 settimane, dato che sono batteriostatici e non battericidi. Come seconda scelta oggi i clinici impiegano i fluorochinoloni come ciprofloxacina, levofloxacina e perfloxacina. Ovviamente, dal risultato dell’antibiogramma si potranno optare gli agenti più efficaci.

Prevenzione

Azzerare il rischio di contrarre la polmonite è impossibile. Le cause che possono provocarla sono infatti troppo numerose. E’ necessario rammentare tuttavia che la presenza degli agenti infettanti batterici o virali è frequente negli ambienti normali di vita e che l’organismo non si ammala solo perché è naturalmente protetto dalle sue personali difese immunitarie. La prevenzione deve pertanto mirare a mantenerle integre ed a ridurre le possibilità di contagio tra le persone ammalate e quelle sane mediante semplici misure di igiene come:

  • coprisi la bocca o il naso quando si starnutisce o si tossisce
  • buttare subito i fazzoletti di carta usati
  • lavare le mani regolarmente

E’ possibile prevenire la complicanza polmonitica dell’influenza mediante la vaccinazione antinfluenzale. Inoltre le polmoniti da Streptococcus pneumoniae possono essere prevenute con la vaccinazione anti-pneumococcica che in Italia è raccomandata a tutti i bambini. Gli stili di vita possono rappresentare un utile strumento di prevenzione e di conservazione delle normali difese immunitarie. Il fumo facilita le infezioni dell’apparato respiratorio mentre l’uso eccessivo e prolungato di alcool indebolisce la capacità del sistema immunitario di proteggerli dalle infezioni. Pertanto l’astensione dal fumo e dal consumo eccessivo di alcol rappresentano misure sicure per proteggersi dalla polmonite.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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